giovedì, aprile 29, 2010

ORRENDO


«È venuto da me un cliente importante e famoso. Mi ha chiesto di procurargli una bambina di 3 anni e una di 10». Così parlava una prostituta romena intercettata al telefono. Eppure, quando all’alba i poliziotti hanno bussato a casa con il mandato di perquisizione, lui, il cliente «importante», non ha battuto ciglio: pensava a uno scherzo. Ha capito che facevano sul serio, Francesco Tadini, solo quando gli hanno sequestrato computer, dischetti e altro materiale bene ordinato nel suo appartamento in centro pieno di opere d’arte, quadri del padre e di altri artisti.
Il motivo del blitz, però, non aveva niente a che vedere con la pittura. Piuttosto con una brutta storia che, per ora, lo vede indagato per l’articolo 600 bis (comma II e III), la legge che punisce il cliente di una prostituta minorenne. Lui è Francesco Tadini, 44 anni, gallerista tra i più noti in Italia, regista, autore teatrale e, soprattutto, figlio del “maestro” Emilio Tadini, scomparso otto anni fa. Gli stessi occhi di ghiaccio del padre, le stesse passioni: soprattutto per la scrittura e la poesia.
Il nome di Francesco Tadini balza all’orecchio degli agenti della squadra mobile tra novembre e dicembre del 2009. Incidentalmente. La polizia sta indagando su una rete di squillo gestita da due gruppi criminali: albanesi e romeni. Soliti metodi di sfruttamento delle ragazze. Quasi tutte connazionali. L’operazione, coordinata dal pm Antonio Sangermano, si concretizza una settimana fa con 11 arresti. Ma l’aspetto più inquietante dell’inchiesta, come documentano le intercettazioni agli atti, ha per protagonista proprio Tadini. Ascoltando le telefonate tra uno degli sfruttatori e una prostituta rumena, gli investigatori catturano una comunicazione fuori dall’ordinario.
«È venuto da me un cliente importantee famoso – dice la donna – Mi ha chiesto di procurargli una bambina di 3 anni, da toccare, e una di 10 per fare sesso». Il cliente è Tadini. A quel punto la prostituta e il protettore si adoperano per soddisfare la sua richiesta: e la ricerca produce un risultato. I poliziotti monitorano le telefonate tra la donna e Tadini. La prima, di fatto, assume il ruolo di intermediaria. Nel mese di dicembre il figlio del pittore apprende dal suo contatto che è pronta una ragazza di 14 anni, disposta anche a sottomettersi a perversioni sadiche. L’incontro sessuale si sarebbe consumato in un appartamento pochi giorni dopo.
Il 26 gennaio scattano le manette per i vertici dell’organizzazione che sfruttava le ragazze. E ora gli agenti piombano a casa di Tadini. Per il momento all’uomo viene contestato il fatto di avere avuto rapporti sessuali con prostitute minorenne. Ma il contenuto delle intercettazioni aggrava, almeno da un punto di vista morale, la sua posizione. Il pm Sangermano ha interrogato la prostituta romena al centro della vicenda. Nelle prossime ore sarà ascoltato anche Tadini. Molto conosciuto in città, organizzatore di vernissage molto ben frequentatie ospitati allo spazio Tadini – di cui è direttore artistico – in un’intervista ha raccontato: «Mio padre mi diceva sempre: se dai tutto all’arte, l’arte ti dà tutto».
(la repubblica 05 febbraio 2010)

sabato, aprile 24, 2010

RIFLESSIONI SUL 25 APRILE 2010







Riflessioni sulla ricorrenza del 25 aprile..









Anche quest'anno, domenica 25 aprile, dovremo assistere al solito ed ovvio reducismo di facciata dei resistenti ad oltranza. Ci toccherà ascoltare ,di sfuggita, gli usuali e patetici discorsi pronunciati da persone a cui frega un bel nulla di ciò che è accaduto 65 anni fa, vedremo i consueti cortei, sempre meno frequentati, con le bandiere rosse in prima fila.






Insomma ci saranno in bella mostra, i tristi residui di una archeologia storica, obsoleta e desueta , i riti arcaici e ammuffiti fatti apposta per coprire il grande vuoto che caratterizza queste operazioni. Molti vanno a queste manifestazioni di ricorrenza della Liberazione, sapendo perfettamente che gli ideali per cui molti combatterono e morirono, sono stati ampiamente traditi , in cambio di ben remunerate cariche.






