mercoledì, dicembre 15, 2010

mobbing, come difendersi


come difendersi
Il lavoratore mobbizzato, provato emotivamente e fisicamente, rischia di commettere passi falsi che possono compromettere maggiormente il suo benessere.
La prima indicazione da dare è quella di non prendere decisioni irreversibili. Qualunque decisione, infatti, egli intenda assumere sotto la spinta dell'emozione, si rivelerà in futuro insoddisfacente. Insomma dimissioni per disperazione o accettazione di prepensionamenti forzati e via dicendo. E' importante che sia guidato a seguire un certo comportamento e a prendere alcuni provvedimenti in prima persona per aiutarsi ed agevolare le azioni di chi lo potrà assistere.

Quelli che seguono sono una serie di suggerimenti da fornire al mobbizzato per affrontare la sua situazione. Ovviamente non si tratta di dati scientifici, ma elementi tratti dall'esperienza di chi ha già affrontato il mobbing.


1. Rafforzare se stessi e documentarsi
2. Raccogliere informazioni
3. Cercare alleati
4. Allontanarsi dal posto di lavoro?
5. Denunciare il mobbing
6. Le vie legali



1. Rafforzare se stessi e documentarsi
Il primo passo che il mobbizzato dovrà fare è raggiungere la consapevolezza della propria situazione, cioè comprendere che i sentimenti che sta provando in questo momento: solitudine, inadeguatezza, rabbia ecc., sono causati dal mobbing e non ne sono essi stessi la causa e capire che sarà necessario mettersi in gioco in prima persona e che gli aiuti esterni (medici, psicologi, avvocati, sindacato) potranno essere dei validi supporti, ma non potranno sostituirsi all'azione della vittima.
Come comportarsi allora?
La scelta migliore è quella di non abbandonare il posto di lavoro, soprattutto se non si ha ancora una valida alternativa di occupazione, e di reagire agli attacchi. E' utile rispondere ai tentativi di violenza in modo calmo, ma chiaro e deciso a far notare all'aggressore e ai testimoni che la via intrapresa si identifica con un termine specifico, cioè mobbing o molestia morale.


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2. Raccogliere informazioni
La vittima a questo punto deve tentare di crearsi una base di elementi che potrebbero servire in futuro come prove giuridiche.
La raccolta delle informazioni e della documentazione deve essere effettuata su due argomenti principali:
- mobbing in genere: raccogliete tutto il materiale disponibile sull'argomento, per combattere contro qualcuno o qualcosa bisogna conoscere il nemico.
- ambiente di lavoro: serve per comprendere se il mobbing è una strategia perpetrata dall'azienda per liberarsi di collaboratori scomodi o se invece si tratta di un caso individuale.

cercare informazioni:
- contattare altre persone con lo stesso problema o che l'hanno avuto in passato.
- parlare con impiegati anziani o ex-dipendenti.
- valutare la presenza di comportamenti aggressivi o atteggiamenti antisindacali all'interno dell'azienda.

raccogliere sempre:
- nome della fonte.
- date degli avvenimenti.
- documenti, e-mail, appunti e qualsiasi altro materiale scritto che attesti una determinata situazione. Anche una mancata risposta ad una domanda fatta per iscritto può essere una prova della degenerazione dei rapporti.

facendo però attenzione a:
- rispettare la privacy altrui.
- evitare di chiedere informazioni ad amici o collaboratori stretti del mobber.
- informazioni personali.
- precedenti scatti di carriera, premi e promozioni.
- riportare le azioni mobbizzanti, cioè imparate a tenere un vero e proprio diario delle azioni mobbizzanti: prendete nota di tutti gli attacchi con date, luoghi e nomi delle persone coinvolte o presenti.
- resoconto dei sintomi psichici e fisici.
- confronto fra la successione delle azioni mobbizzanti ed i sintomi.


