lunedì, settembre 25, 2023

Di notte, la Russia ha attaccato la regione di Odessa con 19 Shahed, due missili supersonici Oniks e 12 missili Kalibr", hanno riferito le Forze di difesa del sud. La difesa aerea ha distrutto tutti i droni e 11 Kalibr, ma ci sono stati danni alle infrastrutture portuali.

 





Di notte, la Russia ha attaccato la regione di Odessa con 19 Shahed, due missili supersonici Oniks e 12 missili Kalibr", hanno riferito le Forze di difesa del sud.

La difesa aerea ha distrutto tutti i droni e 11 Kalibr, ma ci sono stati danni alle infrastrutture portuali.

Hotel Odesa alla stazione marittima di Odessa dopo l'attacco russo di stasera.

 



Hotel Odesa alla stazione marittima di Odessa dopo l'attacco russo di stasera.

Un orco in meno

 


Dopo l'attacco al quartier generale della flotta russa del Mar Nero, furono uccisi 34 ufficiali, incluso il comandante della flotta russa del Mar Nero, Viktor Sokolov. Altri 105 occupanti sono rimasti feriti. L'edificio del quartier generale è irreparabile: le forze per le operazioni speciali delle forze armate ucraine.

UPD: Sokolov è stato promosso al grado di ammiraglio il 6 giugno di quest'anno. Pertanto, è l'ufficiale russo di grado più alto tra tutti quelli liquidati in Ucraina.

Questo è Beryslav nella regione di Kherson dopo essere stato colpito da quattro attacchi aerei russi.

 




Un'immagine parla più forte delle parole.

 



Un'immagine parla più forte delle parole.

Il “Monumento alla moglie di un marinaio”, l’amata statua di Odessa situata nel porto marittimo della città, è in rovina dopo l’attacco aereo della Russia questa mattina. La statua, raffigurante una madre e un bambino desiderosi, ha assunto un nuovo significato, con migliaia di famiglie distrutte dallo stato terrorista.

Ogni settimana aumenta la forza e le capacità dell’Ucraina. Quindi, ogni settimana avvicina la nostra vittoria. Foto: Kostiantyn Liberov e Vlada Liberova, Marian Kushnir, Alex Babenko, Yakiv Liashenko, Slava Ratynski, Patryk Jaracz, 22a brigata meccanizzata separata.

 










Ogni settimana aumenta la forza e le capacità dell’Ucraina. Quindi, ogni settimana avvicina la nostra vittoria.

Foto: Kostiantyn Liberov e Vlada Liberova, Marian Kushnir, Alex Babenko, Yakiv Liashenko, Slava Ratynski, Patryk Jaracz, 22a brigata meccanizzata separata.

domenica, settembre 24, 2023

L'eccidio di Monte Zuccaro, Isola del Cantone, GE,




 

Oggi ho voluto andare al Cimitero di Borlasca, Isola del Cantone, Genova, a rendere omaggio a dei giovani che furono assassinati pur disarmati da un reparto di partigiani comunisti. Una semplice lapide ne ricorda i nomi e il loro sacrificio.
Sul Monte Zuccaro, Isola del Cantone, 750 msl, era stato posto un servizio di avvistamento degli stormi di bombardieri alleati che passavano su quelle valli per anadre a colpire Genova, il porto , le infrastrutture industriali, civili e militari. Il reparto di avvistamento aveva il compito di allertare la difesa antiaerea di Genova ed era composto da un sottufficiale e otto giovani mobilitati, tutti privi di armi individuali.
il 12 gennaio 1944 verso le ore 13 un gruppo di partigiani comunisti sale indisturbato sul Monte e sequestra il reparto di avvistamento antiaereo , prima deruba i giovani degli effetti personali quindi li costringe sotto la minaccia delle armi a scavare una fossa e quindi barbaramente li assassina, uno dopo l'altro, con un colpo alla nuca. Otto di loro morirono subito, mentre il nono, rimasto ferito, riuscì a darsi per morto ed a farsi soccorrere da una contadina di Pietrabissara e a dare l'allarme. Al di fuori del sottufficiale Luigi Compagnoni che aveva 50 anni gli altri caduti e cioè Aldo Furfaro, Eugenio Albertini, Ermanno Vallieri, Vincenzo Furigino, Arturo Vinafro, Rosario Buttere e Giorgio Sigona avevano età che oscillavano tra i diciannove e i ventun anni. La strage partigiana è ancora più infame ed efferata in quanto si trattava di giovani mobilitati civili disarmati che prestavano un servizio utilissimo di difesa passiva finalizzato a dare tempestivo allarme agli abitanti della Valle Scrivia e della stessa Genova in caso di incursioni aeree nemiche. Ai funerali solenni che si tennero a Genova il 17 gennaio 1944 parteciparono migliaia di genovesi

