Brigadiere
di Pubblica Sicurezza Filadelfio Aparo, 11 gennaio 1979, Palermo
Il brigadiere Filadelfio Aparo, classe 1935, faceva parte della sezione catturandi della Questura di Palermo, quel nucleo di poliziotti tenaci e competenti, che avevano il compito di seguire le tracce dei ricercati sino alla loro cattura. Un compito difficile e pericoloso, soprattutto quando i ricercati erano criminali mafiosi con all'attivo numerosi omicidi. I suoi primi servizi li compie presso le Questure di Bari, Taranto e Nettuno poi approda alla sezione antirapine di Palermo e infine per le sue capacità di segugio e per la grande conoscenza del territorio, alla squadra mobile di Palermo, sezione catturandi, il suo soprannome era “il radar” in quanto nessun latitante poteva sperare di sfuggirgli a lungo.
Aparo quel giorno, l'11 gennaio 1979, era contento e non lo nascondeva, infatti aveva conseguito la promozione a Brigadiere, quella mattina salutò la moglie e il figlio, che dal balcone, lo guardarono uscire dal portone della sua abitazione al numero 25 di piazza Anelli a Palermo, i killer della mafia lo aspettavano in strada, armati di un fucile a canne mozze e una pistola calibro 38, con queste armi iniziarono a colpirlo ripetutamente da direzioni diverse, Aparo tentò di estrarre la sua pistola di ordinanza ma non ci riuscì e cadde sull'asfalto mentre sua moglie e il figlio urlavano la loro disperazione dal balcone. Gli assassini salirono a bordo di una Fiat 128 rossa che partì sgommando. Quando il figlio arrivò sulla strada, Aparo era già morto ucciso dalla pioggia di proiettili accanto a lui c'era un vicino di casa che al momento della aggressione si trovava accanto al Brigadiere.
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