lunedì, novembre 30, 2015

L'omicidio del Cinese

L’omicidio del Cinese
Statale Millesimo – Montezemolo
1 Febbraio 1994
In Liguria non esistono solo infiltrazioni di organizzazioni malavitose nazionali, Mafia, ndrangheta , camorra e sacra corona unita , ci sono quelle Balcaniche o quelle Russe, e purtroppo esiste anche una mafia Cinese che opera con un più basso profilo ma è pur sempre mortalmente pericoloso.
I bersagli preferenziali sono gli stessi cittadini Cinesi, che alla denuncia,  preferiscono pagare il pizzo alle Triadi pur di continuare ad operare all’estero, ma chiaramente è una estorsione che dura in eterno e che si propaga anche in linea ereditaria. Inoltre le triadi gestiscono i canali clandestini attraverso cui , cittadini Cinesi giungono in Italia, pagando  oppure impegnandosi a pagare rate continuative ai padrini, e chi si sottrae a questo obbligo, paga con la vita.
E’ quello che probabilmente è successo ad un Cinese, di 30 anni circa, trovato sul ciglio della strada che collega Millesimo a Montezemolo, assassinato in modo spietato, prima picchiato selvaggiamente e poi finito con un colpo di pistola alla nuca.  Il cadavere era infilato in un sacco della spazzatura  e successivamente avvolto in una vecchia coperta e quindi abbandonato alle porte di Roccavignale, l’ultimo comune della provincia di Savona verso il basso Piemonte.
Nelle tasche della vittima due biglietti ferroviari, entrambi da Torino , per Firenze e per Roma. Forse si sentiva minacciato e si preparava a fuggire da Torino, dove esiste un gruppo criminale Cinese affiliato ad una setta poco conosciuta, nota come il Tao, la mafia del sole rosso definita dal Federal Bureau Investigation una delle più pericolose associazioni criminali del mondo e scarsamente sconosciuta a livello mediatico, che si occupa di diverse attività criminali fra cui quella preponderante è l’immigrazione clandestina in paesi Europei.
Il trasferimento dalla Cina dura una decina di giorni, usando diversi mezzi su strada o su rotaia, e costa o meglio costava, una decina di milioni di lire all’epoca, e visto che nessuno degli immigrati clandestini ha questa cifra, si impegnava a lavorare sino alla copertura della somma, secondo i parametri Cinesi, cioè una giornata lavorativa poteva durare anche sino a 16 ore. Si presume che l’uomo  sia  stato ucciso, a Torino e poi  trasportato e abbandonato sulla strada Millesimo Montezemolo. Il colpo finale è stato sparato con un’arma di fabbricazione Cecoslovacca, non facile da trovare, una mitraglietta Skorpion
A fine febbraio del 94, la svolta decisiva delle indagini, il cinese ucciso è identificato,  è un falegname, fuggito dalla Cina perché ricercato per sfruttamento della prostituzione, arriva in Italia con la nipote minorenne e risiede a Torino in un piccolo monolocale a Porta Palazzo, si chiama Hung Yo Ze, aveva un debito di 46 milioni con la Triadi, questi temevano che volesse denunciare l’organizzazione alla polizia per evitare di pagare la tangente. Inizialmente fu lasciato libero di circolare mentre la nipotina era tenuta in ostaggio,  quando tornò aveva raccolto solo un milione di lire e quindi era diventato inutile ed improduttivo per cui fu liquidato e trasportato in provincia di Savona, in una zona dove con una certa frequenza la mafia cinese smaltisce i cadaveri delle sue vittime.
Subito scattarono delle perquisizioni a Torino e Firenze, dove in alcuni appartamenti abitati da cittadini Cinesi, vennero trovate delle coperte simili a quella usata per avvolgere il corpo di Hung Yo Ze,  oltre all’arma usata per finire il poveretto. A seguito delle indagini due Cinesi appartenenti al gruppo erano già in carcere per altri reati ed hanno ricevuto l’avviso per estorsione e omicidio volontario, mentre altri sette sono ricercati attivamente. Inizia a delinearsi la presenza di una organizzazione malavitosa straniera, quella Cinese, molto attiva in Piemonte, Lombardia e Toscana.
Roberto Nicolick

