mercoledì, dicembre 30, 2009

PALOMA PARLA DEI SUOI INCONTRI IN REGIONE LAZIO


Nuovi sviluppi sul caso Marrazzo : una transex che risponde al nome d'arte Paloma, nel corso di un interrogatorio dal magistrato, avrebbe affermato di aver incontrato il Governatore Marrazzo
nel suo ufficio in almeno due occasioni. A sostegno della sua dichiarazione ha fatto una attenta
descrizione della biblioteca e dei libri presenti in essa, libri che contenevano banconote di grosso
taglio con cui venivano pagate le transazioni di sesso e COCA....

mercoledì, dicembre 23, 2009

BUTTA IL CANE DALLA FINESTRA A MILLESIMO

Un personaggio è stato protagonista di un ignobile atto di crudeltà verso un cane, a Millesimo. Ubriaco, ha raggiunto l'abitazione di un suo conoscente, a Millesimo in Piazza Italia, una volta entrato ha afferrato il cane della persona che abita nella casa e lo scagliato giù dalla finestra posta al secondo piano. Il povero animale è morto.L'ignobile individuo, è stato denunciato a piede libero per maltrattamento e uccisione di animale. L'uomo ha 37 anni e il suo nome è Gianluca di Lollo.
VERGOGNA!

domenica, dicembre 20, 2009

L'articolo 317 del codice penale

L'articolo 317 del codice penale

Nella legislazione italiana, il reato è disciplinato dall'articolo 317 del codice penale il quale recita: "Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni".

«I soldi ci sono stati offerti»

«I soldi ci sono stati offerti»

20 dicembre 2009
| Giovanni Ciolina
Alberto Parodi

Franco Caurso e Corrado Benini, arrestati in flagrante con due buste da 5mila euro ciascuno dopo un’ispezione in un’azienda di Cairo, saranno interrogati domani dal gip.

Caruso con i carabinieri

«Non abbiamo chiesto soldi, ma ci sono stati offerti».

È l’abbozzo di linea difensiva dei due ispettori Asl arrestati per tangenti, Franco Caruso e Corrado Benini (57 anni entrambi), trapelato ieri mattina durante i colloqui in carcere con i loro avvocati Simona Perrone e Franco Aglietto. Domani mattina alle 9 e 30 è previsto l’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Emilio Fois. I due ispettori sarebbero stati quindi corrotti dal titolare della Ecolvetro, secondo la loro versione. Un aspetto non secondario dal punto di vista giudiziario con pene eventuali più miti. Una disponibilità quindi ad ammettere di aver preso soldi, ma offerti, secondo una prima valutazione strategica difensiva, nella speranza di poter ottenere la detenzione ai domiciliari.


Soldi. Le buste con dentro 5 mila euro ciascuna sono state prese, come accertato dai carabinieri e ammesso dagli stessi funzionari Asl. L’assessore cairese avrebbe cercato poi di ridimensionare il suo ruolo nella vicenda, descrivendosi come un accompagnatore del collega. Domani davanti al giudice dovranno cercare di giustificare oltre alle due buste con dentro 5 mila euro ciascuno, anche i 4 mila euro trovati nella loro auto di servizio dai carabinieri. Che nel frattempo grazie ad un’intercettazione ambientale avevano seguito il dialogo in diretta tra imprenditori e funzionari venerdì mattina, che ha fatto pendere per l’accusa di concussione, e l’arresto. Ulteriori soldi lasciati nell’auto di servizio dell’Asl con cui si erano recati alla Ecolvetro. Troppi. L’ipotesi investigativa dei carabinieri del nucleo operativo di Savona, coordinati dal capitano Orlando Pilutti, è che quei soldi fossero stati incassati da altri imprenditori taglieggiati in un giro preliminare. Ad insospettire gli inquirenti il fatto che in base alle normative gli ispettori Asl che si occupano di prevenzione e sicurezza nei cantieri non possono maneggiare denari o proventi di sanzioni per conto dell’azienda per cui lavorano. Infine gli ulteriori 22 mila euro in contanti trovati a casa di Benini a Millesimo, in cassaforte. La provenienza? Nessuna risposta per il momento ha deciso il suo avvocato Franco Aglietto.

