domenica, novembre 12, 2017

la lettera anonima Veritas inviata al ministro dell'Interno Scelba e alla procura di Genova

Lettera anonima firmata Veritas

Questa lettera, anonima, in diverse cartelle dattiloscritte con una macchina professionale, è stata inviata alla Corte di Appello di Genova e al Ministro dell'Interno, all'epoca Scelba, in busta gialla commerciale e con la scritta in alto a sinistra “Espresso”, anche l'affrancatura è tale da consentire una consegna veloce della missiva.
La data riportata in alto è 10 luglio 1948, periodo in cui lo Stato democratico iniziava attraverso i suoi apparati, magistratura e forze dell'ordine, a indagare e ad istruire processi, finalmente legali, su decine e decine di omicidi ed esecuzioni sommarie in Savona e non solo.
Ad una attenta lettura le cartelle danno una chiara immagine della situazione che va dal 25 aprile 1945 sino al 48, descrivono il clima di terrore in cui era immersa Savona, i fatti criminali che avvenivano praticamente giornalmente, gli omicidi eccellenti, primo fra tutti quello del Commissario Amilcare Salemi, e soprattutto fa dei nomi, ovviamente da prendere con le dovute riserve, ma l'estensore o gli estensori della missiva anonima appaiono molto bene informati sul clima politico Savonese, sui fatti, sulle dinamiche, sui funzionari di polizia che vorrebbero fare il proprio dovere cosa che gli venne impedita con la minaccia delle armi.
Soprattutto tratta degli agenti della polizia ausiliaria partigiana, che avevano occupato la Questura di Savona, ne fa i nomi e le funzioni, elenca le loro caratteristiche e la brigata partigiana di provenienza, la loro elevata pericolosità e la loro arroganza nel gestire il potere e li definisce non affatto estranei a tutti questi misfatti che piegarono Savona sotto una ventata di follia e di terrore.
Leggendo a posteriori questa missiva, scritta molto bene e con ottima sintassi, liberamente consultabile presso gli Archivi di Stato, dopo aver visto l'evoluzione della storia politica di Savona si comprende che quegli anni furono come uno snodo ferroviario, superato il quale abbiamo corso il pericolo di affrontare un destino ed una storia nefasta e fuori dalla storia.
Fu grazie a degli uomini come Amilcare Salemi che le cose andarono diversamente, infatti non dobbiamo dimenticare che il coraggioso funzionario di polizia, uomo veramente illuminato per quei tempi, appena insediatosi a capo della squadra politica in Questura a Savona, licenziò una quindicina di agenti ausiliari , fra i più pericolosi, a causa dei loro precedenti penali e del loro comportamento violento. Questa fu una delle concause che gli valse la condanna a morte da parte degli assassini della pistola silenziosa.

Roberto Nicolick








venerdì, novembre 10, 2017

relazione tecnica dell'arma che uccise il Commissario Amilcare Salemi

 Il 16 novembre del 1946, presso il Ristorante Genova in Piazza del Popolo venne assassinato con un solo e preciso colpo di pistola il Commissario Amilcare Salemi, dirigente della squadra politica della Questura di Savona. Il Commissario stava finendo di cenare e conversava con la padrona del ristorante e sua figlia, quando qualcuno lo colpì alle spalle con la famigerata pistola con silenziatore. Un'arma che tante vittime farà a Savona nell'immediato dopoguerra, impugnata da partigiani comunisti. Lo scopo dell'omicidio del Commissario Amilcare Salemi era quello di impedirgli di proseguire nelle indagini di tutti quegli omicidio che per due anni avevano insanguinato Savona, noti come gli omicidi della pistola con il silenziatore che terrorizzarono la città. Particolarmente interessante è la relazione tecnica allegata redatta da un ufficiale dell'esercito che partendo dall'ogiva della pallottola trovata nel corpo del povero Salemi darà un volto tecnico all'arma usata con il silenziatore.

Roberto Nicolick