Giuseppe Cristino “Cutlin”
Località Monte Cerchio del
Carretto, Cairo Montenotte
1 gennaio 1976
Francesco
Giuseppe Cristino di anni 77 detto Cutlin, è un agricoltore, abita una sperduta
cascina del basso Piemonte, tra la Valle Bormida e le Langhe in località Monte
Cerchio del Carretto. Il suo corpo sarà trovato con il cranio devastato da
numerosi fendenti di una scure, abbandonata con la lama sporca di sangue, a poca distanza dal cadavere. La vittima verrà trovata da un operaio di
passaggio,Aldo Bozzolasco di Cengio, steso bocconi nel cortile di casa a pochi
metri dalla porta di ingresso, accanto a due pozze di sangue, il che fa
supporre che la vittima nonostante gravemente ferita abbia tentato di
rifugiarsi in casa.
Le
ferite sono molto profonde e hanno determinato forti emorragie, shock
traumatici, si accerta che la morte che deve essere avvenuta tra il 31 dicembre e il primo gennaio 1976. Il
contadino viveva da solo, in un casale raggiungibile dopo una mezzoretta di cammino dalla strada
provinciale, non aveva amicizie, faceva una vita solitaria e tranquilla, dedita
solo ed unicamente al lavoro dei campi che svolgeva autonomamente, pur avendo
cinque figli, 4 maschi ed una femmina. Campava con una piccola pensione, con i
frutti della terra che coltivava e con il taglio del bosco. Scandagliando nella
vita privata della vittima, da alcune voci di paese, si apprende che avrebbe
avuto un figlio illegittimo da una contadina della zona con cui intrattenne una
relazione adulterina, questa donna sarebbe deceduto qualche giorno fa e il
figlio naturale avrebbe ora 23 anni.
Nelle
tasche della vittima c’erano 15 mila lire in biglietti da mille e nella casa
centomila lire, inoltre quel giorno Cristino avrebbe concluso una vendita di una
partita di legname pagata con un assegno di 24 mila lire. Secondo gli
inquirenti il Cristino, il giorno della sua morte, avrebbe ricevuto una
persona, conosciuta, all’interno della casa, con cui è nata una lite,
degenerata in una violenta colluttazione, proseguita fuori dal casolare e
culminata con una prima serie di colpi di scure al cranio. Benché gravemente ferito,
il contadino avrebbe tentato di rientrare in casa, ma l’assassino non gli avrebbe dato tregua,
inseguendolo dentro, dove lo avrebbe ulteriormente colpito, finendolo. Anche
l’aggressore è rimasto ferito, lo prova
una traccia di sangue che parte dal cortile e prosegue per un sentiero,
allontanandosi dalla casa. Tutta la zona attorno alla abitazione viene
attentamente rastrellata alla ricerca di indizi che possano aiutare gli
inquirenti. Nessuno ha assistito al delitto
e si tratta di una azione di impeto e non una rapina finita male.
Le
indagini dei Carabinieri proseguirono , furono interrogati i congiunti della
vittima, in particolar modo la figlia Elvira, sposata con un contadino di 50
anni, Cesare Bellino, e il loro figlio
Elvio ventunenne e l’altra figlia di 12 anni, inoltre fu sentito un muratore che precedentemente
risiedeva a poca distanza dalla cascina e che avrebbe avuto con la vittima
frequenti contrasti e litigi per motivi di confine, inoltre questa persona sarebbe
stato al corrente delle abitudini del contadino. Nei giorni successivi fu
fermato ed indagato per falsa testimonianza un contadino, tale Tommaso
Pregliasco, che transitò per ben due volte, alle 16 e alle 18 del 31 dicembre,
a pochi metri dalla porta di ingresso della cascina e stranamente affermò di
non avere notato nulla di anomalo.
Uno dei figli dell’ucciso, Domenico, non esitò ad accusare dell’omicidio il marito
della sorella, Cesare Bellino. La moglie, interrogata, confermò la sua
dichiarazione. In buona sostanza Elvira e Domenico affermarono davanti ai
Carabinieri, che Cesare aveva dell’astio nei confronti del suocero. Qualche
tempo prima Cesare abitava con la moglie, nella cascina dello suocero, il quale
lo aveva sfrattato dalla casa, costringendolo ad abitare in un casolare in
località Carretto dove viveva stentatamente coltivando un piccolo appezzamento
di terreno. Il vecchio contadino aveva una simpatia per uno dei figli di
Cesare, che non era suo figlio naturale ma di un precedente matrimonio della
moglie. Elvira e Domenico, avrebbero
sentito testualmente Cesare sostenere di essere andato presso la cascina di
Monte Cerchio e di “aver fatto fuori il vecchio”. Bastarono queste
dichiarazioni per fermare e indagare il
presunto omicida e rinviarlo a giudizio
per omicidio volontario, dopo 18 giorni
di indagini. Il processo si svolse in Corte di assise a Savona. Ma nel corso del processo, l’imputato che
apparentemente non sembrava un individuo particolarmente pericoloso ma al
contrario dimesso e frastornato, dimostrò di aver passato la giornata e la
notte lontano dalla cascina dove avvenne l’omicidio. Tutti i testimoni dell’accusa, Elvira e
Domenico Cristino, ritrattarono le accuse fatte nella fase dell’istruttoria,
scagionando praticamente l’imputato, la prima perché affermò che temeva per la
vita dei suo figli e il secondo affermando di avere una salute talmente malferma
da non essere sicuro di aver capito bene le confidenze dell’imputato. In base a
queste ritrattazioni Cesare Bellino fu prosciolto dall’accusa. A tutt’oggi
anche questo omicidio è impunito.
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