giovedì, agosto 19, 2021

La strage di Bellolampo

 



Agguato di Bellolampo

19 agosto 1949

Il problema della Sicilia in quegli anni tra il 47 e il 50, uno dei tanti, era il banditismo, un fenomeno molto aggressivo che coniugato con una politica separatista, tentava di minare alle fondamenta lo stato Italiano. In questa ottica va visto l'attacco ad una caserma territoriale dei Carabinieri nel territorio compreso tra Torretta e Bellolampo, Palermo, intorno alle 18 una quindicina di banditi di Salvatore Giuliano la attaccava con raffiche di mitra e lanci di bombe a mano.

Il piccolo presidio rispondeva al fuoco e quindi usciva per una battuta alla ricerca degli attaccanti ma vista l'estensione del territorio invia richiesta di rinforzi al Comando di Legione di Palermo. Una autocolonna con un centinaio di carabinieri del secondo battaglione mobile di Palermo, in assetto da guerra partiva e raggiungeva il territorio teatro dell'attacco per effettuare un rastrellamento in grande stile. In quel momento i banditi stavano apprestando un agguato dinamitardo da realizzare alla colonna mobile dei carabinieri al momento del ritorno. Infatti esplosivo da mina in grande quantità, era stato occultato nei pressi della barriera del dazio al passo del Rigano, dove doveva transitare la colonna.

Alle 22 circa la colonna mobile formata da quattro Dodge, preceduti da due autovetture di servizio con a bordo gli ufficiali, transitava in fase di ritorno, i banditi erano appostati nella boscaglia e al momento del passaggio dell'ultimo autocarro facevano esplodere la carica di esplosivo. L'effetto era devastante, il camion spinto dall'esplosione è stato sbalzato in alto, ed è ricaduto a dodici metri di distanza gravemente danneggiato, i carabinieri che erano a bordo sono stati lanciati in tutte le direzioni, sei di loro sono deceduti immediatamente, mentre un settimo è spirato presso l'ospedale di Palermo per le ferite gravissime riportate. Mentre le operazioni di soccorso procedevano avveniva un ulteriore attacco contro automezzi che trasportava sul posto ufficiali e funzionari delle forze dell'ordine.

La misura era colma, fu formato un reparto speciale , il comando forze repressione banditismo, guidato dal colonnello Ugo Luca affiancato da 27 ufficilai dell'Arma, fra cui Carlo Alberto Dalla Chiesa, il reparto era composto da circa 2000 operatori di cui 1500 carabinieri e 500 agenti di polizia. Nel giro di poco tempo, grazie anche ad una diversa volontà politica, sette banditi particolarmente pericolosi furono arrestati mentre circa 800 indiziati furono fermati. Il bandito Nunzio Badalamenti arrestato ad aprile 1950 e condannato a tre ergastoli. Il risultato finale fu l'uccisione a luglio 1950, in circostanze particolari, a Castelvetrano del capo Salvatore Giuliano.