Ecolvetro. Venerdì scorso, il mattino dell’arresto, poco dopo le 10 e 30 circa, all’appuntamento in azienda con i due ispettori Asl, che avevano lasciato detto il giorno prima ai colleghi dell’ufficio di Carcare della visita programmata allo stabilimento che recupera il vetro, c’era tutto lo stato maggiore Ecolvetro. Dall’ingegner Luigi Orlando, amministratore delegato, insieme ai soci Attanasio e Pietro Casetta. Oltre al direttore tecnico dello stabilimento Lorenzo Artoni e a quello amministrativo Andrea Sanguinetti che però non hanno avuto contatti diretti con Caruso e Benini. Non era un caso.

I manager dell’azienda infatti si fanno vedere raramente a Cairo per la gestione diretta del sito demandata ai quadri intermedi. L’antefatto che spiega la presenza in azienda dei big, con i carabinieri appostati, risale ad una quindicina di giorni prima. Un «giovedì», hanno spiegato i diretti interessati ai carabinieri. Gli ispettori Asl infatti si erano già recati alla Ecolvetro, per controllare un cantiere di una ditta esterna per la posa di pannelli solari, fotovoltaici nel sito. In quell’occasione il contatto tra Benini -Caruso e l’ingegner Orlando. Da lì l’avviso di un ritorno per controllare lo stabilimento Ecolvetro. Da quel giorno gli addetti alle manutenzioni sapevano della visita programmata in via Della Resistenza, località Vesima.

Il sistema.

Non solo la Ecolvetro, ma anche ulteriori piccole e medie imprese avrebbero subito secondo i carabinieri le attenzioni di Caruso e Benini. Gli imprenditori e i titolari delle ditte oggetto di visite Asl per i controlli su manutenzioni, protezioni e sicurezza del cantiere, venivano avvisati preliminarmente, secondo le accuse. «Veniamo il tal giorno». Si sapeva prima. Così da permettere la sistemazione di eventuali manchevolezze sulla sicurezza e dispositivi di protezione. Soldi e favori, in cambio secondo gli inquirenti. Non soltanto soldi, ma anche lavori edili, in nero, di ristrutturazione che venivano indicate a chi voleva sdebitarsi con gli ispettori Asl. Semplici cortesie offerte spontaneamente? Favori, lavoretti manuali, non fatturati, al fine di evitare sanzioni.

Cairo, l’assessore ispettore Asl preso con la mazzetta in tasca

Cairo, l’assessore ispettore Asl
preso con la mazzetta in tasca

18 dicembre 2009

Franco Caruso

Sono rinchiusi al Sant’Agostino di Savona i due funzionari della Asl savonese, ispettori per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, Franco Caruso, di Cairo Montenotte e Corrado Benini di Millesimo, arrestati ieri mattina per concussione dai carabinieri. Caruso, esponente socialista, è anche assessore comunale all’edilizia privata a Cairo Montenotte. Benini, architetto, aveva militato anni fa nel vecchio partito comunista. I due avevano dato appuntamento all’imprenditore, anch’egli di Cairo Montenotte, per intascare la tangente, promettendo di chiudere un occhio sui controlli ispettivi svolti nello stabilimento. Choc a Cairo dove ieri mattina la notizia si è diffusa in un lampo: «Hanno preso Caruso». Sconcerto e incredulità, poi la conferma.

LA VICENDA
Due ispettori della Asl di Savona sono stati arrestati stamattina dai carabinieri del nucleo operativo, nella flagranza del reato di concussione. Si tratta di Franco Caruso, 57enne di Cairo Montenotte e di Corrado Benini, 57enne di Millesimo. Il primo attualmente ricopre anche l’incarico di assessore alle politiche dello sviluppo, alla pianificazione territoriale e all’edilizia privata del Comune di Cairo Montenotte (centro-sinistra).

Nel corso degli scorsi mesi i due ispettori della Asl avevano effettuato delle ispezioni presso uno stabilimento industriale di Cairo Montenotte e avevano richiesto all’amministratore delegato della società il pagamento di 15.000 euro per soprassedere sulle violazioni riscontrate ed evitargli le relative contravvenzioni.

