L'eccidio di Giovanni
Battista Viglizzo e della figlia Giuseppina
Murialdo ( SV ) gennaio
1945
Questa storia accaduta a
Murialdo in Valle Bormida, nel gennaio del 1945 la dice lunga su
quello che accadeva ai contadini, magari benestanti, per mano di
partigiani che avevano potere di vita e di morte su tutti.
La cosa era
semplicissima, bastava accusare chiunque di essere spie fasciste,
prelevarli e portarli lontano e dopo una farsa di processo si passava
alla esecuzione sommaria.
E' quello che è accaduto
a Giobatta Viglizzo , anni 58 e a sua figlia Giuseppina di anni 28,
residenti a Murialdo, prelevati dalla loro casa, portati nei boschi
di Castelnuovo Ceva e qui fucilati.
Si presume che i loro
sequestratori abbiano anche seviziato la giovane donna e poi la
abbiano uccisa, tutti e due furono sepolti nella zona dove vennero
uccisi.
Dopo l'eccidio, i solerti
partigiani depredarono l'abitazione delle due vittime asportando
venti quintali di vino, biancheria e tagli di stoffa pregiata da
sartoria.
L'esecuzione sommaria fu
compiuta da elementi della 6° brigata Nino Bixio, distaccamento
Astengo.
Uno dei sequestratori ed
omicidi, fu tale Piano Benigno di Murialdo, il quale disse che si
trattava di una azione di guerra contro spie chiaramente fasciste e
che il furto dei beni nella casa fu fatto in base alla “legge di
montagna”.
La spoliazione dei beni
fu eseguita senza riguardo verso la moglie di GioBatta e dei suoi due
piccoli figli, Saverio di 8 anni e Deledda di 4, lasciati soli e
senza la possibilità di sopravvivere.
Accade che il figlio
maggiore di Gio Batta, Giuseppe Viglizzo, torna dal fronte dopo tre
anni di assenza e apprende della morte del padre e della sorella,
trova la casa svaligiata e la madre in stato di grave prostrazione
con i due bimbi, Saverio e Deledda, denutriti e indeboliti.
Giuseppe nel 1946, a
fronte di tutto ciò, presenta una denuncia alla Procura della
Repubblica di Savona e chiede giustizia. Le indagini dei Carabinieri
di Millesimo, non portano a nulla, tranne che a informazioni parziali
e incomplete, solo nomi di battesimo o soprannomi : Antonio sarebbe
il comandante della 6° Brigata, Enrico sarebbe il commissario
Politico mentre il capo del distaccamento sarebbe un certo Elia, in
seguito diventato comandante della polizia stradale di Savona.
Informazioni più
complete sul “processo” a cui furono sottoposti i due Viglizzo,
sono nell'archivio dell'ufficio stralcio della brigata partigiana
che, guarda caso, andarono distrutti durante un rastrellamento dei
nazi fascisti, che strano ? Questo era quello che i valorosi
partigiani facevano nei confronti della gente indifesa.
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