domenica, giugno 20, 2021

Il Commissario Antonio Esposto

 

Il 21 giugno 1978 il Commissario capo di polizia Antonio Esposito viene assassinato con 12 pallottole mentre è sul bus 15 , diretto al Commissariato di Genova Nervi di cui era il dirigente. Il Commissario in passato, mentre era alla Squadra Politica della Questura di Torino presso cui aveva effettuato importanti arresti di terroristi rossi, fra cui Giuliano Naria, considerato uno degli assassini del Giudice Coco. E la scoperta del covo delle BR a Pianezza

Esposito, nativo di Salerno classe1942, a Torino dal 72 al 74, con una breve permanenza in Valle D'Aosta in servizio al Valico del Monte Bianco, a Torino si era sposato con una Assistente di Polizia da cui ebbe due figli, di carattere schivo e riservato, era un investigatore serio ed efficiente. noto per essere un funzionario di polizia che girava senza arma di ordinanza , per il suo forte impegno nella lotta la terrorismo era conscio di essere nel mirino dei terroristi rossi tuttavia aveva rifiutato la scorta per non mettere a repentaglio la vita di suoi colleghi il suo temperamento inoltre era fatalista aveva più volte affermato che i terroristi potevano colpire chiunque. Al commissario Esposito vennero effettuati funerali di Stato con una Messa solenne in San Lorenzo con una vastissima partecipazione di popolo, Insignito della medaglia d’oro al Valor Civile “alla memoria”, il 16 febbraio 1979 con la seguente motivazione : Funzionario di Polizia si distingueva per la sua incessante ed efficace attività volta ad identificare ed assicurare alla giustizia elementi appartenenti ad organizzazioni eversive. Proditoriamente fatto segno a numerosi colpi d'arma da fuoco , in un vile agguato tesogli da terroristi, sacrificava la vita ai più alti ideali di giustizia spinti fino all'estremo sacrificio . Genova 21 giugno 1978.




domenica, giugno 06, 2021

Maresciallo AA CC Antonio Santoro

 

Antonio Santoro

Maresciallo Polizia Penitenziaria

Udine 6 giugno 1978



Antonio Santoro è il sottufficiale che comanda gli agenti di custodia della casa circondariale di Udine, 52 anni sposato con tre figli, originario di Avigliano ( Potenza ), quella mattina esce da casa per recarsi in istituto, nei pressi della sua abitazione c'è una coppia di giovani intenti a delle effusioni, in realtà sono due terroristi in attesa della loro vittima, infatti appena il sottufficiale li supera e volta loro le spalle, il maschio dai capelli rossicci, con baffi e di corporatura robusta, lo segue e si affianca, estraendo un revolver che da tempo non si vedeva più in Italia, una Glisenti calibro 10,4, una vecchia arma di ordinanza dei carabinieri, inizia a sparare rabbiosamente, il primo colpo va a vuoto e tange il cordolo del marciapiede, il secondo attinge Santoro al capo nella regione temporale mentre il terzo lo raggiunge al torace. La vittima cade a terra e subito arriva una auto su cui salgono in fretta i due terroristi , pare una simca 1300 che si allontana sgommando. Alcuni messaggi di rivendicazione, in netta contrapposizione tra di loro, raggiungono la sede ANSA di Mestre e il quotidiano IL GAZZETTINO, uno è dei PAC, proletari armati per il comunismo e l'altro delle BR.

I Pac nei loro deliranti comunicati accusano il Maresciallo di violenze sui detenuti e abusi di potere in realtà Santoro era conosciuto e stimato per il rigore con cui applicava le regole all’interno dell’istituto dove erano ristretti elementi delle Brigate Rosse e dove, alcuni mesi prima, aveva scoperto e denunciato un traffico di droga e valuta falsa.

Gli autori materiali dell’omicidio , secondo la sentenza in via definitiva, sono Cesare Battisti, che ha personalmente sparato i tre colpi con la Glisenti, la sua finta fidanzata Enrica Migliorati, nonché Claudio Lavazza e Pietro Mutti (quest’ultimo in seguito pentito) che erano di supporto sull’auto pronta per la fuga.
Come concorrenti nell’omicidio Santoro la sentenza definitiva, condanna anche Arrigo Cavallina, Sebastiano Masala e Luigi Bergamin. I primi due sono dissociati , il terzo latitante in Francia.