sabato, settembre 16, 2023

Oggi ho reso omaggio ai caduti di Vigoponzo di Dernice


 

La strage di  Vigoponzo di Dernice , Alessandria


Poco dopo le 22 del 13 settembre 1944, un camion militare con a bordo un reparto misto repubblicano, si mosse con una missione da eseguire, da lla Caserma di San Fruttuoso a Genova di Via Marina di Robilan, Distaccamento della Marina. Sull’autocarro che viaggiò tutta la notte, in direzione di Piacenza, c’era una trentina di giovani armati, diciotto erano marinai della Decima MAS, tredici erano militi della Guardia Nazionale Repubblicana a guidare il reparto scelto erano un tenente della Guardia Nazionale, un guardiamarina e anche un maresciallo delle forze armate Germaniche.

 I diciotto marinai della Decima Mas, appartenevano ad un battaglione d’elitè,  i “risoluti”, acquartierato a Genova e inizialmente composto da personale della Marina che aveva perso l’imbarco e che venivano utilizzati come presidio alle attrezzature portuali del capoluogo Ligure. Il battaglione organizzato e  comandato dal Capo di prima classe Felice Bottero, alle dirette dipendenze del Principe Junio Valerio Borghese, venne anche impiegato come forza anti guerriglia di contrasto alle numerose formazioni partigiane che erano localizzate sulle alture di Genova.

Quindi, quella notte del 13 settembre, il gruppo operativo che viaggiava sul mezzo verso la val Trebbia, era una unità con compiti estremamente rischiosi. Quello che oggi viene identificato militarmente come R.A.O., reparto acquisizione obiettivi. In pratica il gruppo doveva attraversare le linee partigiane, infiltrarsi in territorio ostile, infestato da formazioni partigiane, acquisire informazioni e poi , tornare alla base. Allo scopo di essere poco visibili, i militari non indossavano alcuna uniforme ma vestivano come civili, l’armamento era composto da mitra, mitragliatrici e bombe a mano. Il mezzo telonato superò Serravalle Scrivia e arrivato alle Strette di Pertuso, al confine della Valle Borbera, venne immediatamente avvistato dalle vedette partigiane che controllavano le strade di collegamento con la provincia di Alessandria e con l’Emilia Romagna. In quel tratto di strada, il camion si arresta e scarica i componenti del gruppo. Il piano dei Repubblicani era quello si farsi passare per partigiani di una banda proveniente da Cuneo e diretti ad una zona di lancio alleato a Varzi. Inizialmente la cosa va a buon fine, infatti riesce a transitare oltre un primo posto di blocco, esibendo all’occorrenza lasciapassare falsificati. Tuttavia alcuni partigiani pedinano, da lontano, il gruppo e si rendono conto che è diretto verso Dernice e non nella direzione dichiarata. A questo punto scatta l’allarme e la situazione per i militari Repubblicani si fa molto rischiosa. Entrare in una zona controllata da preponderanti forze partigiane è decisamente un azzardo soprattutto in un periodo in cui le azioni e le contro azioni erano molto frequenti. In breve tempo, numerose formazioni partigiane circondano l’unità nemica. Lo stop al gruppo repubblicano avviene presso la locanda di Dernice, in direzione della frazione denominata Vigoponzo. Qui  circondati da ogni lato,vengono costretti a deporre le armi e segregati nei locali della trattoria, i soldati separati dai loro ufficiali e interrogati singolarmente. È facile intuire il trattamento che viene riservato loro.

