Laura
I due contadini di camminavano
nella prima mattinata di domenica7 aprile del 1991, nel campo incolto,
avanzavano a fatica tra le zolle, dovevano raggiungere località Brugna di
Pontecurone, per tagliare dei vecchi alberi di cachi che oramai non producevano
più frutti.
Quello che videro gelò loro il
sangue: una giovane donna era appesa per le braccia ai rami di uno di questi
alberi, nuda, tranne che per una minigonna viola, aperta sul davanti, il capo
era flesso in avanti quasi a toccare lo sterno, con i capelli lunghi a coprirle
il viso, le braccia erano innaturalmente stirate dietro verso l’alto e i polsi erano legati strettamente
tra loro al ramo più robusto e più rialzato, al collo una calza di nylon, strettamente
annodata.
Gli slip bianchi sono accanto
all’albero, mentre i vestiti erano sparsi tutto attorno e in parte in un rigagnolo
che scorre vicino al campo. I due agricoltori spaventati, corrono
immediatamente al telefono più vicino e avvisano i Carabinieri.
Dopo una mezzora, il campo
pullula di uomini in divisa arrivati dal comando di compagnia di Tortona.
Nessuno conosce la poveretta, qualcuno ipotizza che sia una delle pendolari
della prostituzione che dalla Liguria salgono sino al triangolo Alessandria,
Tortona, Voghera a cercare clienti occasionali. Una sua foto viene inviata per
fax al Comando di Genova e arriva la prima conferma: Laura di anni 31, nata a
Savona e residente a Legino, tossicodipendente con piccoli precedenti.
I Carabinieri accompagnano la
notte stessa a Pontecurone, la sorella residente a Savona che effettua il
riconoscimento della salma, aggiungendo che la vedeva solo saltuariamente. Il
suo ultimo domicilio conosciuto è una pensioncina nel centro storico di Genova,
presso cui ha lasciato alcune valigie come pegno in attesa di saldare qualche
piccolo debito. All’interno di una delle valigie i Carabinieri trovano una
agendina, in essa la giovane donna aveva descritto in modo minuzioso la
dinamica di un rapimento di cui era stata vittima sulle strade di Voghera,
questa agendina viene studiata dagli
inquirenti nella speranza che possa dare una traccia per trovare l’assassino.
Viene effettuata l’autopsia
presso l’ospedale di Tortona, la morte è avvenuta per lento e purtroppo
doloroso soffocamento, le braccia allungate in modo innaturale dietro e il peso
del corpo hanno fatto si che avvenisse il blocco del diaframma, non poteva
respirare ne deglutire. Il medico legale trova tracce di punture sulle braccia
e soprattutto stabilisce che Laura era incinta di cinque mesi, la calza stretta
al collo non era la causa principale della morte, che viene posizionata la sera
precedente al ritrovamento, quindi alle ore 21 circa.
Le indagini partono immediatamente.
Si stabilisce che la ragazza aveva terminato la sua giornata di lavoro in zona,
esattamente in un vialone alberato a Montebello della Battaglia, zona topica
per la prostituzione e luogo dove i clienti corrono a frotte, per consumare
sesso a pagamento, oppure solo per visionare le donne e fare loro degli
apprezzamenti, il classico “puttantour”.
Laura alle 2 del mattino era ancora viva, si
apprestava a fare ritorno a Genova. Forse è stata convinta a fare un ultimo
incontro che potrebbe essere avvenuto in una cascina poco distante, il terreno
è fangoso e bagnato quindi non ha conservato le tracce. La poveretta aveva
sempre con sé una borsetta a forma di bustina che però non si trova, forse è
stata portata via da chi l’ha uccisa. Aveva un compagno di vita, il quale viene
rintracciato ,è un piccolo pregiudicato di Voghera, nel corso dell’interrogatorio
ammette di essere il padre della creatura che portava in grembo Laura. In
seguito questo personaggio subirà un attentato.
Nel basso Piemonte, nel Tortonese
e a Voghera, c’era in quel periodo, una lotta tra gang per il controllo della
prostituzione che rendeva moltissimo ai protettori. Il territorio era la posta
in gioco e le prostitute che rendevano
di più, erano anch’esse pedine da conquistare, chi non si piegava rischiava
moltissimo e il rischio maggiore era proprio per le sventurate che erano sulla strada
di giorno e soprattutto di notte.
Oltre a rischiare di trovare un
maniaco che le assassinasse, c’era il rischio di essere ammazzate dalla gang
rivale del loro protettore. Le poverette erano il classico vaso di terracotta
tra i vasi di ferro. Forse Laura incappò proprio in una di queste faide, lei
che comunque batteva il marciapiede unicamente per poter acquistare le dosi di
eroina che le erano necessarie.
Nella stessa zona furono
assassinate prima di lei e dopo, due sue
colleghe, una Rumena, Teodora, e una Nigeriana, Dorah, una accoltellata e
l’altra ammazzata e poi bruciata sino a carbonizzarne il corpo. Quella era una
zona ad alto rischio per le donne che si prostituivano. Per qualche tempo le indagini proseguirono,
poi si arenarono e i suoi o il suo assassino non furono mai arrestati.
Ora Laura riposa nel cimitero di
Savona e al suo funerale furono presenti solo cinque persone fra parenti e
amici, dimenticata anche nella morte e nel ricordo dai vivi che non seppero
darle l’amore e la considerazione che lei chiedeva.
Roberto Nicolick
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