Il delitto del
tassista di Cairo Montenotte
Ettore , un bell’uomo, alto e
snello, con un paio di baffi e il taglio dei capelli alla Umberta, fa il
tassista a Cairo, nativo di Cortemilia, è sposato dal 1956 con una bella donna,
nativa della zona, con una bimba di tre mesi, abitano nella
stessa città dove egli lavora. Con la sua autovettura una Fiat 1300, arrotonda lo stipendio che percepisce come
operaio in una industria chimica della zona , la Montecatini Azoto di San
Giuseppe di Cairo, lo si può trovare posteggiato nel piazzale della Stazione
Ferroviaria del piccolo centro della Val Bormida.
Il giorno in cui verrà
assassinato a colpi di pistola , l’11 dicembre 1965, va nel pomeriggio in un
bar a prendere un caffè al Bar Haiti, con un suo parente, da una breve occhiata
ai giornali all’interno del locale seduto ad un tavolino dove poteva
controllare il suo taxi, dopo una decina di minuti, esce, sale in auto e dopo
l’arrivo del treno delle 17,44 da Alessandria, parte velocemente alle 17,50 dal piazzale, non è dato di sapere se avesse
con sé un cliente oppure se andasse a caricarne uno.
Da quel momento si perdono le sue
tracce, e viene ritrovato da una comitiva di giovani del luogo che scendevano sulla
loro auto , lungo la strada in terra battuta, questi incontrano il taxi fermo,
messo di traverso alla strada con i fari
accesi, subito pensano ad una coppia in cerca di intimità, poi , tornano
indietro, incuriositi guardano all’interno della vettura e vedono il corpo del tassista riverso sul
sedile macchiato di sangue, subito danno l’allarme.
La vittima era stata colpita da
sette pallottole calibro 7,65, una alla tempia e le altre sei alla schiena,
quindi l’assassino ha ricaricato l’arma con calma per sparare il colpo di
grazia, i bossoli sono stati trovati all’interno della vettura.
Il movente viene cercato subito nella rapina, ma il tassista
viaggiava sempre con pochi denari con sè,quindi si scandaglia nelle relazioni che avrebbe
potuto avere lui ed eventualmente la moglie, donna molto affascinante . Infatti
la moglie venne sottoposta da un lungo interrogatorio.
Trascorre qualche giorno dall’omicidio e nel centro di Cairo, in piazza della
Vittoria, viene trovato sotto un bus che viaggia nella zona , il suo
portafoglio con i documenti di identità.
Sino dal momento del crimine i Carabinieri si impegnarono ad
ampio raggio e interrogarono più di
cento persone che potevano essere in relazione con il tassista a vario titolo.
Anche un netturbino che trovò alcuni bossoli di 7,65 in piazza, fu sottoposto ad
uno stringente interrogatorio, tuttavia i bossoli non risultarono compatibili
con le pallottole che avevano ucciso il tassista.
La moglie continua ad essere al centro delle indagini e fra
le altre cose ma nega recisamente di avere avuto amicizie maschili o che il
marito ne avesse femminili, che andassero al di la della sfera coniugale, inoltre
appare spaventata, non solo dagli interrogatori ma anche da altri fattori,
pensa infatti, non si sa in base a quali elementi di essere anch’essa in
pericolo.
La dinamica dell’omicidio è stata ricostruita in questo modo
dagli inquirenti, Dessino, persona calma e tranquilla, benvoluto da tutti,
carica un cliente, che gli chiede di essere portato a S. Anna, una borgata poca
distanza da Cairo, raggiungibile tramite una strada sterrata poco frequentata,
appena possibile, il cliente deve aver tentato di rapinarlo, non sapendo che
girava sempre con pochissimi spiccioli, come emerge dalle dichiarazioni della
moglie. Probabilmente il tassista deve aver abbozzato una difesa e qui è nata
la sparatoria. L’auto è finita di traverso alla strada e l’assassino è fuggito
a piedi.
A distanza di tanti anni, l’assassino è ancora a piede
libero.
Roberto Nicolick
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