Il comandante dei Repubblicani , il Tenente Croner , affiancato dagli altri due responsabili,regge il gioco con freddezza, tentando di impersonare la parte del partigiano, per trovare una scappatoia per sé e i suoi uomini, ma accade l’imponderabile : un militare del gruppo, sottoposto a forti pressioni, perde la testa, e inizia a collaborare e se la canta: dalla identità degli ufficiali, sino ai reparti di appartenenza dei componenti il gruppo ed al loro vero  obiettivo, la situazione diventa tragica. Questo personaggio Carlo M., in seguito soprannominato in zona “lo scampato”, servì  praticamente al plotone di esecuzione , su di un piatto d’argento la vita dei suoi commilitoni, sapendo benissimo che le intenzioni dei partigiani erano quelle di liquidare la questione con le armi . Nella notte una improbabile ma crudele corte di giustizia, formata da partigiani rossi, viene convocata e riunita per  giudica a tamburo battente i prigionieri e darsi una minima parvenza di legalità.

 I prigionieri prima del “giudizio” vengono legati ai polsi con del fil di ferro dietro la schiena. Il militare ,che ha tradito i propri compagni, verrà graziato e senza tante complicazioni potrà allontanarsi prima che inizi la mattanza dei suoi compagni di sventura.

Alla mattina del 14 settembre 1944, i ventinove militari di bassa forza della Decima e della Guardia Nazionale Repubblicana, esclusi  gli ufficiali e sottufficiali, vengono trascinati attraverso diversi sentieri sino ad una fitta foresta, accanto all’abitato di Vigoponzo, frazione di Denice.  Trovata una radura i poveretti liberati dal filo di ferro, costretti a scavarsi la buca. I prigionieri, tra le lacrime e le botte, scavarono due grosse buche rettangolari profonde poco più di un metro. Prima di sparare, il comandante dei partigiani “Bruno”, fece convocare il prete di Vigoponzo, che non poté fare altro che impartire la benedizione a questi uomini che scavavano nudi, visto che erano anche stati depredati dei vestiti e delle scarpe. In seguito queste prete, testimone oculare della vicenda, scrisse una relazione alla Diocesi in cui raccontò lo svolgersi degli eventi.

Mentre i condannati a morte scavavano, uno di loro, in un impeto di disperazione, tentò di fuggire balzando fuori dalla buca e ingaggiando  una violenta colluttazione con alcuni partigiani armati. Giovane e forte il ragazzo mise in serie difficoltà i boia ma alla fine fu sopraffatto dal numero sovrastante.

 Per punizione fu picchiato selvaggiamente dai partigiani che usarono sadicamente le pale e le zappe, accanendosi con ferocia sul suo povero corpo, fin quasi a staccargli gli arti e la testa dal tronco. Pare che anche gli altri prigionieri, prima di essere passati per le armi, abbiano subito orrende torture , infatti molti dei corpi quando vennero riesumati, presentassero segni evidenti di profonde sevizie, addirittura numerosi caduti avevano la lingua vistosamente fuori dalla bocca come se qualcuno avesse voluto strappargliela. Appena il prete si allontanò, i mitra dei boia iniziarono a falciare i giovani militari, a gruppi di cinque venivano portati sul bordo delle fosse e poi mitragliati. Dopo pochi minuti le fosse erano stracolme, poche palate di terra sul groviglio di corpi insanguinati. Prima di andarsene gli assassini rossi, spararono diverse raffiche sul sottile strato di terriccio che ricopriva i morti.