L’imprenditore si è rivolto quindi ai carabinieri di Savona che hanno sviluppato un’attività di indagine e di ricerca informativa per verificare quanto veniva denunciato.

Stamattina i due ispettori si sono nuovamente presentati presso lo stabilimento per ricevere quanto richiesto e l’incontro è stato monitorato dai militari. Al termine dell’incontro i due uomini sono stati fermati, è stata loro sequestrata la somma di 15.000 euro appena ricevuta e sono state operate delle perquisizioni presso le loro abitazioni e presso l’ufficio dell’Asl a Carcare in cui lavorano. Sono state inoltre sequestrate somme in contanti per quasi 30.000 euro e documentazione varia.

I magistrati della Procura della Repubblica di Savona e i militari operanti nei prossimi giorni analizzeranno quanto sequestrato per effettuare delle verifiche sulle attività svolte dai due ispettori nel corso dell’ultimo periodo al fine di evidenziare eventuali ulteriori analoghi episodi non ancora denunciati. Gli arrestati sono attualmente nel carcere di Savona.

Franco Caruso, socialista del Psi, è molto noto in provincia di Savona perché ha ricoperto numerosi incarichi politici, compreso quello di assessore provinciale nella giunta-Robutti.


venerdì, dicembre 18, 2009

Savona: ispettori Asl in carcere in attesa del giudice

Savona: ispettori Asl in carcere in attesa del giudice

Sono rinchiusi al Sant'Agostino di Savona i due funzionari della Asl savonese, ispettori per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, Franco Caruso, di Cairo Montenotte e Corrado Benini di Millesimo, arrestati ieri mattina per concussione dai carabinieri della Compagnia di Savona mentre intascavano una tangente di diecimila euro da un imprenditore del settore vetrario. Caruso, esponente socialista, è anche assessore comunale all’edilizia privata a Cairo Montenotte. Benini, architetto, aveva militato anni fa nel vecchio partito comunista. I due avevano dato appuntamento all’imprenditore, anch’egli di Cairo Montenotte, per intascare la tangente, promettendo di chiudere un occhio sui controlli ispettivi svolti nello stabilimento. Controlli relativi alla sicurezza e all’igiene degli ambienti di lavoro. Ma all’appuntamento si sono presentati anche i carabinieri che hanno messo le manette ai due ispettori. Ora è atteso l'interrogatorio da parte del gip.
da Savonanews

INDAGINI A CAIRO MONTENOTTE SU UN PRESUNTO EPISODIO DI CORRUZIONE

Cairo: arrestati ispettori Asl

Con l'accusa di concussione sono stati arrestati stamane dai carabinieri due ispettori dell'Asl, di 57 anni, Franco Caruso, e Corrado Benini, di Millesimo, il primo è anche assessore comunale all'edilizia a Cairo Montenotte. I due, addetti alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro, sono stati fermati non appena hanno intascato una tangente da 10 mila euro. Vittima un imprenditore di Cairo Montenotte al quale avevano dato appuntamento oggi nella cittadina della Valbormida per ritirare la tangente per poter chiudere un occhio su controlli ispettivi nell'impresa. A coordinare il lavoro degli investigatori è stato il sostituto procuratore della Repubblica Maria Chiara Paolucci. Tra i carabinieri e il pm c'è già satto un lungo colloquio proprio stamane negli uffici al sesto piano di palazzo di giustizia. Il sospetto degli inquirenti è quello che i due si fossero già comportati in quel modo con altri imprenditori. La vicenda quindi è tutt'altro che conclusa.

Entrambi gli ispettori sono stati rinchiusi nel carcere Sant'Agostino di Savona in isolamento e tra domani e lunedì, saranno interrogati dal giudice per le indagini preliminari per l'udienza della convalida dell'arresto.

Il sindaco di Cairo Fulvio Briano raggiunto telefonicamente da Savonanews ha preferito non commentare l'arresto dell'assessore-ispettore: "Prima voglio capire esattamente quello che è accaduto".
da Savonanews

venerdì, dicembre 11, 2009

AL GRILLO NON PIACCIONO I COMUNISTI ??