L'ignoto decapitato al Salto del lupo

L’ignoto decapitato
Salto del lupo
Bardineto – Val Varatella
giugno del 1984


Lungo la strada provinciale Toirano – Bardineto si trova il  Ponte del Salto del Lupo,  il nome "Salto del Lupo" attribuito al profondo burrone oltrepassato dal ponte sulla provinciale è dovuta ad una leggenda, secondo la quale un lupo, braccato dagli abitanti della zona che volevano mettere fine alle sue razzie di pecore, fece un balzo per oltrepassare il baratro e seminare i suoi inseguitori. Etimologia a parte il ponte ad arco,  mette in collegamento l’entroterra Ligure con l’alta Valle Bormida.
Storia possibile e credibile visto che all’epoca il lupo rappresentava una minaccia per la pastorizia nella Valle Varatella. A parte questa leggenda , molto verosimile, il burrone ha una cattiva fama, dovuta a tutti i suicidi che si sono lanciati giù dal ponte nell’orrido che è profondo circa 100 metri e che non lascia alcun scampo, inoltre il baratro è stato usato per occultarvi dei cadaveri che non si voleva venissero trovati, infatti vi sono numerose forre e cavità coperte da una vegetazione fitta ed intricata che ricopre ogni anfratto, forse l’unica forma vivente sono un branco di daini che hanno colonizzato il burrone. Nel 74 fu trovato un cadavere “smaltito dalla malavita organizzata” , in seguito identificato e nel 79, alcuni cercatori di funghi trovarono un corpo privo di testa con all’anulare un grosso anello,questo non venne mai identificato, su quest’ultimo cadavere circolava la voce che fosse un monsignore visto l’anello pastorale.
Nei primi giorni di giugno del 1984, due pescatori di fiume, mentre risalivano il dirupo alla ricerca di un corso d’acqua, trovano un corpo privo di testa, nudo. Subito di due risalirono il burrone e chiamarono i Carabinieri. La testa non fu ritrovata nelle vicinanze e la perizia necroscopica stabilì che  era il corpo di un uomo della età apparente fra i  45 e i 60 anni di 70 kg,  sicuramente picchiato selvaggiamente prima di essere ucciso, lo attestano le numerose ecchimosi e i lividi presenti sull’addome e sul dorso, inferti con delle tecniche molto simili alle arti marziali. Dopo il pestaggio, denudato e mentre era ancora in vita decapitato alla base del collo, con uno strumento affilato, tipo mannaia o accetta ma non è da escludere un filo di acciaio molto sottile che è penetrato nel collo della vittima. Poi il cadavere era stato gettato per 80 metri giù dal burrone del Salto del lupo, dove successivamente  i due pescatori sportivi, provenienti da Rivoli, stavano risalendo il burrone alla ricerca di trote e hanno trovato il corpo sulla riva di un corso d’acqua , appunto come se fosse stato gettato dal ponte sovrastante . L’esame dattiloscopico delle impronte dello sconosciuto non hanno portato ad alcun risultato perché evidentemente non erano in alcun archivio criminale. La peluria sul corpo era scura, le mani curate e le unghie erano state limate. La morte va fatta risalire a circa tre giorni prima del ritrovamento.
L’ignoto decapitato aveva un mezzo di sintesi, una piastra con alcuni chiodi, che teneva insieme uno dei due femori che forse un tempo era stato fratturato. I carabinieri stavano convocando numerosi ortopedici per visionare la piastra attraverso delle radiografie e risalire all’ospedale dove fu operato, le loro perizie affermano che la tipologia dell’intervento non è molto seguita in Italia e invece abbastanza usata nei protocolli chirurgici Tedeschi. Sulle braccai si possono notare anche i segni di numerose iniezioni, forse dovute a somministrazioni di calmanti o sedativi il che potrebbe fare supporre che fosse una persona  sequestrata .Le ricerche del capo reciso nei boschi circostanti non hanno portato ad alcun ritrovamento, tutte le denunce di sparizioni di uomini sono state esaminate ma questa ricerca non ha  dato alcun risultato. L’indagine è stata allargato all’Interpol e dalla Germania la Polizia Federale tedesca ha comunicato che un delitto con analoghe modalità fu compiuto a Coblenza dove in una piazzola autostradale ,venne trovato un corpo nudo, senza testa e senza mani.  
Anche le denunce di rapimenti o di sequestri di persona avvenute recentemente, sono state esaminate ma senza risultati. In base alle ultime risultanze parrebbe che l’uomo sia stato ucciso in un altro luogo e ivi decapitato, quindi la testa e il corpo hanno preso strade diverse allo scopo di impedire il riconoscimento. Dopo un breve periodo, non essendoci elementi nuovi alle indagini il caso si arenò e ancora oggi il corpo non ha un nome. La zona si conferma per avere un alto tasso di ritrovamenti di cadaveri, morti spesso per cause accidentali ma anche e soprattutto per cause violente.
Roberto Nicolick