 

Nel novembre del 45 i famigliari dei caduti, riuscirono a riesumare i corpi e a trasportarli al cimitero di Vigoponzo, dove vennero composti cristianamente. Infine negli anni 50, i loro resti vennero trasportati al Sacrario della Repubblica Sociale Italiana, presso Genova Staglieno, dove tuttora riposano in pace. Negli anni successivi, fu posta nel Campo santo di Vigopozo una lapide a ricordare i caduti, con un elenco dei nomi, per lo meno di quelli riconosciuti, infatti nove di essi non furono identificati e a tutt’oggi non hanno un nome. Un particolare agghiacciante : sulla lapide anche un nome di un adolescente di 14 anni, Mario Storace ex appartenente all’Opera Nazionale Balilla.


venerdì, settembre 15, 2023

La strategia della feccia islamica iraniana

 



Pistole da caccia, pallini di metallo, pallottole di gomma un colpo dritto agli occhi: è la strategia degli sgherri iraniani nel corso delle proteste che si susseguono da un anno in Iran. Gli orchi iraniani in divisa attaccano i manifestanti con l’intento di procurare loro una ferita indelebile: la perdita della vista (e, in molti casi, di un occhio).
Il New York Times, dichiara 500 manifestanti con lesioni agli occhi durante le proteste a livello nazionale. Nello stesso rapporto è emerso che, nella provincia iraniana del Kurdistan, sono state curate almeno 80 persone con lesioni simili. Questo è il feroce regime islamico iraniano di cui i nostri complottisti terrappiatisti nostrani non vogliono parlare perchè molto amico di putin

una giovane donna con i capelli al vento intimorisce la feroce polizia morale iraniana, la feccia armata del regime degli ayatollah

 


In questo disegno che ricorda il giovane cinese solitario che bloccò a Pechino in Piazza Tiennamen un convoglio di carri armati, una giovane donna con i capelli al vento intimorisce la feroce polizia morale iraniana, la feccia armata del regime degli ayatollah

Le tombe di altre due giovanissime Iraniane vittime della repressione del regime degli ayatollah

 


In onore di Mahsa Amini ferocemente assassinata da un regime orrendo e crudele


 E' passato un anno dall'assassinio di Mahsa Amini e il regime degli ayatollah continua a ammazzare che manifesta il proprio dissenso, 1500 giovani sono stati assassinati dagli sgherri islamici, migliaia gli arresti, le torture ma la pressione della feroce dittatura continua e anche le proteste continuano. Ovviamente in Italia i complottisti nostrani dal conto corrente ben fornito, che simpatizzano per putin non ne parlano, perche il regime degli ayatollah è complice con il dittatore di mosca e provvede a fornire armi per la prosecuzione della aggressione all'Ucraina.

giovedì, settembre 14, 2023

I due compagni di merende



 

In Ucraina è iniziata la costruzione delle prime 14 case per famiglie affidatarie numerose provenienti dalle regioni in prima linea

 




In Ucraina è iniziata la costruzione delle prime 14 case per famiglie affidatarie numerose provenienti dalle regioni in prima linea

Su iniziativa della Fondazione "Address of Childhood" di Olena Zelenska vengono costruiti in otto regioni.

Attualmente in Ucraina ci sono 1.310 grandi famiglie affidatarie. Allevano dai 5 ai 10 orfani e bambini privati ​​delle cure parentali. Dall'inizio della guerra almeno 80 famiglie di questo tipo sono rimaste senza casa. Sono partiti per le regioni più sicure dell'Ucraina, ma non hanno ancora un luogo di residenza permanente.

53a brigata meccanizzata separata intitolata al principe Volodymyr Monomakh,

 








53a brigata meccanizzata separata intitolata al principe Volodymyr Monomakh, grazie per il tuo coraggio, per aver protetto il nostro stato in direzione di Donetsk. Per il grande servizio che rendete per la vittoria del popolo ucraino.

I soldati della brigata picchiano il nemico a Volnovas dall'inizio dell'invasione su vasta scala. Hanno mantenuto posizioni e liberato insediamenti intorno a Vugledar, hanno tenuto Bakhmut e ora stanno proteggendo Avdiivka. Siamo orgogliosi!

Gloria a tutti i difensori dell'Ucraina! 🇺🇦