«L´ho fatta grossa. Ma no. In fondo sono contento di avere raccontato questa storia». La strada di Franco Innocenti da Dicomano, provincia di Firenze, oggi cinquantenne, agli inizi degli anni 80 si incrociò per una sera con quella di Beppe Grillo. Un ragazzo appena uscito con fatica dal precariato ed un comico già predicatore, in cambio di adeguato compenso. Anche se per pagarlo fu necessario fare un mutuo.Fax, telefonate, la posta elettronica del giornale piena di messaggi. Franco Innocenti iscritto ai Ds, e prima al Pds, e ancor prima al Pci ed ora pronto a credere nel Partito democratico e in Walter Veltroni, ha scritto una lettera pubblicata ieri dall´Unità a proposito di una partecipazione di Beppe Grillo alla Festa di Dicomano, il suo paese in provincia di Firenze. Erano gli inizi degli anni 80. All´epoca fu necessario sottoscrivere un mutuo per pagare il compenso del comico. La storia ha suscitato molto interesse.«Forse non la dovevo raccontare questa vicenda ma ogni volta che vedo Grillo in televisione non posso fare a meno di dire ai miei figli: ecco ci fa la morale, eppure quella volta... E così ho preso carta e penna e vi ho raccontato la storia». Franco Innocenti ora ha cinquant´anni. Quando si è "incrociato" con Beppe Grillo ne aveva meno della metà. Era uno dei ragazzi della segreteria della sezione Pci di Dicomano. Quella che faceva un gran lavoro per fare una festa dell´Unità di cui poi si parlava per tutto l´anno. «Era molto importante trovare un ospite d´onore di livello. Per noi era una sfida. Volevamo sorprendere e nello stesso tempo riuscire a fare un buon incasso. Una volta c´è venuto anche Roberto Benigni. Tutti, ovviamente sono stati pagati, perché anche allora ero convinto come lo sono oggi che chi lavora deve essere retribuito. Abbiamo fatto tanto precariato noi, figuriamoci se chiedevamo a qualcuno di esibirsi gratis. Uno veramente c´è stato che non volle niente. Era Beppe Dati,l´anno in cui vinse il festival di Sanremo. Lo andai a prendere con la 127 di mio padre e gli bastò». Il Dati in questione, per i non esperti, è l´autore di un sacco di canzoni famose cantate da Mia Martini, Raf, Guccini, Marco Masini, compresa una anticipatrice "Vaffanculo".Ma questa è un´altra storia. Che poco ha a che fare con i predicatori. Torniamo al "caro" incontro. «Era una notte terribile, c´era stata una gran pioggia. Minacciava di continuo di venir giù acqua a catinelle. Beppe Grillo arrivò in ritardo e non trovò nessun punto d´incontro con i coraggiosi che avevano sfidato il maltempo pur di esserci. Incassammo solo quindici milioni. A lui ne avremmo dovuti dare trentacinque. Davvero troppi per le esangui casse della nostra sezione ancora più vuote dopo quella serata andata a vuoto. Cercammo di ricontrattare il compenso. Non ci fu niente da fare. I soldi dovevano essere quelli stabiliti. Se li prese e se ne andò». «Da buon taccagno genoano se ne strafregò della situazione», ha scritto all´Unità e poi ripetuto Innocenti.Per fare fronte al "buco" non ci fu molto da fare se non rivolgersi alla Banca Toscana per ottenere un prestito con un mutuo ventennale. «La segreteria della sezione era fatta tutta di giovani. Io avevo 26 anni ed ero l´unico con una busta paga. Ora faccio parte del servizio tecnico dell´Univerità di Firenze, allora ero stato assunto come portiere grazie a una domanda che mio padre aveva fatto mentre io ero militare. Lui era parrucchiere, mia madre invalida al 100 per cento. E così toccò a me firmare la richiesta anche se non avevo molto più del mio stipendio e di una vecchia Vespa 150 di terza mano. Per vent´anni è stato pagato regolarmente quel debito per l´esibizione di Beppe Grillo. Io ci avevo messo la firma, hanno pagato tutti. Poi un po´ di tempo fa mi hanno fatto andare in banca per chiudere definitivamente con questa vicenda. Non ho mai avuto dubbi che quella che avevo fatta era la cosa giusta. Io, come tanti altri, al partito ho dato la mia gioventù, la mia vita. Il costo della politica per me è questo. Non è stato mai niente di più. Per questo non mi piace quando qualcuno mi fa la morale. Voglio rifare la domanda a Grillo: forse quando si riferisce alle banche, a D´Alema, o agli ex comunisti, parla di quel mutuo? I populisti possono dire ciò che vogliono però a me non piacciono».

