lunedì, maggio 21, 2018

L'omicidio del Capitano Lorenza



Ernesto Francesco Lorenza

Era un ex ufficiale Repubblichino, capitano della Guardia Nazionale Repubblicana, IX Compagnia, in servizio presso il distaccamento di Savona, nato a Tenda il 17.11.1903 a Tenda ( all’epoca provincia di Cuneo e dal 1947 ceduta assieme a Briga alla Francia ), era stato anche decorato in qualità di Centurione della Milizia, con medaglia d’argento al Valor Militare. L'omicidio di Lorenza per le modalità con cui avviene è un classico della serie della pistola silenziosa.
In seguito ad una affezione agli occhi, una paralisi del nervo ottico, egli viene ricoverato per ricevere delle cure adeguate, presso l’Ospedale San Paolo nel reparto di oculistica, lo stesso Ospedale dove fu ricoverato Giuseppe Wingler nei suoi ultimi istanti di vita.
Lorenza, precedentemente arrestato sotto l'accusa di collaborazionismo e processato, era stato appena rilasciato in seguito ad una sentenza del C.A.S.( Corte di Assise Speciale ) che lo aveva prosciolto e reso libero.
A causa del verdetto di proscioglimento, un gruppo di persone, bene orchestrate avevano protestato con violenza arrivando ad aggredire gli avvocati difensori degli imputati, uno dei quali l'avvocato Milanese Gian Filippo Di Paola era ricoverato in una saletta attigua a quella dove l’ufficiale era ricoverato a causa del feroce pestaggio a cui era stato sottoposto.

All’ingresso dell’Ospedale e della corsia, stazionano alcuni agenti della polizia ausiliaria partigiana che dovrebbe, almeno formalmente, proteggere Lorenza da ulteriori violenze e per piantonare un detenuto, tale Artioli, il quale in almeno una occasione litiga con Lorenza. Artioli, di Modena, è un comunista militante di opinioni politiche divergenti con l'ex ufficiale, il quale afferma di andare fiero della sua fede fascista, al termine della discussione Artioli pare che minacci apertamente Lorenza.
In seguito Artioli si allontana dall’ospedale dopo che è avvenuto l'omicidio, grazie alla eccessiva distrazione dei poliziotti ausiliari che avrebbero dovuto sorvegliarlo, per questa fuga, un agente della polizia ausiliaria partigiana il quale aveva la consegna di piantonare il recluso, tale Novaro, viene licenziato dal Questore Monarca.
L’ufficiale Repubblichino si trova allettato al centro di un grande stanzone del nosocomio savonese al secondo piano, assieme ad altri degenti nel reparto di oftalmologia, tutti i ricoverati hanno delle bende sugli occhi e quindi non sono in grado di vedere quello che accade.
Siamo all'11 luglio del 1945, il Capitano ha una medicazione sugli occhi , può solo sentire e sta chiacchierando con altri ricoverati che occupano i letti vicini. In quel momento non vi è nessuno del personale sanitario nello stanzone.
Qualcuno si avvicina silenziosamente al suo letto, gli punta una pistole al capo, esattamente alla nuca, a distanza molto ravvicinata e preme il grilletto. Lo sparo non è assolutamente percepito dagli altri ricoverati non essendoci stata la detonazione è chiaro che è stata usata una pistola con il silenziatore. I degenti avvertono che Lorenza ha smesso improvvisamente di dialogare con loro ma non vi danno immediata importanza, in seguito affermeranno di aver percepito solo il rumore del sangue che cola a terra e preoccupati perchè Lorenza non risponde ai loro richiami, avvisano il personale sanitario.
L'assassino ha a sua disposizione una ventina di minuti per allontanarsi dallo stanzone, scendere le scale sino al piano terra e per uscire dall'ospedale, magari non dall'ingresso principale ma da uno delle tante uscite secondarie che danno nel quadrilatero delle strade che circonda il grande edificio, posto nel centro di Savona, da cui si può andare in tutte le direzioni.
Interviene il Dott. Bogliolo affiancato dal collega Gallo Basteris, entrambi si rendono conto della presenza di un foro di ingresso alla nuca e di uscita nella regione frontale e capiscono che la morte non è avvenuta per cause naturali.
Stranamente i poliziotti ausiliari, all’ingresso dell’ospedale e della corsia, non hanno notato entrare o uscire nessun sospetto.
Qualcuno, in seguito in una deposizione verbalizzata, ha affermato che la sorveglianza esterna sarebbe stata inutile, visto che l’omicida era già presente all’interno dell’Ospedale San Paolo, dato che ci lavorava .
Una ipotesi indica Lorenza come una persona depositaria di alcuni segreti o presunti tali, egli era stato incaricato dal proprio reparto di gestire e custodire delle ingenti somme di denaro, la cassa del reparto. Questi valori dovevano partire assieme alla colonna repubblichina in ritirata da Savona in direzione di Altare e poi per proseguire sino a Valenza Po, ma non arrivarono mai a destinazione, ad un posto di blocco partigiano, poco prima dell’abitato di Altare, il prezioso carico sparì.
Forse Lorenza vide chi aveva “confiscato” il bottino, oppure aveva barattato la propria libertà ed incolumità consegnando il tesoretto.
Lorenza assieme a Wingler aveva fatto parte dell'U.P.I. i servizi informativi e aveva fatto parte delle B.B.N.N. ( Brigate Nere) in provincia di Savona, pertanto era a conoscenza dei nomi e dei ruoli di molti doppiogiochisti che erano presenti su diversi tavoli, perseguendo il proprio tornaconto personale.
A qualche anno dalla fine della guerra civile e quindi dei regolamenti di conti, un gruppo di persone fu fermato ed identificato dai Carabinieri di Savona, mentre stava sbancando, con attrezzi adeguati e con grande lena, un punto preciso della rotabile che porta a Cadibona, quasi come se cercassero un tesoro.
Quella rotabile l’aveva a suo tempo percorsa, anche Il Capitano Lorenza con la colonna in ritirata, lungo la quale era sparita la cassa del reparto. I carabinieri identificarono le persone come ex partigiani e come ex repubblichini, il denaro a volte unisce persone diverse tra loro. Le indagini sull'omicidio di Lorenza non portarono a nulla, tranne che a sparare era stata una pistola con silenziatore.


Nessun commento:

Posta un commento