domenica, giugno 29, 2025

Monica Loretta e Nadia 28 novembre 1987 Cairo Montenotte Monica e Nadia sono due giovani studentesse di 16 e 20 anni, belle ed intelligenti, frequentano le superiori, abitano assieme alla madre Tilde in un piccolo appartamento di Via Colla a Cairo, la donna separata da un caporeparto della Vetri Dego , proprio quella notte fatidica aveva le due ragazze a dormire a casa sua. Tilde di 42 anni, conviveva da 5 anni, con un imprenditore edile di 45 anni, Franco P, che all’esterno, pareva essere tranquillo, ma non era proprio così, l’uomo infatti era geloso, ossessivo, possessivo , seguiva la sua compagna di nascosto e l’aveva già minacciata di morte. I rapporti tra i due conviventi si erano deteriorati e la donna stava per uscire da quel rapporto che la stava facendo soffrire moltissimo, l’uomo , come tanti altri non accettava di essere lasciato. Quella notte mentre la sua convivente è a lavorare in una pizzeria del centro di Cairo, a mezzanotte passata, entra in casa della sua compagna usando una copia delle chiavi, affronta prima Monica, in quel momento sola, e la uccide strangolandola, poi rimane in attesa dell’altra figlia della Tilde, Nadia, e quando questa alle 2 rientra, le spara con una doppietta cal. 12 due colpi, il primo colpo la ferisce al fianco e il secondo la prende al collo dandole il colpo di grazia. L’arma si inceppa e Perini la abbandona nell’appartamento, quindi abbandona i due corpi e sale sino all’ottavo piano, raggiunge il tetto del palazzo e ci si barrica. Quando più tardi alle 4, arriva in ritardo, dal lavoro in pizzeria, la povera madre la quale si trova davanti i corpi devastati delle due ragazze, disperata chiama il 118, che non può fare altro che costatare la morte delle due povere vittime. Affluiscono sul posto anche i Carabinieri che cercano l’assassino, lo individuano sul tetto, da dove minaccia di suicidarsi gettandosi in strada. Lo stabile è circondato da ingenti forze di polizia e da tiratori scelti, arrivano anche i vigili del fuoco che vorrebbero catturare l’assassino con delle reti ma devono desistere. L’uomo getta giù in strada un foglietto dove ha scritto delle frasi deliranti, in cui esprime un folle e morboso attaccamento per la ragazza più giovane. Iniziano le trattative per ottenere al resa dell’artigiano che scrive sui muri delle frasi sconnesse in cui chiede perdono per quello che ha fatto. Arrivano anche i suoi parenti, fratello e madre, e un sacerdote che tentano di convincere l’uomo a desistere dal suicidio ed ad arrendersi. Passano diverse ore e si arriva al giorno successivo, con una folla di curiosi che segue la vicenda. Fa freddo, una patina di ghiaccio si è creata sul tetto, i colloqui con Perini allo scopo di convincerlo a desistere, si susseguono, prima il Parroco, poi il Comandante dei Carabinieri , in ultimo il Pretore tutti senza esito. Poi dopo 24 ore di assedio, di alternanze tra risa e pianti, tra urla e parole sommesse, a mezzanotte passata l’omicida, illuminato dalle fotoelettriche si getta dall’ottavo piano e pone fine alla sua vita.

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