giovedì, dicembre 10, 2009

QUALCOSETTA SU GRILLO

LE PULCI AL GRILLO...SUL SUO BLOG HA SCRITTO DI AVER AVUTO UN INCIDENTE STRADALE NEL 1980 (ERA IL 1981), DI NON AVERE UNA BARCA PERCHÉ L’HA VENDUTA (INVECE SI È INABISSATA), E DI POSSEDERE SOLO DUE CASE (AL CATASTO NE RISULTANO MOLTE DI PIÙ)

… Stefano Sansonetti per “Italia Oggi” Dalle colonne del suo blog, due anni fa, decise di fare un'operazione di trasparenza. Esattamente la caratteristica che, secondo le vibranti accuse lanciate in questi anni, manca troppo spesso alla classe politica italiana. Beppe Grillo, che già nel 2005 si era ritagliato il ruolo di fustigatore dei costumi del parlamento nostrano, intendeva con quell'atto fugare una volta per tutte le voci che iniziavano a rincorrersi sul suo conto. «Parlo adesso e poi basta», annunciò il comico mostrandosi disponibile a vuotare il sacco. Nella sua confessione on-line, però, come dimostrano le schede che seguono, si sono persi alcuni dettagli di non poco conto. Lui scrive che ebbe un incidente d’auto nel 1980, che non ha una barca perché l’ha venduta, e che ha due case, a Genova e in Toscana. Le cose non stanno proprio così...

1 - LA TRAGEDIA DI CUI NON RICORDA L’ANNO… L'evento è stato tragico. Una gita in montagna trasformatasi in un dramma che ha visto la morte di tre persone, tra cui un bambino di 8 anni. Beppe Grillo, dalle pagine on line del suo blog, nel 2005 ricordò agli internauti quel terribile evento. Con una imprecisione, però. L'anno in cui fu protagonista della vicenda che lo avrebbe segnato per sempre, infatti, era il 1981. E non il 1980, come riferì erroneamente il comico genovese sul suo sito. Sta di fatto che il 7 dicembre del 1981, Grillo stava facendo una gita sulle montagne intorno a Limone Piemonte. Si trovava alla guida del suo fuoristrada, una Chevrolet Blazer, in compagnia di due amici genovesi, ovvero i coniugi Renzo Giberti (45 anni) e Rossana Guastapelle (33), e di uno dei loro due figli, Francesco (8 anni). A un tratto l'autovettura slittò su un lastrone di ghiaccio facendo perdere del tutto il controllo al comico. Il fuoristrada precipitò in un burrone causando la morte dei tre componenti della famiglia Giberti. Grillo riuscì a salvarsi per miracolo, come lui stesso ha ricordato più volte, saltando fuori dall'abitacolo prima che l'auto venisse proiettata fuori dalla strada. L'evento provocò all'attore uno choc tremendo, a cui seguì tutto il periodo delle indagini e del processo. Grillo, infatti, venne rinviato a giudizio il 14 giugno del 1983 con l'accusa di omicidio colposo plurimo. Il tribunale di Cuneo, con sentenza del 21 marzo del 1984, assolse il comico genovese per insufficienza di prove. Venne invece concordato un risarcimento di 600 milioni di lire, per metà pagati dall'assicurazione e per metà rifusi dallo stesso Grillo, gran parte dei quali messi a disposizione della piccola Cristina, 9 anni, superstite della famiglia Giberti. Il verdetto, però, venne capovolto dalla Corte d'appello di Torino il 13 marzo del 1985, con una decisione che condannò l'attore a un anno e due mesi con il beneficio della condizionale. Sentenza di condanna che venne confermata dalla Cassazione l'8 aprile del 1988.


