lunedì, maggio 07, 2018

Il commissario Amilcare Salemi

Commissario di Polizia Amilcare Salemi
Commissario di Pubblica Sicurezza, da poco quarantenne, coniugato con Concetta Pasquino, nata a Mantova il 14 luglio 1914, da cui ha avuto tre figli, rispettivamente Sergio Augusto di anni 8, Maria Grazia di anni e e Luciano Carmelo di anni 2.
Salemi nasce a Rota Greca, in provincia di Cosenza, laureato in giurisprudenza, funzionario di carriera nella P.S., arriva dalla Questura di Como, trasferito con telegramma ministeriale n.315882.333 del 12 aprile 1946, in quel posto come dirigente della Squadra Politica della Questura di Savona, appositamente per indagare sul clima di terrore e soprattutto sugli omicidi connessi al periodo post liberazione.
Assume il suo incarico il giorno 26 aprile 1946. Precedentemente Salemi svolge servizio a Pedicolle, Gorizia, assume la direzione dell'ufficio di polizia di confine a Pontechiasso nel 1943, dopo l'8 settembre 1943 fu inviato in missione a Lecco ove rimase sino ai primi del 1944. Da tale data riprese servizio presso la Questura di Como, successivamente venne destinato all'ufficio stranieri ed al recupero dei beni degli ex gerarchi fascisti. Dal 17 ottobre 1945 fruisce di una aspettativa dedicandosi a consulenze legali e commerciali, quindi rientra in servizio attivo e il 25 aprile 1946 lascia Como per raggiungere Savona.
In tutte le sue attività di servizio precedenti a Savona, Salemi , lascia di sé un ottimo ricordo e una immagine di funzionario onesto e pulito.
Presso la questura di Como era riuscito a frenare i partigiani della zona dal commettere violenze per queste sue benemerenze chiese una promozione per merito straordinario per i metodi rischiosi da egli seguiti per sottrarre gli ebrei alla cattura da parte delle S.S.
Salemi è stato inviato anche a sostituire, al vertice della squadra politica, un certo Gino Savarino, ex partigiano noto con il soprannome di “Romeo”, secondo alcune voci anonime, esecutore materiale di molte esecuzioni sommarie da solo o in concorso con altri partigiani comunisti.
L'ambiente della Questura di Savona è fortemente condizionato, infatti su circa 500 agenti e funzionari della Questura di Savona, ben 450 sono ex partigiani comunisti i quali influenzano e volendo insabbiano eventuali indagini.
Un episodio la dice lunga sul clima intimidatorio che esisteva in questi ambienti: nel maggio del 1945 avviene un omicidio e gli agenti ausiliari partigiani vanno dal magistrato per chiedergli di recarsi sul posto ad esaminare il cadavere e dare il benestare per lo spostamento. Questo magistrato, visto quello che accadeva nelle strade e temendo per la sua incolumità, non vuole uscire dalla questura, dove si ritiene al sicuro, al che i poliziotti partigiani, sotto la minaccia delle armi lo trascinano letteralmente in strada.
Tre funzionari di polizia di carriera, il Questore Giulio Monarca e i commissari La Farina Alberto e Fabiani, ricevono alcune lettere anonime, il cui contenuto non contribuisce certo a tranquillizzarli :
La prima in data 11 aprile 1944 indirizzata al Commissario La Farina :
“ Siamo con queste poche righe a comunicarvi che abbiamo seguito passo per passo la tua miserabile carriera e che conosciamo profondamente i tuoi sentimenti . Conosciamo il tuo losco operato contro gli antifascisti in tutti i periodi della tua carriera ; puoi stare certo che ovunque tu vada ne saranno informati coloro i quali tu intralciasti il lavoro, reprimendo la loro attività e tutto questo per farti un merito e per dare il tuo contributo ai centri nemici. Non si sono dimenticati di te gli Slavi, stai certo e non dubitare che non andrai molto lontano. Pere quanto riguarda la tua attività attuale , stai all'erta si non essere troppo selante e di non fare la carogna; tu sei un verme, ma lo sai che certi animali vanno soggetti all'essere schiacciati. Non credere che questo sia soltanto un avviso, ci sono uomini che hanno un senso di giustizia e l'applicano senza basarsi sui codici che purtroppo certe volte sbagliano. Questi uomini sappiano sono i coscienti che sanno anche sacrificarsi per il bene dell'umanità. SE vuoi puoi ancora redimerti dando degli esempi “
Firmato , I PURI”
La seconda arriva sempre a La Farina il 26 luglio 1946:
“ Al commissario di Polizia, Signor La Farina Savona.
Il vostro atteggiamento nei confronti del Partigiano Artioli Giuseppe detto Alvaro è stato più che mai schifoso.