Nonostante questa chiarissima percezione, per semplice inerzia oppure per pigrizia inveterata, molti vanno e sfilano, in questi stanchi cortei, per manifestare la triste cultura del professionismo della Resistenza. In prima fila ci saranno i soliti politici di sinistra, per tenere in caldo l'elettorato incarognito e soprattutto per mantenersi la poltrona a Roma oppure in Regione, ci saranno i soliti "antifascisti" di maniera, quelli che vivono di invidia e rancore e che vorrebbero vedere ancora le liste di epurazione e i plotoni di esecuzione in funzione, con la loro copia dell'Unità bene in vista nella tasca della giacca ; ci saranno i soliti gruppettari anarco - insurrezionalisti, pronti a dimostrare per qualsiasi ragione, anche la più insulsa, ci saranno tanti curiosi e soprattutto tanta aria fritta,



ma....



...mancheranno molte persone, persone che purtroppo, non possono più essere presenti, a dare la loro terribile testimonianza delle atrocità che hanno subito, subite proprio da parte di persone, che avrebbero dovuto combattere in nome della Libertà, quella di cui si parla a sproposito, in occasione del 25 aprile..e che invece, fu ampiamente calpestata .






Mancheranno , assenti pienamente giustificati , Giuseppina Ghersi, di anni tredici, scolara, rapita, massacrata e stuprata da partigiani comunisti, per aver scritto in un tema le lodi di Mussolini, mancheranno i suoi genitori, imprigionati, picchiati ed epurati dopo essere stati depredati di tutti i loro beni; mancheranno tutti i trentanove prigionieri "Repubblichini" i quali mentre fuggivano da Savona, vennero fermati a Valenza Po, trasportati su di una corriera verso l'esecuzione sommaria senza alcun processo, a Cadibona, sulla strada provinciale, in una curva nascosta dalla vegetazione, dove uno spietato gruppo di poliziotti ausiliari partigiani compiva con metodica ferocia, la loro opera pluriomicida; mancheranno i componenti della famiglia Turchi ed il loro cane, massacrati da un gruppo di partigiani comunisti, notissimi ma innominabili ed intoccabili, in un casolare sopra le alture di Lavagnola; mancheranno all'appello anche i Biamonti, altra nota famigli savonese, Domingo, Nenna, Maria Angiola e la loro domestica Elena Nervo, imprigionati e poi massacrati dai soliti criminali a colpi di mitra e seppelliti nottetempo in una unica fossa presso il cimitero di Savona; mancherà il Signor Mongolli a cui i partigiani comunisti in un estremo gesto di odio e crudeltà, prima di ucciderlo, mozzarono naso ed orecchie, unica colpa sua fu quella di cercare sua nipote Giuseppina Ghersi e tentare di liberarla dai suoi seviziatori; mancheranno i circa duecento giovani fanti di marina, presi prigionieri dai partigiani comunisti e massacrati e abbandonati nelle fosse sul Monte Manfrei, a Vara Inferiore; mancherà l'eroico Commissario Amilcare Salemi, liquidato mentre indagava in modo troppo efficace su tutti questi omicidi politici perpetrati a Savona, mancheranno, soprattutto i parenti di centinaia di desparecidos savonesi, che non sanno a tutt'oggi dove sono le spoglie dei loro cari, rapiti e "giustiziati" e quindi non possono posare un fiore o pregare sulla tomba dei loro cari.perché l'ANPI o chi per esso, non comunica dove sono seppelliti questi corpi ? Perché a tutt'oggi, dopo ben 65 anni, si vuole impedire ai parenti di andare a pregare sulle tombe di queste persone ? Che senso ha, di fronte a queste cose terribili realmente accadute e documentate, continuare a mantenere in piedi l'apparato antifascista che contribuisce a lasciare aperte tante ferite ?