Negli anni successivi al Maresciallo Santoro fu concessa la Medaglia D'oro alla memoria e la Casa Circondariale di Potenza ebbe il suo nome.

venerdì, giugno 04, 2021

Anna Baudo e Ivonne Pesce

 Dopo la creazione della Repubblica Sociale Italiana, l’Italia si spaccò in due parti, con rancori incrociati che spesso sfociavano in terribili fatti di sangue. Anche i sentimenti come l’amore non passarono indenni attraverso questa vera e propria guerra civile, dall’odio e dalla vendetta. Quello che accadde nel triangolo  rosso della morte, Vado Ligure – Valleggia – Quiliano è proprio un classico esempio da manuale dell’odio, spinto alle estreme conseguenze.

Dopo il 43 le prime formazioni partigiane comuniste iniziarono a formarsi e ad operare, nei centri abitati come quelli che formavano il triangolo rosso della morte, nulla passava inosservato ai delatori partigiani, che indicavano ai gruppi armati, imboscati sulle alture, i bersagli da colpire: in genere si trattava di obiettivi a carattere militare ma , purtroppo si trattava anche  di civili, e persino donne che nulla avevano a che fare con le formazioni armate repubblichine. Ivonne Pesce, di appena diciotto anni e Anna Baudo, furono assassinate nel dicembre, il 12, del 1944, quindi molto prima della liberazione. Non erano ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana, non erano spie fasciste, non portavano con sé armi o generi di borsa nera, avevano solo il torto di essere innamorate. Fin qui non ci sarebbe nulla di male, ma le sventurate erano innamorate di due giovani in divisa. La divisa era quella della San Marco, quindi agli occhi dei  partigiani rossi, le due donne avevano tradito ed erano passibili, solo ed unicamente per questo amore, di essere sequestrate e punite in modo esemplare. Ma c’era un’altra aggravante: una delle due, Ivonne, la più giovane, era desiderata e corteggiata da un capo partigiano della zona, che fattosi avanti per proporsi, ottenne dalla giovane donna, già impegnata sentimentalmente un netto rifiuto.

Da quel momento di mise in moto il solito ignobile meccanismo che avrebbe giustificato , negli anni seguenti centinaia di delitti, di sequestri, di ruberie, di violenze..crimini tutti coperti dalla “lotta contro il fascista ed il nazista invasor…”. Quindi le due donne vengono sottoposte ad un ostracismo totale da parte della gente della valle di Vado Ligure, ordinato dai partigiani comunisti. Il primo atto per portare a compimento l’annullamento delle due povere ragazze. Il crimine nella sua totalità


viene effettuato a dicembre del 1944, il 12,  un gruppo di partigiani armati si reca nottetempo presso le abitazioni di Ivonne Pesce e Anna Baudo, le sequestra , sotto la minaccia delle armi, impedendo ai parenti di fare qualsiasi gesto in difesa delle ragazze.

Le ragazze vengono trascinati in località Tagliate di Quiliano, sopra gli abitati di Quiliano e Valleggia, saranno sottoposte ad una violenza collettiva dal branco per punirle del loro amore profano condiviso per i due giovani Marò della San Marco.  Dopo lo stupro, il  branco le uccide e le fa scomparire, per tacitare ogni testimonianza e sospetto sugli assassini, peraltro notissimi e temutissimi.

Nessuno degli stupratori e degli assassini , nei decenni a seguire, ha mai speso un parola per compiangere le poverette o per pentirsi del gesto terribile che continuò ad essere catalogato come facente parte della agiografia della resistenza.

In realtà fu uno dei tanti ignobili gesti di violenza, ottusa e interessata, che caratterizzò la guerra civile dal 43 al 47.

 La differenza fu che il duplice omicidio avvenne molto prima del 25 aprile del 1945. Le due ragazze non furono mai trovate, ancora oggi i loro corpi o quello che ne rimane dopo 77 anni, si trovano spersi in qualche forra della valle della morte.

Uno storiografo dei partigiani, autore di un libro sull’argomento, ammise, pur a denti stretti che forse le due povere ragazze erano innocenti e non dovevano essere “giustiziate”…chissà se Ivonne e Anna saranno soddisfatte di queste ipocrite e tardive parole ?