Lo strano "suicidio" di Bruno Pasero, Albisola Capo

Bruno Pasero
5 aprile 1985
Albisola Capo
Canosio è un piccolo borgo della Valle Maira in provincia di Cuneo, abitato da un centinaio di anime, alto 1200 metri sul livello del mare, aria pulita e vista sulle montagne, negli anni 80, da questo pugno di case era giunto ad Albisola, Bruno Pasero di anni 43, Piemontese d.o.c. , con una valigia piena di vestiti ed altri effetti personali e soprattutto con la voglia di costruirsi una nuova vita magari trovando un altro lavoro più confacente alle sue aspirazioni.
Magro, con un paio di baffi,  era un uomo solo e senza affetti, al paese da dove veniva, aveva un fratello Lorenzo, che aiutava a gestire un piccolo albergo, il Miramonti. In realtà in Liguria le aspirazioni migliorative del Bruno non vennero soddisfatte pienamente, lavorò in qualche ristorante della zona come aiuto cuoco poi rimase senza un lavoro, cominciò a vagare per il bar della zona, tra Savona ed Albisola e dato che aveva la qualifica di invalido, venne ospitato a spese del Comune di Albisola in un alloggio parcheggio, Villa Bianca, dove soggiornavano persona bisognose di assistenza sociale.
L’uomo viveva una apparente e triste quotidianità, fino a quando venne trovato morto, in circostanze molto inquietanti: impiccato alla ringhiera di un condominio di Albisola Capo a poca distanza dall’Aurelia , all’interno di un cortile condominiale,  ad una altezza di un metro e mezzo da terra, al collo aveva un laccio stretto, gli arti inferiori erano flessi in un modo innaturale, chi ha trovato il cadavere afferma che i polsi erano legati dietro la schiena ma non ci sarebbero conferme ufficiali a questo particolare, invece sul capo aveva diverse e profonde ferite che sembrano prodotte da percosse, la morte risaliva ad almeno sei ore prima del ritrovamento.
L’idea che si erano fatti gli investigatori dei Carabinieri, era che fosse stato coinvolto in una lite , finita male , e che qualcuno avesse voluto mascherare la morte di Bruno Pasero, inscenando un suicidio a mezzo impiccagione. L’uomo, che soggiornava ad Albisola da circa tre anni, era conosciuto come una persona innocua non conflittuale, inoltre non possedeva somme di denaro che potessero giustificare una rapina, a parte alcuni ricoveri in ospedale per cure cardiologiche e per leggere intossicazioni a livello epatico , nulla di serio, aveva poi trascorso la convalescenza a Canosio dal fratello per poi tornare ad Albisola. L’unico neo nella sua vita era rappresentato da un denuncia per un piccolo furto. Anche al suo paese natale saputa la notizia , tutti sono rimasti sconvolti dalla notizia e soprattutto dalle modalità in cui è stato trovato morto.
Le perquisizioni nel piccolo alloggio dove egli viveva, non hanno portato ad alcuno risultato, solo disordine e abbigliamento sparso. All’interno del cortile dove è stato trovato il corpo vi sono dei ponteggi che sarebbero stati più idonei ad un suicidio ammesso che così sia avvenuto e invece è stata usata una ringhiera di un ballatoio. Inoltre pochi giorni prima di essere trovato morto aveva spedito una cartolina al suo paese con sei saluti. Tutto questo non fa presupporre una volontà suicida. Anche questo è una morte senza spiegazioni.
Roberto Nicolick