lunedì, febbraio 14, 2011

L'OMICIDIO DELLA DORA COSMIN


Teodora Cosmin, detta Dora, nasce a Quiliano, nell’agosto del 1899, da giovane studentessa frequenta l’Istituto magistrale di Savona e abbraccia , per vocazione, la carriera di maestra elementare, inizia quindi ad insegnare presso la scuola del suo paese natale, Quiliano, ad appena 20 anni facendosi notare per competenza e capacità umane e didattiche. Nelle sue classi passano quasi tutti gli adolescenti di Valleggia e Quiliano. Il suo lavoro didattico si protrae con umiltà ed amore sino alla fine della guerra. Peccato per la ottima insegnante che il fratello, Pietro, più giovane, idealista ed irrequieto della sorella, ricopra un importante incarico nel Partito Fascista Repubblicano, addirittura come Prefetto del Fascio presso le città di Verona e Venezia, dove si trova a gestire in prima persona le formazioni armate della Repubblica Sociale Italiana nel corso di numerosi arresti e rastrellamenti. Chiaramente agli occhi dei partigiani comunisti, Pietro Cosmin è un importante capo Fascista da eliminare e la sorella deve pagare anch’essa, nonostante sia una semplice e innocua maestra elementare. La Dora non ha neppure scelto si prestare servizio nel S.A.F., Servizio Ausiliario Femminile, lei dedica il suo tempo solo ed unicamente all’insegnamento. Appena il regime della Repubblica Sociale cade e le formazioni partigiane arrivano a prendere il potere, i Cosmin , Pietro e Teodora, molto prudentemente si allontanano da Savona e dal pericolo delle rappresaglie dei nuovi dominatori. Per ironia della sorte, il Capo della Provincia di Verona, Pietro Cosmin, malato gravemente di tubercolosi, si spegne nel letto di una casa di cura, “la quiete” a Varese nel maggio del 1945, sottraendosi suo malgrado al plotone di esecuzione partigiano che defraudati di una vendetta diventano sempre più rabbiosi e cercano un altro bersaglio per la loro ferocia omicida e lo trovano nella sorella del Pietro Cosmin : Dora.. A luglio del 45, la maestra Dora Cosmin, decide infine di tornare a Quiliano, al suo lavoro di insegnante elementare, infatti la signorina, ritiene la situazione oramai pacificata, visto anche il suo impegno politico verso la Repubblica Sociale Italiana che non è praticamente mai esistito. Ma si sbaglia di grosso: l’odio cieco di classe e la ferma ed ottusa volontà di liquidare tutti i fascisti e ove non possibile i loro parenti, è ancora fortissima nei partigiani comunisti. La maestra, viene riconosciuta appena scende dal treno a Savona, alcuni poliziotti partigiani la seguono e la afferrano per le braccia e la portano a Quiliano, il suo bagaglio personale viene immediatamente”sequestrato” e sparisce. A Quiliano, in piazza, viene esposta alla gente, come se fosse una criminale, viene schiaffeggiata e alcuni le sputano addosso. Il più grande dolore per la Dora Cosmin è riconoscere che fra i carnefici quelli più violenti con lei, sono proprio suoi ex alunni a cui lei con tanto amore e dedizione ha insegnato a leggere, a scrivere e a fare di conto. Questi soggetti non sembrano neppure riconoscerla. Su sue piedi la poveretta vien condannata a morte, in mezzo alla strada, trascinata sulle alture di Quiliano, inghiottita nel nulla non farà più ritorno e il suo corpo non verrà mai più ritrovato. Alcune testimonianze , abbastanza attendibili, affermano che fra i suoi principali assassini erano tutti suoi ex allievi della, Scuola Elementare di Quiliano. Pare che prime di essere uccisa sia stata anche oltraggiata, anche questa prassi comune tra i partigiani comunisti verso le donne fasciste o presunte tali. Un vecchio partigiano sul letto di morte, pochi anni fa, ammise l’assassinio della maestra Dora Cosmin e lo definì inutile e crudele, tardivamente ovviamente ma non rivelò il luogo dove ancora giace la poveretta. Quello che è certo è che nessuna indagine venne mai svolta per identificare gli assassini della sventurata ed innocente Maestra, anche se nel paese di Quiliano, tutti conoscono i nomi degli assassini . Qualcun altro afferma che, dopo l’esecuzione sommaria, il corpo fu abbandonato presso il famigerato Campo Stringhini, situato poco sopra le Tagliate, fra Vado Ligure e Quiliano, sede di un accampamento di una Brigata Partigiana Comunista, un luogo costellato di fosse comuni, dove le esecuzioni sommarie erano la regola. Non a caso, quando si diceva ad un prigioniero fascista,” vieni andiamo al campo Stringhini” , la frase suonava come una condanna a morte per lo sventurato che la ascoltava. Alcuni contadini dopo la fine della grande mattanza, avvenuta dopo il 25 aprile del 1945, transitando in zona, videro una mano ed braccio chiaramente femminile spuntare dal terreno ma non si fermarono e proseguirono spaventati. Molto probabilmente l’arto muliebre , che i contadini poterono vedere era proprio quello della povera maestra Dora Cosmin, la cui povera anima ancora oggi vaga in cerca di pace Roberto Nicolick

roberto nicolick

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