Brescia, 11enne serba venduta al marito
La bambina ceduta per 17mila euro a un kosovaro, ora agli arresti per violenza sessuale e riduzione in schiavitù
MILANO - Venduta a 11 anni per sposarsi e madre a poco più di 12. «Dalle nostre parti si usa così» ha spiegato alla polizia la bambina serba, la cui storia è emersa dopo il parto avvenuto pochi giorni fa all'ospedale civile di Brescia, dove lei vive. La squadra mobile della questura ha così portato alla luce una vicenda di matrimonio imposto. Il marito è un 21enne kosovaro residente nel Bresciano, che per le nozze ha pagato 17mila euro. L'uomo, disoccupato, è stato arrestato con le accuse di violenza sessuale e riduzione in schiavitù.
CONTRATTAZIONE - Si parla di «violenza presunta» dato che, secondo la legge, una bambina di 12 anni non è in grado di valutare e di dare un consenso legalmente valido a un rapporto sessuale. Inoltre dalle indagini è emerso che la bambina non sapeva di poter restare incinta dopo l'atto. Quanto alla riduzione in schiavitù, è stata in questo caso applicata la Convenzione di Ginevra in cui vengono assimilate a questo reato le pratiche di matrimonio in cui uno dei coniugi non possa sottrarsi. La polizia ha scoperto che la contrattazione tra i genitori della bambina e quelli del marito era partita da una cifra di 25 mila euro. Poi i genitori del kosovaro sono riusciti a trattare fino a raggiungere i 17 mila. Ora la madre e la neonata sono in una comunità protetta.
IL LEGALE - Ora il legale del kosovaro, l'avvocato Enzo Trommaco, sta studiando gli atti della vicenda in vista dell'interrogatorio di garanzia che si terrà venerdì davanti al gip Silvia Milesi che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare. Trommaco sottolinea come il nome della bambina sia già stato inserito nei giorni scorsi nello stato di famiglia, a dimostrazione della buona fede delle famiglie, mentre nell'ordinanza non si farebbe cenno alla cifra di 17mila euro, ritenuto dall'accusa il «prezzo» della futura sposa. Una cifra che, comunque, a detta dell'avvocato, potrebbe costituire «un ristoro» che tradizionalmente è assegnato alla famiglia della sposa per la perdita di una figlia. «Entrambe le famiglie sono distrutte - ha spiegato il legale -, non capiscono che cosa stia succedendo. La ragazza, tra l'altro, era legatissima alla famiglia del mio assistito». Si tratta, conclude l'avvocato, «di famiglie regolari, che hanno da tempo casa a Brescia».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
-
Anna Maria Araldo 25 aprile 1945 Un altro caso Giuseppina Ghersi in Valbormida Un martirio accuratamente nascosto e dimenticato ...
-
Da Prometeo, il sito per eccellenza anti - pedofilia LA STORIA DI SILVESTRO. Silvestro ha 9 anni, lo sguardo furbetto e il nome simpatico, ...
-
Nel mezzo di multisale cinematografiche, Megapalestre, centri commerciali e ristoranti ecco un classico esempio di degrado e di abbandono, s...
Nessun commento:
Posta un commento