L'attentato alla trattoria
della Stazione
La sera del 23 dicembre
1943, intorno alle 21, la sala da pranzo della Trattoria della
Stazione di Via XX Settembre, era piena di fumo e di avventori, fuori
era buio e freddo, si era alla antivigilia di Natale, si sentiva il
rumore delle stoviglie e i discorsi della gente intenta a mangiare.
Nessuno dei venti clienti fece caso alla porta che si apriva e ancora
meno all'uomo alto di statura, con i capelli folti che gettò
all'interno, tra i tavoli e le sedie, una bomba a mano.
Forse qualcuno comprese
cosa stava per accadere, forse qualcuno si alzò per scappare, ma era
troppo tardi. L'ordigno esplose in uno spazio ristretto amplificando
così il suo potere distruttivo, le supellettili volarono verso
l'alto e le vetrate andarono in pezzi, che furono proiettati come
frecce verso l'esterno. Quando il boato cessò, al buio, per terra,
in un lago di sangue, c'erano sei corpi privi di vita e una
quindicina di feriti gravi.
Poi si seppe che il
bersaglio di questo devastante attentato era un unico uomo, un
Fascista della prima ora, Pietro Bonetto, impiegato presso l'ILVA di
Savona, che comunque si salvò pur avendo le gambe tranciate dallo
scoppio.
Dal punto di vista del
raggiungimento dei risultati, questo attentato lo si potrebbe
definire scarsamente “intelligente” e colmo di danni collaterali,
in quanto tra le vittime, morti e feriti, uomini e donne, ci furono
ben 12 persone che non erano di fede Fascista e solo 4 Fascisti,
quindi la matematica della morte era in passivo.
Qualcuno, inaugurando una
stagione di attentati contro i Fascisti Repubblicani, volle sparare
nel mucchio , massacrando vittime innocenti che non c'entravano nulla
con il regime. I responsabili non vennero mai identificati, a
tutt'oggi si sa solo, che furono i GAP, ma i nomi esatti degli
esecutori non sono noti. A seguito di questo attentato, alla
apparenza poco strategico, innescò non del tutto casualmente, una
reazione a catena che portò, all'alba del 27 dicembre 1943, alla
fucilazione di sette persone, cinque antifascisti e due militari
disertori, che comunque non avevano alcuna responsabilità
nell'attentato alla Trattoria.
Grazie alla bomba nella
Trattoria, si diede spazio all'ala più massimalista e più violenta
dei Fascisti Repubblicani, che iniziò a reagire con le rappresaglie
agli attacchi dei GAP , rappresaglie che nella maggior parte dei casi
colpivano civili innocenti, ma forse, era proprio questo l'obiettivo
degli attentati: rendere sempre più invisa alla popolazione civile
la RSI. Si era innescata una spirale che avrebbe generato sempre più
odio e sempre più vittime innocenti.
Roberto Nicolick
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