Strani particolari
emergono dal passato
Passano gli anni, tanti, e molte cose riaffiorano nella
memoria e riesci finalmente a darti delle spiegazioni che all’epoca non potevi
darti. Più di cinquanta anni fa, forse cinquantacinque, in Corso Italia, dove
ora c’è un negozio di abbigliamento trendy, sulla destra risalendo il corso, c’era
un negozio di un noto fotografo, che esponeva delle bacheche appese al muro del
palazzo. In quel periodo, a primavera, le bacheche erano piene di fotografie in
bianco e nero, che raffiguravano le prime comunioni dei bimbi di Savona, tutti
ben pettinati, con l’abito elegante, un giglio in mano e con i calzoncini corti
e i calzini bianchi, le scarpette di vernice, tutti in processione accompagnati
dalle suore. Una immagine rassicurante. Io transitavo lì accanto, accompagnato
da mio padre, un “camallo”, che mi stringeva la mano, mentre mi “portava”letteralmente
in giro, entrammo dal fotografo per visionare le foro della mia Prima Comunione
ed eventualmente per acquistarle. Il fotografo era un ometto molto gentile che
, sentite richieste di mio padre, squadernò una serie di album di foto già sviluppate
e ci invitò a guardarle. Mentre il mio impaziente babbo e io sfogliavano gli
album, il fotografo lanciò uno sguardo fuori dal negozio e scuotendo il capo,
disse “è un’ora che è li fuori, se li mangia con gli occhi”. Io non compresi
quella frase e soprattutto il suo
significato. Mio padre ,invece , comprese molto bene ciò che voleva dire il
fotografo e uscì lentamente, seguito da me molto incuriosito, quello che intravidi
, non lo intesi in quegli anni, ma ora, pensando, e soprattutto, ripassando in
quel punto di Savona, dalla nebbia dei miei ricordi emergono alcune cose, alcuni particolari che danno
luce e mi fanno assimilare molte cose, nascoste dalla ingenuità pulita di noi
bambini. Ecco quello che vidi : un uomo, basso e grassottello, con un basco sul
capo di sbieco, indossava un completo sgualcito, principe di Galles, sotto una
camicia bianca dal colletto sporco da cui pendeva una cravatta scura e una
cartella di cuoio marrone fra le mani, osservava, squadrava, anzi studiava con
attenzione i bimbi nelle foto, li esaminava attraverso le lenti da miope dalla pesante
montatura nera. L’uomo , era talmente addossato alla bacheca che appannava con
il fiato il vetro, era tanto rapito da quello che guardava, da non accorgersi
che mio padre e io stesso, lo fissavamo. Ad un certo punto, si riscosse e notò i nostri
sguardi, ci rimase male, come se fosse stato sorpreso a rubare qualcosa, ci guardò seccato, ma percepì l’aggressività e il ghigno di mio babbo che non prometteva
nulla di buono. Sorrise vacuamente, mostrando dei denti ingialliti e radi, poi
si allontanò a passettini e sparì dalla nostra vista. Mio padre non commentò,
era un uomo violento e ignorante, ma sapeva riconoscere le persone marce e
malvagie. Io ero un bimbo di 10 anni,
non avevo capito di aver appena visto un orco, un pedofilo che si perdeva con
la mente nelle sue fantasie immonde , guardando fotografie di bimbi ad una prima
comunione. Negli anni a venire,
diventando adulto continuai a vedere quel soggetto , generalmente negli eventi
religiosi o negli oratori oppure attorno ai campetti di calcio, dove si
mimetizzava in mezzo alla gente. Quando
incontravo quel tipo mi prudevano le mani. In seguito non lo vidi più, immagino
sia morto, altrimenti oggi avrebbe120 anni. Sono sicuro che nessuno abbia
pianto per la sua morte.
Roberto Nicolick
Nessun commento:
Posta un commento