2 – IL SUO PANFILO SI INABISSO’ IN SARDEGNA… Fu un corpo sommerso, presumibilmente una bombola, a danneggiare la barca di Beppe Grillo e a causarne l'affondamento nel mare della Costa Smeralda l'8 agosto del 1997. È con questa valutazione che si concluse un'altra inchiesta che coinvolse il comico 10 anni fa e che lo vide per qualche tempo indagato per naufragio colposo. Il pubblico ministero, dopo l'esito delle perizie svolte sullo scafo dalla guardia costiera della Maddalena, chiese però l'archiviazione e il proscioglimento dell'attore. Quel giorno sul panfilo «Jo II», il magnum di 12 metri all'epoca di proprietà di Grillo, si trovavano diverse persone. Oltre al comico c'erano sua figlia Parvin, la madre Valeria Carlucci, il presentatore Corrado Tedeschi e la compagna di quest'ultimo, Corinne Sommaruga. A un certo punto, almeno secondo le ricostruzioni che furono offerte in un primo momento, lo yacht si incagliò in una secca, nella zona prospiciente l'isoletta di Mortorio, a largo di Porto Cervo. L'incidente provocò un danno non da poco allo scafo del «Jo II», costringendo il comico genovese a lanciare l'allarme. E così gli occupanti vennero soccorsi da una motovedetta della guardia costiera che li ricondusse a riva. Tra l'altro, proprio al momento dell'incidente, nei pressi della barca di Grillo si trovava anche il panfilo «Romantica», di proprietà dell'editore Rusconi. A ogni buon conto il giorno successivo, il 5 agosto del 1997, iniziarono le operazioni di recupero del magnum dell'attore genovese che nel frattempo si era inabissato nel fondale di otto metri. Di qui partì una girandola di perizie, prima da parte della stessa guardia costiera, poi da parte della commissione amministrativa d'inchiesta sui sinistri navali. Quello che emerse, secondo quanto riferì il pm di Tempio Pausania nella richiesta di archiviazione e di proscioglimento, fu appunto che lo scafo era stato danneggiato dall'urto di un corpo sommerso, presumibilmente una bombola.


3 – I SUOI MATTONI, DA AOSTA E RIMINI… Altro che due case. Basta fare un salto negli archivi del catasto per vedere che quella del mattone, per Beppe Grillo, se non è una passione poco ci manca. Che abbia una casa in Toscana, come ha riferito dalle colonne del suo blog nel 2005, non ci sono dubbi. E che casa. Il comune è Bibbona, in provincia di Livorno, e lì si erge una villa di 21 vani, per una superficie catastale complessiva di 379 metri quadri, con relativa rimessa di 70 metri quadri e terreno di 5.600. Poi si passa a Rimini. In questo caso al comico genovese risulta intestata un'abitazione di sette vani con annesso garage di 16 mq. Dal mare alla montagna. Si arrivi dritti in Valle D'Aosta dove Grillo ha un garage, o comunque una rimessa di 14 metri quadri. Chissà, probabilmente utilizzata per riporre gli sci dopo il weekend sulla neve. Il fatto è che non finisce qui. Perché l'attore, insieme al fratello Andrea, risulta titolare di una società immobiliare che ha in pancia un bel po' di cosette, tra case, uffici e negozi. La società in questione si chiama Gestimar, e in essa Beppe Grillo fece il suo ingresso l'8 aprile del 1997, quando di fronte al notaio Rosetta Gessaga di Genova venne perfezionato l'atto di cessione con cui Andrea cedeva al fratello una quota pari al 9% del capitale sociale della società. Il tutto a un prezzo complessivo di 348 milioni di lire. Successivamente Beppe è salito in cattedra all'interno della srl, di cui oggi controlla il 99% del capitale. Se si dà un'occhiata al bilancio della Gestimar, però, si scopre che alla srl sono intestati diversi immobili. Ce ne sono tre nel villaggio di Marineledda-Golfo Aranci e uno a Porto Cervo. Poi seguono un piccolo appartamentino di due vani a Genova con annesso garage, quattro uffici e quattro cantine in uno stesso stabile sempre nel capoluogo ligure e un negozio da 160 mq a Casella (Ge). Infine figura ancora un negozio da 11 vani sempre all'ombra della lanterna.