Ci avviciniamo alla
cosiddetta festa del 25 aprile e io, credendo nella verità a 360°,
continuo a postare i frutti delle mie piccole ricerche su crimini
compiuti da soggetti che usarono la resistenza come paravento per
commettere,da impuniti, soprusi, estorsioni e ricatti, stupri ed
omicidi. Tutte le mie ricerche sono state fatte con obiettività,
freddezza, in modo asettico e senza esprimere opinioni , non sono
un passionale ma solo ed unicamente un divulgatore di fatti realmente
accaduti.
Fiano è un piccolo
comune delle Valli di Lanzo, a poca distanza da Torino, nel corso
della seconda guerra, fu meta di numerosi sfollati che dal capoluogo
di regione vi erano giunti per sfuggire ai bombardamenti alleati, che
martellavano Torino. Il Sindaco di Fiano e il Maresciallo dei
Carabinieri avevano provveduto alla sistemazione di tutti questi
profughi, sistemazione non sempre molto comoda ma tuttavia era sempre
meglio che vivere sotto l'incubo delle bombe alleate.
Fra questi sfollati c'era
un certo Angelo Mazzini , anch'egli evacuato assieme alla moglie.
Mazzini è nativo di Casale Monferrato, è un soggetto deciso e sa
quello che vuole, dopo il 1943, si unisce da una brigata partigiana
che opera in Piemonte, la prima zona, e in parte della Lombardia,
assieme a lui agiscono due suoi fedeli gregari, Walter Brossa e
Giuseppe Percudani, ma è chiaro che il leader è Mazzini, nome di
battaglia colonnello Barbano.
Non a caso Mazzini sarà
al centro di indagini e istruttorie per tutta una serie di crimini e
per quattro omicidi, già nel 1939 aveva aggredito verbalmente e
fisicamente due agenti di polizia, la cosa poi era passata sotto
amnistia .
Mazzini era notoriamente
un prepotente, a Fiano aveva un orto in comune con la famiglia
Bettini e frequenti erano le controversie per la divisione delle
verdure, che Mazzini risolveva invariabilmente impugnando una pistola
e minacciando la moglie di Bettini, Rosalia Regina Enria.
Quindi non fu casuale che
uno dei primi omicidi di cui fu accusato fosse proprio quello della
Torinese Rosalia Regina Enria, accusata sempre dal Mazzini, di
essere una spia dei Fascisti, una accusa assolutamente infondata in
quanto la povera donna addirittura ospitava un prigioniero Britannico
sfuggito da un campo di prigionia, Thomas Jones.
Rosalia per replicare a
questa accusa si presentò volontariamente al comando partigiano,
accompagnata dal militare Inglese il quale doveva testimoniare a
favore della sua buona fede, entrambi appena entrarono nel comando
sparirono e i loro due corpi vennero trovati crivellati di colpi
sulla strada tra Pessinetto e Ceres il 22 di agosto del 1944. La
donna non sapeva che Mazzini aveva addirittura detto al Prete di
Fiano, Don Bazzoli, che alla prima occasione l'avrebbe uccisa.
Ovviamente gli assassini
non si limitarono ad ucciderli, ma tentarono anche di infangare la
memoria della povera donna affermando che lei e Jones erano amanti .
Il marito della Rosalia
tuttavia non se ne stette, e iniziò ad indagare per scoprire chi
fossero gli assassini della moglie ma soprattutto per riabilitarne la
memoria, raccolse un dossier e forse si avvicinò troppo alla
verità, infatti un testimone affermò che Mazzini disse “ Bettini
gira un po troppo e ciò può darci dei fastidi , è più conveniente
toglierlo di mezzo” , detto fatto, Bettini fu ucciso con due colpi
alla nuca, il 30 maggio del 1945 a Torino e il suo cadavere
abbandonato in Corso Tirreno con un cartello attaccato al petto con
scritto “spia confessa”. In realtà Bettini era una persona per
bene, non era un delatore, e le maestranze della Snia Viscosa dove
egli lavorava, piansero la sua morte lo commemorarono con una lapide
nello stabilimento.
E forse anche la
giovanissima figlia, Fiorenza Bettini avrebbe fatto la stessa fine
dei genitori se la polizia alleata non la avesse nascosta presso una
casa sicura a Torino. Fiorenza Bettini nel 1952 testimonierà fra le
lacrime al processo in corte di assise a Genova contro gli assassini
dei suoi genitori.
Anche i gregari di
Mazzini non risparmiavano il piombo, una ragazza di appena 18 anni,
Jole Cocco in Brunetti, sempre con l'accusa di essere
collaborazionista dei nazisti, fu rapita e portata a Carignano,
Torino, sottoposta da una farsa di processo del popolo e giustiziata
sommariamente a Carmagnola il 28 aprile del 1945, in realtà era solo
la punizione per un rifiuto ad una richiesta sessuale.
Un'altra vittima della
triade Mazzini, Brossa e Percudani, fu un'altra brava persona, il
Dott. Mario Rigoni, medico condotto di Melegnano, nonché marito di
una nipote di Mazzini, fu rapito l'otto maggio del 1945 e messo su
un'auto, con l'accusa di essere amico di un gerarca, Farinacci,
lungo la strada, sul ponte del Ticino, lo fecero scendere e gli
spararono, venne assassinato con la motivazione, falsa, che aveva
tentato di fuggire, poi i suoi assassini si divisero il suo
portafoglio e l'orologio d'oro che finì al polso di Mazzini.
Negli anni 50 la
Giustizia si mosse, Mazzini e i suoi compagni furono processati e
condannati in primo grado a 30 anni di carcere il primo e Brossa a 12
anni, furono inoltre riconosciuti responsabili dell'omicidio del
Dottor Rigoni e di Domenico Bettini mentre per gli altri omicidi
furono prosciolti.