sabato, aprile 17, 2010

Chiesa e pedofilia: il nuovo caso Scandalo in Brasile, i diari dei preti pedofili Denunce, arresti, 1.700 sacerdoti responsabili di cattiva condotta sessuale. Intervento deciso del Vaticano ROMA - «Il prete fa con me come un uomo fa con una donna. Mi toglie i vestiti, alza la tonaca, mi prende sulle sue ginocchia, mi dice di stare tranquillo...». È un bambino di dieci anni che parla. E rivela alla nonna quello che non aveva avuto il coraggio di dire alla madre per paura di «prendere schiaffi». O di «essere arrestato», come padre Edson Alves dos Santos, sacerdote brasiliano di 64 anni, gli aveva detto, dopo averlo violentato, che sarebbe accaduto se non avesse mantenuto il segreto. È solo una delle agghiaccianti denunce di atti di pedofilia compiuti da sacerdoti in Brasile e giunte drammaticamente all’attenzione del Vaticano. A una settimana dal caso clamoroso dell’arresto di padre Felix Barbosa Carreiro, un prete sorpreso in un’orgia di sesso e droga con 4 adolescenti adescati su Internet, il settimanale Istoè (Così è) ieri ha rivelato che il Papa, Benedetto XVI, ha inviato ai primi di settembre una commissione in Brasile per indagare sulle denunce di abusi sessuali compiute ai danni soprattutto di bambini poveri. In almeno due casi a testimoniare la veridicità dei racconti delle vittime sono gli stessi violentatori che hanno riportato le loro esperienze su un diario. Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha persino compilato le dieci regole per restare impuniti. L’INCHIESTA - L’azione determinata di Benedetto XVI, prima di diventare pontefice a capo della congregazione per la dottrina delle fede e quindi responsabile delle indagini sui casi di abusi sessuali nella Chiesa, ha già portato alcuni risultati. Il periodico anticipa la relazione che gli inviati del Papa si apprestano a portare in Vaticano. Il quadro è allarmante. E descrive scenari purtroppo simili a quelli già accertati negli Stati Uniti, ma che stanno emergendo anche in inchieste delle chiese locali di altri Paesi come l’Inghilterra, la Francia, la Croazia e l’Irlanda. Un fenomeno che il Vaticano tenta di prevenire. Per il 29 novembre è atteso un documento che fornirà le linee guida ai seminari. Tra le indiscrezioni, l’esclusione dei ragazzi con tendenze omosessuali. Tuttavia le complicità di cui i sacerdoti responsabili di abusi a volte godono fa sì che, come nel caso di padre Tarcisio Tadeu Spricigo, in carcere per aver violentato un bimbo di 5 anni, tornino ad abusare di altri piccoli prima di essere arrestati. In Brasile oltre ai 10 sacerdoti in cella, ce ne sono 40 latitanti. I NUMERI - Secondo Istoè, nell’inchiesta vaticana si parla di circa 1.700 preti, il 10 per cento del totale, coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale: incluse le violenze su bambini e donne. Si dice che il 50% dei preti non mantiene il voto di castità. E che negli ultimi tre anni sono stati più di 200 i preti mandati in cliniche psicologiche della Chiesa per essere rieducati. IL DIARIO - Agli atti del processo contro padre Tarcisio c’è un vero e proprio manuale del prete pedofilo e appunti sulle sue emozioni e le regole per restare impunito. Una fra tutte: «Mai avere una relazione con bambini ricchi». Scrive il prete: «Mi preparo per la caccia, mi guardo intorno con tranquillità perché ho i ragazzini che voglio senza problemi di carenze, perché sono il giovane più sicuro al mondo». «Piovono ragazzini sicuri affidabili e che sono sensuali e che custodiscono totale segreto, che sentono la mancanza del padre e vivono solo con la mamma, loro sono dappertutto. Basta solo uno sguardo clinico, agire con regole sicure». «Per questo sono sicuro e ho la calma. Non mi agito. Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia... saremo felici per sempre». E infine: «Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai». A consegnare il diario alla polizia è stata una suora, alla quale il sacerdote lo aveva dato per errore. Trasferito dopo la prima denuncia, il sacerdote ha violentato altri due bambini prima di essere catturato. IL VIDEO - Padre Alfieri Edoardo Bompani, 45 anni, nella casa della campagna di San Paulo dove portava i bambini di strada, raccolti con la scusa di liberarli dalle droghe, registrava in un video le violenze praticate su vittime tra i 6 e i 10 anni. La polizia ha trovato anche appunti per racconti erotici che il prete stava scrivendo riportando esperienze personali. E un diario: il quinto, secondo la nota in copertina. «Da due giorni non mi faccio nessuno..., ieri mi sono masturbato due volte, una di queste con V (6 anni)». Il racconto del prete va avanti con espressioni di cruda violenza che non riteniamo di dover riportare. IL VERBALE - Nelle carte della polizia di San Paulo c’è la storia di V.R.D, la vittima di Padre Edson Alves. Il giorno di Pasqua dell’anno scorso il bambino è stato ammesso a fare il chierichetto. Stavano per iniziare cinque mesi di violenze. «Circa tre settimane dopo che lui (il bambino ndr ) aveva dormito lì, il denunciato (il prete ndr )lo ha baciato in bocca.. e gli ha detto che un

