Oggi
24 gennaio è l'anniversario di due gravissimi atti terroristici , le
vittime furono persone per bene , che credevano fermamente in valori
come onestà, coerenza, senso del dovere e rispetto per la vita
umana, valori evidentemente non condivisi dai loro assassini, sto
parlando di Guido Rossa e degli operatori della polizia, Giovanni
Falco e Giovanni Ceravolo
Guido
Rossa
24
gennaio 1979
Genova
Sono
passate da poco le 6.30 quando, il 24 gennaio del 1979, l’operaio
e delegato Cgil Italsider, Guido
Rossa sale
sulla sua Fiat 850 per raggiungere il lavoro. Non sa che le BR lo
hanno condannato ad essere punito nella loro logica perversa,
semplicemente per aver fatto il suo dovere di cittadino e cioè aver
denunciato un fiancheggiatore dei terroristi rossi, Francesco
Berardi che divulgava dei volantini delle BR all'interno della sua
fabbrica , l'Italsider di Genova.
Rossa fu l'unico del
consiglio di fabbrica che ebbe il coraggio di sottoscrivere la
denuncia venne quindi lasciato solo dai suoi compagni in un momento
molto delicato, con il suo gesto di grande animo firmò la sua
condanna a morte.
Un
commando di tre brigatisti lo sta aspettando a bordo di un furgone
parcheggiato sotto casa sua
. Il gruppo di fuoco era formato da Lorenzo Carpi, Riccardo Dura e
Vincenzo Guagliardo. Il primo a sparare è Gagliardo, il secondo è
Carpi , sempre non mortalmente ma a questo punto interviene Riccardo
Dura, capo riconosciuto della colonna Genovese, nome di battaglia
“Roberto”, con una passata militanza in Lotta continua,
considerato responsabile degli omicidi del Magistrato Francesco Coco
e del Commissario di Polizia Antonio Esposito, Dura da volutamente
il colpo di grazia a Rossa confermando una ferocia non comune e
contravvenendo alle direttive del comitato dirigente delle BR. Rossa
muore all'interno della sua auto, coraggiosamente come è vissuto,
tentando di opporsi ai suoi assassini , la sua morte sgretola le
certezze granitiche, di migliaia di operai che non troppo
inconsapevolmente appoggiavano l'attività criminale delle BR, i
quali si rendono conto anche se tardivamente della qualità
scellerata di questi soggetti.
Mai
prima d'ora le BR avevano assassinato un operaio, in più comunista e
delegato sindacale della CGIL, lo sdegno della società civile e
ideologizzata è enorme, fu sicuramente una presa di posizione
tardiva e ipocrita, infatti negli anni precedenti, nessuno nel mondo
operaio aveva fatto una piega quando a cadere sotto il piombo
brigatista, c'erano carabinieri, poliziotti, magistrati e
giornalisti, ora che la vittima era un operaio le cose cambiavano
ottica. I Brigatisti rossi avevano appaiato nel loro odio feroce e
distruttivo un operaio ai poliziotti e ai magistrati. Al di la di
tutto Guido Rossa fu un esempio di coraggio civile e di impegno
etico, al suo funerale partecipò tutta Genova, ci furono i soliti
discorsi dei soliti politici tanto bravi a tessere le lodi chi aveva
perso la vita per dei valori in cui credeva, ma certamente da morto
Guido Rossa contribuì a infliggere un duro colpo alle BR, un colpo
da cui inizierà la loro fine come era giusto che fosse. Le più
belle parole che vennero spese al Suo funerale furono quelle di Don
Gallo che lo definì “un uomo inedito”.
Agenti
di pubblica sicurezza Giovanni Falco e Giovanni Ceravolo
Empoli
24 gennaio 1975
Alla
sera del 24 gennaio del 1975 ,tre agenti del commissariato di Empoli
su ordine della Questura di Firenze si presentarono in Via Boccaccio
a Empoli in casa di Mario Tuti, laureato in architettura e di
professione geometra presso l'ufficio tecnico del comune di Empoli,
la scusa è quella di controllare la sua collezione di armi, in
realtà essi avevano in tasca il mandato di cattura per la strage
dell'Italicus spiccato dalla Procura di Firenze.
Non
sapevano che Mario Tuti, all'apparenza tranquillo e mite, era un
personaggio di rilevante pericolosità, in grado di maneggiare con
perizia armi individuali e capace di svolgere attività militare
offensiva, inoltre era il capo del Fronte nazionale rivoluzionario
quindi con delle motivazioni politico ideologiche , secondo alcuni
investigatori poteva anche avere delle responsabilità nella strage
dell' Italicus.
Tuti
intuì il pericolo, capì che l' arresto era imminente e sparò con
un mitra. Uccide il brigadiere Leonardo Falco anni 52 e l' appuntato
Giovanni Ceravolo di anni 44 sul pianerottolo della sua abitazione e
ferisce gravemente l'appuntato Arturo Rocca di anni 50 che era di
supporto ai suoi due colleghi, dopo aver sparato Mario Tuti fugge in
Francia, lasciando in un lago di sangue tre fedeli servitori dello
Stato, in seguito sarà coinvolto in altre vicende di sangue.
Su
questa operazione di servizio vi sono molti punti da chiarire, il
capo pattuglia in quel momento era senza l'arma di ordinanza, inoltre
i tre agenti inviati erano di Empoli come lo stesso terrorista che
conoscevano di vista, inizialmente non erano questi operatori che
dovevano compiere l'arrestro ma bensì altri agenti del nucleo
antiterrorismo della Questua di Firenze che ben conoscevano le
caratteristiche del soggetto che avrebbero arrestato.
Nella
strada dove sorge la casa che vide la morte dei due agenti e il
ferimento del terzo , nel 2019, nella ricorrenza del fatto di sangue,
il Comune di Empoli volle ricordare i due agenti caduti, una pietra
di inciampo in ottone con sopra incisi i nomi dei due agenti per
ricordare a tutti quelli che passano in quel punto il valore del
dovere e dello spirito di servizio sino al più alto sacrificio.