Umorismo (
involontario) dei NO TAV
Domenica mi sono recato a Torino
a scattare qualche foto della città imbiancata dalla neve, il giorno precedente
un corteo di NOTAV aveva sfilato per le vie del centro per protestare contro i
recenti arresti. Durante la manifestazione, i soliti cretini si sono dati da
fare con l’arte pittorica, in tutte le sue tecniche principale, bombolette
spray, palloncini riempiti di vernice e quant’altro. Infatti le colonne e i
pilastri dei portici della via principale di Torino, via Roma, sono stati
lordati da scritte di odio, un pò contro tutti : contro l’attuale governo,
contro i giornalisti, contro la linea ad alta velocità, naturalmente, contro un
noto magistrato, contro un giornalista.
Alcuni palloncini di vernice
rossa e nera, sono stati scagliati a imbrattare le serrande, il pavimento delle
vetrine ove qualche mese fa era ospitata LA STAMPA .
Fra tutte queste scritte colme di
odio, una in particolare mi ha fatto sorridere, per un umorismo, sicuramente
involontario perché assente in chi pratica certe manifestazioni di fanatismo, l’ho
fotografata perché è un documento di un “distinguo” che vale la pena di
segnalare.
Sul muro, angolo Via Roma, piazza
San Carlo, sono state vergate, in rosso queste parole : “ ACAB” che è un
recente acronimo anglosassone, per indicare che tutti i questurini sono
bastardi e poi più sotto, una precisazione fra parentesi, “NON IL FILM”.
Il distinguo dei NOTAV è molto
pedagogico e didascalico, infatti in questi giorni gira nelle sale
cinematografiche proprio un film, che narra la storia di alcuni agenti della
polizia impiegati nei reparti anti sommossa della Polizia Italiana e la scritta
sta ad indicare che non ci si vuole riferire a questo spettacolo, fuori dalla
realtà, ma soprattutto lontano dalla realtà di odio e intolleranza che vivono i
NOTAV violenti della piazza in oggetto. Per la cronaca i lanciatori di bome di
vernice si sono accaniti anche contro una grande immagine di un filosofo,
lontanissimo anni luce dalla violenza e dal capitalismo, Norberto Bobbio.
Roberto Nicolick