giovedì, aprile 08, 2010


UNA INDAGINE ECCELLENTE


Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film del 1970 diretto da Elio Petri ed interpretato da Gian Maria Volontè e Florinda Bolkan, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23° Festival di Cannes e del Premio Oscar 1971. Sono da sottolineare la colonna sonora firmata da Ennio Morricone, la scenografia e la fotografia.
Il giorno stesso della sua promozione al comando dell'Ufficio Politico della Questura, il capo della sezione Omicidi (Gian Maria Volonté), uomo all'antica e reazionario, assassina la propria bellissima amante (Florinda Bolkan) nel suo appartamento, in via del Tempio n° 1. Il film è realizzato con la tecnica dei flash back nei quali viene rivelato che Augusta Terzi invitava il commissario ad abusare del proprio potere o a narrargli particolari scabrosi cui aveva assistito nelle vesti di poliziotto o, ancora, lo provocava parlandogli di una sua relazione con un giovane "rivoluzionario" che altri non è, poi, che lo studente Pace. Consapevole e contemporaneamente incapace di sostenere il potere che egli stesso incarna, il poliziotto dissemina la scena del delitto di prove e, durante le indagini, alternativamente ricatta, imbecca e depista i colleghi che si occupano del caso. Se in un primo momento ciò che guida il protagonista pare essere l'arroganza di chi confida nella propria insospettabilità, la veridicità di questa convinzione viene via via smentita dai fatti.
Il poliziotto assassino, in virtù della vittoria dell'ordine costituito, finisce per agognare alla propria punizione, che tuttavia gli viene preclusa dal suo potere e dalla sua posizione: l'unico testimone dei fatti, un anarchico individualista, non vorrà denunciarlo per poterlo ricattare ("Un criminale a guidare la repressione, è perfetto!" esclama durante l'interrogatorio).
Il protagonista oramai deciso sulla sua posizione autopunitiva, consegna una lettera di confessione ai suoi colleghi, e - invocando quale unica attenuante il fatto di essere stato continuativamente preso in giro dalla propria vittima - s'impone gli arresti domiciliari: a casa, nell'attesa del suo arresto ufficiale, si addormenta e sogna di essere costretto dai suoi superiori a firmare la "confessione della propria innocenza". Al risveglio, con l'arrivo dei pezzi grossi della polizia, lo attende il vero finale, non svelato esplicitamente dal regista ma caratterizzato dalla citazione di Franz Kafka che chiude il film: «Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.»

da Wikipedia

martedì, aprile 06, 2010

UN INTERROGATIVO CHE MI ASSILLA

Nel 1965, un giovanissimo undicenne di nome Alessandro e dal cognome uguale ed identico al mio, entra in seminario, spinto da una fortissima spinta mistica e vi rimane per tre anni, frequentando la scuola dell’obbligo.
Improvvisamente e senza un motivo apparente, Alessandro sul finire del 1968, fugge letteralmente dal Seminario, dove tre anni prima, aveva ardentemente desiderato di entrare, anche contro il volere della propria famiglia. La sua fuga è precipitosa, Alessandro non vuole spiegare il suo gesto. Rientra in famiglia e inizia una vita priva di punti di riferimento, piena di sbagli che lo avvicineranno al mondo della droga..
Alessandro scenderà , nel corso degli anni, sino ai più profondi abissi della degradazione umana: spaccio, galera, reati connessi alla droga ed infine dopo aver contratto l’AIDS, si spegnerà, dolorosa larva umana, in una camera di un ospedale, aggredito dal virus HIV.
In tutti questi anni, di fronte al suo doloroso silenzio, e soprattutto di fronte alla sua terribile morte, mi sono sempre chiesto : quale fu il motivo catalizzatore di questa sua rovina ? Cosa accadde tra le mura del seminario, che lo indusse a fuggire ? Perché Alessandro non volle mai raccontare la sua esperienza nel Seminario ? Cosa vide o cosa gli accadde in quei lontani anni ?