Quattro colpi nella
notte
Quattro colpi secchi rompono il silenzio di una notte a
luglio negli anni settanta, Savona, i colpi provengono dall’interno di un
appartamento al quinto piano di un palazzo ottocentesco in centro, a poca
distanza dal mare. Una mauser 7,65 impugnata da un uomo ha appena spezzato la
vita di un ragazzino, suo figlio e di una giovane e bella donna , sua moglie.
Poi seguendo un copione che si vedrà spesso nelle cronache, l’arma verrà
puntata su di sé, e farà fuoco due volte, raggiungendo il suo scopo solo al
secondo tentativo. I tre protagonisti di questa tragedia e le loro famiglie
appartengono a dei livelli sociali elevati, alla cosiddetta buona borghesia. I
famigliari della ragazza, il giorno successivo, allarmati dal silenzio della
figlia, inviano degli amici che trovando la porta sbarrata, si calano con
l’attrezzatura da arrampicata dal tetto
entrando da una finestra nell’appartamento, appena visti i corpi privi
di vita, chiamano la polizia che non può fare alto che constatare l’accaduto.
Nella casa si trovano un certo numero di armi da fuoco, regolarmente
denunciate. Come in altri casi, verrà spontanea la perplessità sulla presenza
di tutte queste armi nella disponibilità di una persona che , in quel periodo,
non brillava certo per equilibrio psicologico. Chi ha sparato, infatti, era in
cura presso uno psichiatra per una serie di disturbi, era molto cambiato, da
persona allegra e conviviale era diventato cupo e poco incline al sorriso,
forse per il lavoro imprenditoriale che lo sovraccaricava di responsabilità.
Qualcuno dirà che si è trattato di un ,
al di là delle spiegazioni a posteriori, tre persone sono morte tragicamente,
tre persone che potevano avere tutto dalla vita, ricche di intelligenza e di
potenzialità, tutto a causa di una malattia che divora l’anima dall’interno che
spinge a commettere gesti orrendo come questi. Terminati i rilievi di polizia
giudiziaria, i tre corpi con l’autorizzazione del Magistrato, furono
trasportati all’obitorio e composti per il funerale che si svolse in forma
strettamente privata. Vennero inumati uno accanto all’altro in tre loculi
vicini. La città tutta fu impressionata da questa strage e ancora oggi molti
passando per la via centrale dove si affaccia il palazzo della tragedia, alzano
lo sguardo per guardare la facciata in stile liberty e le finestre di quel
quinto piano.
Roberto Nicolick
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