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3. Cercare alleati
Non è possibile sperare in una fine naturale del conflitto, il mobbing non si esaurisce e non tende a diminuire in intensità , anzi cresce in maniera esponenziale. Per cui se avete la sensazione di trovarvi in una situazione senza via d'uscita, diventa necessario cercare aiuti concreti, che a seconda dello stadio in cui ci si trova, possono essere:
- sindacato
- associazioni
- medico di base, medico competente, psichiatri, psicologi:
Solo di recente la categoria medica italiana sta acquistando consapevolezza del problema mobbing. Quindi non aspettatevi di poter avere l'imbarazzo della scelta se cercate uno specialista che possa aiutarvi a combattere il mobbing da un punto di vista clinico. Fino a pochi anni fa, infatti, non esistevano centri specializzati o dottori con specifiche conoscenza legate agli effetti delle persecuzioni psicologiche del mondo del lavoro.
A tutt'oggi il metodo seguito nei centri specializzati internazionali ottiene senz'altro dei risultati eccellenti, specialmente nella cura di quei pazienti che sono arrivati ad un livello di manifestazioni patologiche piuttosto preoccupanti. Il problema per la vittima del mobbing è arrivare a fruire di queste cure specialistiche. Il fatto che debba essere il medico curante del paziente (o il medico della sua azienda) a proporre il ricovero o l'accesso ai servizi della clinica del lavoro rende difficili le cose perchè:
- il medico generico di solito non conosce le problematiche e i sintomi del mobbing;
- il medico aziendale di solito è direttamente dipendente dai dirigenti dell'azienda della vittima e, temendo la cattiva pubblicità che potrebbe derivarne, non diagnosticherà un caso di mobbing se non in situazioni di disagio già molto gravi.
La diffidenza e la mancanza di aggiornamento da parte della maggior parte degli esponenti della categoria medica sono senz'altro i principali ostacoli. Quindi per prima cosa è necessario che la vittima si sforzi di sensibilizzare sul tema del mobbing il proprio medico curante parlandogli del fenomeno e consigliandoli pubblicazioni
- avvocati

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4. Allontanarsi dal posto di lavoro?
Quando lo stress e la tensione psicologica diventano inaccettabili si è tentati dall'abbandonare il lavoro per lasciarsi alle spalle una situazione insostenibile. Si può ricorrere ad un allontanamento provvisorio oppure definitivo, ma in entrambi i casi le scelte vanno valutate attentamente.
Nonostante tutto moltissimi bersagli di violenza psicologica decidono di allontanarsi definitivamente dall'ambiente mobbizzante e di cambiare lavoro. Quando non viene vissuta come una sconfitta, questa soluzione restituisce alle vittime una grande serenità interiore e un senso di liberazione. Anche se non ci sentiamo di considerala come una strategia vincente, soprattutto perchè non è applicabile a tutti i mobbizzati.
- Malattia: un periodo di cura e di riposo può essere utile, anche perchè permette di allentare la tensione psicologica e fare il punto della situazione con un po' più di serenità .
Tuttavia un'assenza dal lavoro prolungata può aggravare le persecuzioni e rendere ancora più tesi i rapporti con l'azienda, un metodo tipico per continuare a molestare il dipendente durante le malattia, ad esempio, è l'invio eccessivo di visite medico-fiscali a domicilio, che possono ulteriormente esasperare la situazione.
- Trasferimento: in alcuni casi può essere utile richiedere un trasferimento, sempre che la struttura aziendale lo consenta. A volte questa scelta si dimostra risolutiva perchè si elimina l'occasione del conflitto che può essere alla base del mobbing. Se però il mobbing origina dai vertici stessi sull'azienda questa soluzione sarà ostacolata proprio per portare il dipendente alle dimissioni.
- Dimissioni: il fatto di sentirsi con le spalle al muro può portare il mobbizzato a vedere come unica via di uscita le dimissioni. Abbandonare il lavoro è comunque una sconfitta perchè ci si ritira lasciando l'aggressore impunito, è un duro colpo per l'autostima e in più si corre il rischio di non riuscire a trovare una nuova occupazione in tempi brevi

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5. Denunciare il mobbing
Stiamo parlando dell'arma più potente che la vittima ha a disposizione nella guerra al mobbing: la denuncia.
Denunciare una situazione di persecuzione psicologica sul luogo di lavoro non significa necessariamente rivolgersi all'autorità giudiziaria o ai propri superiori. Oltre alla denuncia ufficiale, ci sono altri modi di rivelare il proprio status di mobbizzato e rompere il silenzio del quale il mobbing si nutre: denuncie ai giornali, diffusione personale, discorsi in occasioni pubbliche, ecc.
La denuncia è un atto esplicito, compiuto principalmente all'interno dell'ambiente lavorativo, con il quale il mobbizzato fa i nomi dei propri persecutori, spiega in quale occasione ha subito violenza psicologica e, soprattutto, dichiara di non essere più disponibile a sostenere il ruolo della vittima.
Ci sono mille modi per presentare questa denuncia. La vittima può semplicemente alzarsi in piedi e fare un discorso davanti ai colleghi. Oppure può appendere un foglio dattiloscritto in bacheca o distribuirlo in forma di volantino. Può intervenire in un'assemblea sindacale o in una riunione. Può inoltrare protesta formale presso i superiori, seguendo le modalità e i regolamenti specifici dell'azienda. Ancora: può chiedere ai giornali di pubblicare la sua storia, rivolgersi ai sindacati per aprire una vertenza, fare appello alle autorità giudiziarie per un ricorso o una querela contro i suoi persecutori.
L'importante è che la denuncia abbia queste quattro caratteristiche:

1. deve avere pubblicità sul luogo di lavoro: i vostri colleghi devono essere a conoscenza di tutto, così non correte il rischio che i vostri avversari li portino dalla loro parte facendovi passare per paranoico o per un elemento d disturbo.

2. deve essere trasparente e comprensibile: dalla vostra denuncia devono risultare fatti e date verificabili, non opinioni confuse o sfoghi emotivi. Il mobbing va rappresentato come una sequenza precisa e chiara di episodi di sopraffazione, non come un oscuro dramma psicologico fra voi e i vostri persecutori.

3. deve essere una rivendicazione di dignità : il mobbizzato dovrebbe avere ben chiaro il proprio ruolo di essere umano degno di rispetto. Non fate mea culpa, non mendicate la pietà degli altri: ammettendo di essere stato vittima di abusi morali mostratevi determinato nel rifiutare questo ruolo per il futuro.

4. deve essere un chiaro atto d'insubordinazione: i toni smorzati e le mezze frasi non vi metteranno in salvo dalle rappresaglie, quindi siate chiari. Denunciando, state compiendo un gesto di disubbidienza civile contro un sistema di regole condivise.
Dichiarate di conoscere e accettare le conseguenze di questa vostra presa di posizione. La denuncia non è il colpo di testa di un lavoratore stressato, ma parte di una battaglia finalizzata all'eliminazione del mobbing dalla vostra azienda.

Perchè denunciare?: il mobbing, per la persona che ne è bersaglio, è una specie di "stupro morale". Ad esso (proprio come alla violenza sessuale) si legano sensazioni di vergogna e di violazione della soggettività profonda, conseguenze psichiche e fisiche indesiderate, incapacità di raccontare adeguatamente questa esperienza traumatica.
E' necessario che la vittima impari a trasformare in parole di senso compiuto la massa informe di emozioni contrastanti (dipendenza, vergogna, umiliazione, insicurezza, a volte autentico terrore) che le agita. Ecco cosa sta dietro un'azione di denuncia di questi abusi lavorativi: la volontà di non tacere. Parlare di mobbing, -e quindi anche parlare di lavoro, perchè il mobbing è una delle forme assunte dalla disciplina del lavoro- vuol dire sensibilizzare gli altri.
Vuol dire essere un esempio per tutti e così fare del bene a tutti.

- Denunciare vuol dire "comunicare", cioè mettere la cosa in comune con gli altri e creare con loro un legame profondo: ora se voi cadrete, loro cadranno con voi; se voi resistete, loro resisteranno con voi. La denuncia formale di una situazione di mobbing non deve essere uno sfogo, bensì una prima battaglia che il mobbizzato può vincere con le sue sole forza. I vostri colleghi sono "postazioni", e con le vostre parole voi dovete "conquistarli".
Soprattutto la denuncia è una questione di definizione. Fino a quel momento il mobbizzato accetta la definizione che gli viene fornita dai suoi persecutori ("tu sei sbagliato", "tu sei paranoico", "tu non lavori bene"). Con la denuncia invece il bersaglio di mobbing fornisce la propria definizione di se stesso e la spiegazione di tutti gli episodi avvenuti. I colleghi e le persone dell'ufficio, abituati a pensare a quella situazione come a piccoli conflitti naturali, ora ne scoprono l'enormità e l'arbitrarietà .
Definirsi vittima del mobbing aiuta a "denormalizzare" la violenza psicologica.
Alcuni obiettano che la denuncia può essere pericolosa sia da un punto di vista pratico (il mobbizzato che si ribella rischia ulteriori persecuzioni, la perdita del lavoro o denuncie per diffamazione), sia da un punto di vista emotivo (il mobbizzato che racconta il suo trauma rischi, secondo alcuni, di ritraumatizzarsi).
Alcuni ancora sostengono che la denuncia è quanto meno inutile perchè non riesce a donare alla vittima quella sensazione di liberazione emotiva (emotional release) a cui aspira.
Ma il problema, se messo in questi termini, è mal posto. Il mobbizzato che ricorre alla denuncia non deve cercare sollievo nè la fine istantanea dei suoi tormenti: deve avere in mente solo la tattica che intende seguire per combattere il mobbing.

