lunedì, luglio 23, 2018

L'omicidio dell'ingegnere Erio Codecà, Torino


Il dirigente FIAT Erio Codecà
Torino

Ho compiuto i miei studi a Torino dal 1970 ale 1973, vi ho lavorato nel 1974 e quindi ho vissuto in questa splendida città per 4 anni, imparando a conoscerla e ad amarla, coltivando amicizie e dando sfogo alla mia curiosità su alcuni fatti che ne hanno segnato l'esistenza nel corso degli anni. In particolare alcune storie molto dure, l'omicio di Erio Codecà è una di queste.
Questo omicidio avvenuto nel 1952 a Torino, si può definire come l'anello temporale di congiunzione tra le atrocità commesse dai partigiani comunisti e l'inizio degli anni di piombo con le efferatezze delle Bierre. Torino  come Milano, Genova fu teatro di omicidi nell'immediato dopoguerra e quindi a seguire preparò il terreno di coltura per altro sangue innocente sparso da chi credeva in ideali malati e perversi, avvalendosi della ancora fresca esperienza partigiana e dandosi una valenza etica per cercare anche una impunità.
Erio Codecà è un ingegnere, funzionario FIAT di alto livello, dopo un passato in Romania e a Berlino in missione per l'industria automobilistica Torinese, diventa direttore generale della Azienda. E' una persona per bene, dedita al lavoro e alla famiglia, un tecnico intelligente e preparato.
La FIAT dal 1943 è entrata nel mirino prima dei partigiani comunisti e poi nei decenni successivi, dell'eversione rossa, in quanto simbolo di un passato  e di un presente da odiare ferocemente a livello ideologico, nel 1949 ci fu un attentato dinamitardo contro Mirafiori e l'ingegnere Valletta definito fascista dal CNL fu allontanato. Ci sono i presupposti per continuare la filiera di sangue e l'odio di classe,
Codecà abita con la famiglia  in collina, la zona residenziale di Torino, era il 16 aprile 1952, intorno alle 21, esce da casa con il cane per raggiungere la sua 1100 posteggiata sotto casa, apre la portiera del mezzo per fare salire l'animale, quando qualcuno lo avvicina e gli spara alla schiena, un solo ma mortale e preciso colpo di pistola, a distanza ravvicinata,  poi si allontana con calma, qualcuno afferma di vedere un furgoncino rosso che da prima fermo accanto all'auto della vittima si era poi allontanato velocemente, nessuno si è annotato la targa.
Chi ha ucciso il dirigente ha pratica delle armi, è freddo, animato da odio e conosce le abitudini dell'ingegnere e forse ha prelevato qualcosa dall'auto  ma di questo non si è sicuri.  Intanto in alcuni stabilimenti della FIAT mani ignote tracciano scritte di odio : “e uno! attenti al due”.
Il clima di tensione sale, la FIAT e l'Unione Industriali di Torino mettono a disposizione una taglia di 40 milioni. Arrivano lettere anonime e poi due persone con precedenti penali che indicano nell'omicida un certo Giuseppe Faletto, classe 1919, nativo del Canavese, ex partigiano comunista, uno dei tanti di quella categoria, che hanno usato la resistenza per compiere omicidi, furti e violenze a danno di innocenti. Le sue ammissioni e confidenze furono ascoltate e registrate dai carabinieri che lo arrestarono. Faletto a gennaio del 1958, fu processato e l'accusa chiese l'ergastolo affermando che “Faletto assassinò Codecà in un clima di esasperato dio di classe “. Il processo si chiuse con l'assoluzione per insufficenza di prova per l'omicidio Codecà  anche se condannato per altri sette omicidi commessi nel periodo post insurrezionale. L'imputato grazie all'amnistia e agli indulti fece solo 20 anni.
Quindi l'assassinio dell'Ingegnere Erio Codecà rimase senza responsabili, ma inquadrato in una prospettiva terroristica che si stava auto alimentando e prendendo forza, da un passato post insurrezionale, passando forse attraverso la Banda Cavallero, per arrivare al massimo spargimento di sangue con gli anni di piombo delle colonne  delle Bierre che avevano a Torino ben quattro raggruppamenti, alla Meccanica, a Rivalta, alle Presse e al Lingotto.

Roberto Nicolick

bibliografia : il quotidiano “ LA STAMPA”  1952 - 1955, , “Piombo rosso” di Giorgio Galli, “Mambo Italiano” di Fasanotti, “L'enigma Codecà” di Gianotti