Ornella
Ornella è mancata, di cognome faceva Tassi, era una figura
caratteristica di Savona, soprattutto di una certa Savona , la Savona che non
la villa con piscina, la Savona che non veste griffato, la Savona che non guida
il SUV, la Savona un pò simpatica e un pò cialtrona, quella che deve fare i
conti per poter mangiare quel giorno ma soprattutto la Savona generosa. La sua
vita non è stata certamente facile, per
vivere faceva il lavoro più antico del mondo nel modo più pericoloso, sulla
strada e di notte con il rischio di incontrare gente senza scrupoli, lo ha
fatto senza arricchirsi, perché per scelta
spendeva quasi tutti i soldi per mantenere i suoi cani, infatti c’era una
costante nella sua esistenza, amava in un modo incredibile gli animali, in
particolar modo i cani. La conobbi, una quindicina di anni fa, quando gestiva
assieme al fratello un canile in cui erano presenti una quarantina di cani,
questo canile era un po fuori mano, a Cadibona, bisognava passare per uno
stradino e guadare un fiumiciattolo per arrivarci. Le autorità volevano
chiuderlo perché affermavano che il canile non era a norma, lei mi chiamò per
avere sostegno quando facevo ancora politica, ci andai e trovai un canile sui
generis, con delle strutture sicuramente non a norma, ma dove i cani vivevano ,
a mio parere, felici e dove mangiavano tutti i giorni senza essere disturbati
da nessuno. Purtroppo il canile venne chiuso e i cani in parte trasferiti, per
lei fu un dolore terribile, non aveva niente d’altro nella vita, aveva trovato
nella sua esistenza dura e spesso stentata un valore, delle creature che
ricambiavano tutto quello che faceva per loro. Si era inventata, allora, una
protesta e con un cartello appeso al collo manifestava di fronte all’ingresso
del tribunale di Savona, una protesta non violenta ma per lei significativa.
Ricordo di lei, il numero incredibile di sigarette che fumava , praticamente una
dopo l’altra e soprattutto rammento il suo sorriso, buono e gentile, praticamente
senza denti, un sorriso che trasmetteva bontà e gentilezza e suoi capelli il
cui colore oscillava tra il grigio e il biondo. L’ultima volta che la vidi fu
qualche mese fa, era quasi l’alba, seduta su una panchina dei giardini di
Piazza del Popolo, con accanto un cane, di cui ora conosco il nome Tato, sempre
con la sua sigaretta. Io attendevo il bus per Carcare e lei era lì, dopo aver
passato la notte, per stare accanto al cane, mi salutò e mi raccontò l’ultimo
pezzo della sua vita. Ora è mancata e penso che dovendo scegliere tra il
paradiso ma senza un cane da amare, e l’inferno ma con un cane, sceglierebbe a
colpo sicuro la seconda opzione, e senza esitare.
Roberto Nicolick
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