Bernardo Fucione, Caterina Patrone, Oreste Fucione
Località Campasso, Stella Santa
Giustina ( Savona)
21 giugno 1925
Bernardo
Fucione di anni 56, la moglie Caterina
Patrone di anni 40, e il piccolo figlio
Oreste di appena 12 anni, si guadagnavano da vivere facendo gli agricoltori,
abitavano una piccola cascina in località Campasso a poca distanza
dall’abitato di Stella S. Giustina. L’intero nucleo famigliare venne sterminato
in pochi minuti intorno alle 12,30 . Fu una strage compiuta a colpi di roncola
o di accetta , il primo corpo ad essere
trovato è quello del capo famiglia,
Bernardo, che ha tentato di fuggire lungo un sentiero che scende al paese ma è
stato inseguito e raggiunto e colpito ripetutamente e lasciato in una pozza di
sangue, poi è stata rinvenuta la moglie,
ammazzata in casa, al primo piano in camera da letto e abbattuta anch’essa, con
diversi colpi di accetta, poi il figlio,
il piccolo Oreste, il quale deve aver
sentito le urla della donna e probabilmente ha tentato la fuga ma anch’esso ha
fatto poca strada, raggiunto e ammazzato sempre con la stessa arma poi
abbandonata accanto al corpicino, rossa di sangue sino alla metà del manico.
Alcuni
contadini dopo aver rinvenuto i tre cadaveri corsero ad avvisare i Carabinieri che accorsero sul
posto in seguito piantonato dai soldati che sono di guarnigione
al Forte del Giovo sino all’arrivo del magistrato. C’è una coincidenza
inquietante, nello stesso paese qualche mese prima, un contadino fece la stessa
orrenda fine della famigliola Fucione, nella stalla della sua casa colonica
solo la moglie riuscì ad avere salva la
vita fingendo di non conoscere l’omicida che invece le era ben noto.
Due
ragazzini Faustino e Pierino Pescio, amici di giochi dell’Oreste, sono gli
unici testimoni oculari del pluri omicidio , affermarono che mentre erano sul
versante della collina di fronte alla cascina, di aver inteso delle urla
disperate e di aver quindi visto Oreste correre disperatamente inseguito da un uomo
armato di una scure. Essi riconobbero
nell’inseguitore tale Luigi Frecceri,
infatti gridarono all’indirizzo dell’inseguitore < è Luigi è Luigi !> ma nonostante
fosse sicuro di essere stato riconosciuto, non desistette dall’inseguimento,
anzi li minacciò da lontano agitando la scure verso di loro.
Luigi
Frecceri, un trentenne forte e robusto, era il nipote di Caterina, frequentava assiduamente la casa dei Fuscione.
Uomo molto solitario e di carattere chiuso, non aveva mai avuto una fidanzata,
emigrato in Nord America, aveva soggiornato qualche anno in California e poi
con i soldi guadagnati, era tornato a Santa Giustina comprando un casolare a
circa 200 metri dalla abitazione dei Fuscione dove abitava da solo, lontano dai
suoi fratelli con cui non aveva rapporti. Da una delle ricostruzioni dei
Carabinieri, Frecceri intorno alle 12 di quel giorno fosse a casa della zia, di
cui era appunto assiduo e con cui aveva iniziato una animata discussione, nella
camera al primo piano, forse il confronto ha preso una brutta piega e Freccero
ha colpito la donna con l’accetta alla guancia e al braccio destri, quasi
recidendo di netto la mano dal polso, il colpo successivo lo calò sul capo abbattendo la donna. Il marito era nella
stanza attigua che si radeva con un rasoio, sentendo l’accaduto entrò nella
stanza da letto e con quello strumento affrontò il nipote ferendolo al viso, ma
ebbe la peggio e tentò di fuggire da basso per le scale, inseguito dall’assassino
che lo raggiunse in fondo al sentiero e lo colpì ripetutamente alla nuca sino ad ucciderlo. Il piccolo Oreste aveva
visto tutto, bloccato dal terrore, appena vide l’assassino puntare verso di lui
provò a scappare ma venne raggiunto dalle lunghe falcate dell’uomo e colpito
alla tempia, alla guancia e al viso che si aprì in due parti. Poi Freccero posata la scure, fuggì nel bosco
verso la sua abitazione, questa è la versione ufficiale del fatto anche se ce
ne furono altre non suffragate da elementi probanti.
I
bimbi che assistettero al macello di Oreste diedero l’allarme in paese ai
contadini che corsero a portare soccorso, inutilmente , infatti i tre corpi
erano devastati, e ai Carabinieri che iniziarono subito le ricerche di Frecceri.
Fu rastrellata tutta la zona, anche una miniera venne ispezionata senza trovare
nulla. Il giorno successivo , una pattuglia di Carabinieri di Stella S.
Giovanni trovano il cadavere dell’assassino che galleggiava in laghetto
denominato Gotto, morto da ore. L’orologio era fermo alle 13, quindi la morte
risaliva a mezzora dopo la strage, anche in questo caso non si appurò se fosse
stato un suicidio oppure una caduta incidentale finita in un annegamento.
Roberto
Nicolick
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