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6. Le vie legali
QQuando sono falliti tutti i tentativi possibili di accordo e di soluzione del problema, l'ultima via che rimane è quella legale. Bisogna essere coscienti però del fatto che intraprendere le vie legali comporta un notevole dispendio di energie psico-fisiche ed economiche.
Attualmente in Italia non esiste una legge anti-mobbing; malgrado questo, sono sempre di più i lavoratori che si affidano agli strumenti del diritto. L'arma della denuncia alle autorità giudiziarie è una delle più estreme. Ma attenzione, è anche la più difficile da gestire perchè impone uno sforzo emotivo e finanziario che non tutti, specie dopo un lungo periodo di mobbing, sono in grado di sopportare. Un mobbizzaato, quando vuole intentare una causa contro il proprio persecutore, può fare appello tanto al diritto del lavoro quanto alla giurisprudenza civile e penale.
Un avvocato del lavoro potrà aiutarvi nei casi di licenziamenti o trasferimenti ingiusti e più in generale nei casi di bossing che si concretizzano in provvedimenti aziendali irregolari. Ci sono tre articoli dello Statuto dei lavoratoti (legge n.300 del 20.05.1970) che in minima parte si adattano ai casi di mobbing:
- art. 9 "tutela della salute e dell' integrità fisica"
- art. 15 "atti discriminatori" per motivi politici o religiosi
- art. 18 "reintegrazione nel posto di lavoro", nel caso di ingiusto licenziamento
Il mobbizzato ha anche a disposizione strumenti legislativi, nel caso in cui la persecuzione psicologica porti a malattie professionali. Gli abusi lavorativi vengono di fatto equiparati a lesioni personali colpose.
- legge 626/94 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
- art. 2087 del Codice Civile: obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute fisica dei dipendenti.
Come si vede si tratta di una legislatura inadeguata e antiquata, che ha bisogno di essere aggiornata e che nei fatti si presta poco alle esigenze delle vittime di persecuzioni lavorative (vedi alla sezionelegislatura).

Nella scelta del legale bisogna stare attenti ad alcuni punti:
- prima di rivolgervi ad un legale raccogliete tutto il materiale scritto che avete a disposizione: i documenti ufficiali e ufficiosi da voi prodotti, le schede dei sintomi psicofisici e delle azioni mobbizzanti ecc.
Questa documentazione servirà al legale per farsi un quadro della situazione.
- fornire il materiale raccolto in ordine cronologico.
- scegliere un avvocato che abbia già esperienza in casi simili.
- evitare studi collegati in qualche modo con l'azienda o coi datori di lavoro.
- accertarsi che la stessa persona segua il caso fino in fondo.
- decidere assieme gli obiettivi da raggiungere: la reintegrazione nel vostro ruolo? un trasferimento? la revoca di un trasferimento? un risarcimento? Assicuratevi di aver ben chiare le strategie.
- stabilire una cadenza degli incontri.

In caso di licenziamento con successivo reintegro in seguito a esito positivo del procedimento legale è necessario essere consapevoli che spesso le azioni persecutorie subiscono solo una battuta d'arresto, ma i problemi permangono e a volte peggiorano.
Qualche indicazione su come comportarsi in queste situazioni:
- continuare a segnalare gli abusi
- mettere al corrente più gente possibile
- cercare di rendere pubblica la situazione.

lunedì, dicembre 13, 2010

MUSSOLINI E LA PETACCI DOPO LO SCEMPIO


Qualcuno, un certo Parri, partigiano ed esponente di spicco del CNL ebbe a definire cio' che accadde in Piazzale Loreto, come una Macelleria Messicana. In effetti non aveva tutti i torti : decine di persone, si accanirono sui corpi idifesi di Mussolini e della Petacci, fino a ridurli a poltiglia.