Cristina
Per
anni aveva aiutato la madre e il padre, nella gestione di una piccola
gioielleria in centro a Savona, poi deceduti i genitori, aveva ceduto
l’attività, continuando il suo lavoro come impiegata in ente pubblico.
Cinquantenne, alta e magra, con gli occhi sporgenti e i capelli di un vistoso
colore rosso, la si vedeva passeggiare per le vie dello struscio savonese, dopo
la separazione dal marito in compagnia del suo cagnolino. Era una figura
caratteristica della città. In estate si sedeva sulle panchine dei giardini
della piazza della ex stazione per sfuggire al caldo, oppure per cercare
qualcuno con cui scambiare qualche parola, preferibilmente uomini. La donna era
invalida civile per un deficit visivo, pareva non avere svaghi particolari,
fumava molto e giocava al lotto e basta. Abitava in un appartamento all’angolo
tra Via Luigi Corsi e Via Guidobono, al secondo piano, da dove la si
notava affacciata a guardare la strada,
come se aspettasse qualcuno.
Questa
era l’immagine pubblica, in realtà c’erano altri interessi, la donna era una
accanita giocatrice, inseguiva i numeri ritardatari, spesso perdeva cifre
rilevanti e qualche volta vinceva, era cointeressata nella compravendita di
oggetti antiquariato e in oro, era attratta dal mondo della divinazione e
dell’occulto, progettava di leggere lei stessa i tarocchi a richiesta infatti
aveva anche messo un annuncio sui giornali, consolidava le amicizie occasionali
che faceva anche per strada, soprattutto quelle maschili .
In
una mattina di settembre del 2006 , una sua amica dopo averle telefonato
inutilmente diverse volte, pensando al peggio, telefona il 118. Alle 12,30
circa, Cristina verrà trovata distesa sul letto in un lago di sangue, con
alcune profonde ferite da arma da taglio al collo e al petto, un cordoncino
stretto attorno al collo , molte ecchimosi segnano i suoi arti e il tronco, schizzi
di sangue macchiano le pareti, la casa è
a soqquadro e la televisione è accesa con il volume alto. L’autopsia stabilirà
la morte nella notte tra il 23 e il 24 settembre, confermerà che qualcuno l’ha
colpita con violenza e che lei si è difesa, almeno per quanto ha potuto, il
setto nasale è fratturato, è stata colpita con un coltello che ha provocato
vaste emorragie e infine è stata strangolata con un cordoncino da tenda. L’arma
del delitto è a terra e viene esaminata. Chi l’ha uccisa non ha rubato nulla
dall’appartamento, nonostante nella casa fossero presenti una somma di denaro e
gioielli.
Da
subito si sospettò di due persone che frequentavano la sua casa, un
pregiudicato e un promotore finanziario e anche di un tossicodipendente con cui
lei ebbe una vivace discussione ai giardini, ma risultarono tutti estranei al
fatto. Si cercò fra le sue numerose frequentazioni maschili e si stabilì che la
donna riceveva nel suo appartamento, non sempre questo avveniva per motivi
legati al sesso o per denaro. Anzi qualcuno dei suoi non era
sicuramente prestante dal punto di vista sessuale. La donna frequentava molti
uomini, per lo più maturi, spesso conosciuti per strada o ai giardini, il che li
rende invisibili agli inquirenti. Ipotizzando che l’assassino si trovi tra di
essi si comprende la difficoltà a
identificarli.
Nel
2008 la procura chiese l’archiviazione. Nel maggio del 2009 si completarono alcune
indagini scientifiche, dopo aver controllato i tabulati telefonici, si esaminò
il sifone e lo scarico dei lavandini della casa ed in effetti si trovarono
tracce di DNA , la cui quantità non permetteva di fare comparazioni con quelle
di un eventuale sospettato. Si filmò anche la Messa in suffragio per non
lasciare nulla di intentato. Dopo due anni e mezzo di indagini serrate dal
delitto, senza alcun risultato, la
polizia iniziò a perdere le certezze iniziali. Ancora oggi, questo omicidio va
a sommarsi quelli che sono avvenuti a Savona e zone limitrofe e che non hanno
un responsabile. Un altro assassino in libertà.
Roberto
Nicolick
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