E' materialmente inutile che il vostro modo di comportarvi muti ora aspetto, la vostra persona non cambia. I nostri informatori funzionano ottimamente bene e siamo avvisati di qualsiasi vostra mossa. Ora che il partigiano in parole ha potuto evadere malgrado la vostra perspicacia che dimostrate, ma che invece è uno zero. Siamo a perfetta conoscenza della vostra carica di segretario politico occupata durante il periodo nazi fascista e perciò siete uno dei responsabili della catastrofe dell'Italia. Siete un oppressore e gli oppressori non meritano nessuna pietà. Vi consigliamo di non perdurare oltre il vostro comportamento , potreste darci noia e saremmo costretti a togliervi di mezzocome sarebbe il vostro merito per la vostra criminalità durante il regime fascista . E' inutile che cerchiate degli alibi in vostra difesa, sarebbero vani. L'ultimo avviso che vi diamo è di abbandonare la vostra occupazione di commissario di polizia della quale non siete degno.
Ricordatevi bene ed aprite le orecchie : Abbandonate tale carica e andatevi a guadagnare la vita in modo diverso, altrimenti la nostra mano non fallirà. Altri come voi hanno rifiutato ma hanno dovuto soccombere dinanzi alla loro testardaggine.
Firmato, “I Giustizieri inesorabili”
Il Dott. Monarca inizialmente ricevette l’incarico di controllare le domande degli agenti ausiliari che avrebbero voluto passare effettivi compito che uccessivamente rimise nelle mani di Salemi, ricevette questa lettera anonima il 12 agosto 1946 :
“Questore Monarca, ci sono giunte notizie o meglio informazioni da Lucca e da altre città d?Italia sul vostro comportamento, i vostri sentimenti, la vostra carriera , ma per strana combinazione noi sapevamo già da tempo chi eravate e se non ci siamo affrettati prima a salutarvi come è nostra usanza ( metodo che usiamo solo per i galantuomini....) ci siamo astenuti solo perchè speravamo che occupando la carica di Questore di Savona e nei momenti attuali molto critici per certe persone poco pulite di coscienza , avreste perduto un po almeno di quello che avete nel sangue ( fascismo ), viceversa operate come il passato, con i medesimi sistemi e scopi; ma vi preveniamo però questa volta la vostra meta ( e dei vostri pari ) sarà ben altra.
L'organizzazione nostra è molto distesa ed ad essa nulla sfugge , il nostro compito assoluto è quello di di controllare il vostro operato e di seguirvi anche quando voi siete certo di essere al sicuro.
Per il poco tempo che siete in questa città , avete chiaramente espresso i vostri vecchi sentimenti sia con le parole che con i fatti, ora ci conosciamo e questo ci basta.
In particolare ci complimentiamo con gli affari del porto di Genova e per tutto l'insieme degli anni che avete oppresso i rivali di classe, noi diciamo solo che per certi mali il tempo guarisce radicalmente come una cura infallibile e questo secolo i tempi sogliono cambiare spesso di male in meglio non per tutti.
Arrivederci ed auguri per il nostro prossimo incontro , questa volta non in corrispondenza ma a viso aperto.”
Questi funzionari dopo aver avvisato il prefetto e aver inviato le lettere minatorie ricevute alla Direzione generale della Pubblica Sicurezza, si fanno trasferire in altra sede, rispettivamente alle questure di Firenze, Venezia e Palermo pur di allontanarsi da un luogo decisamente pericoloso per loro.
Invece Amilcare Salemi è efficiente e coraggioso, appare un osso duro, da subito molto scomodo per il sistema del terrore che sta facendo decine e decine di vittime nel Savonese, capisce come è la situazione a Savona vuole fare piazza pulita in Questura, alla luce di alcune verifiche sul casellario giudiziale , compila egli stesso un elenco di agenti ausiliari, con pendenze penali incompatibili con il loro attuale status, che devono essere estromessi e invia una quindicina di nominativi di indesiderabili al Ministero dell'Interno, la sua persona diventa sempre più pericolosa per il sistema.
Arrivano anche a lui delle lettere anonime minatorie : “togliti di mezzo” , addirittura depositate sulla sua scrivania a sotto intendere che nessuno è al sicuro tanto meno lui, ma questo non lo frena anzi lo motiva ulteriormente. In una di esse tra le altre cose gli viene scritto “ non perseguire i piccoli ma prendersela con i grossi che hanno maggiori responsabilità “ in caso contrario “ sarebbero stati presi gravi provvedimenti a suo carico “.
Si crea attorno a Salemi un situazione di odio e di omertà. Viene lasciato appositamente solo a lavorare in un clima di pesante ostracismo, le sue indagini lo portano vicinissimo alla identificazione dei colpevoli della sparizione dei beni e di una intera famiglia Savonese, i Biamonti.
Le sue indagini portano alla luce particolari inquietanti su un gruppo di partigiani comunisti che in alcuni quartieri della città, in particolare Legino, hanno potere assoluto sulla popolazione.
Salemi ha fiducia in pochissimi agenti, in particolare in un certo Giulio Mignogna, un trentenne agente di P.S. che lavora alle sue dirette dipendenze.
Inizia un percorso per eliminare il commissario, prima che possa chiedere al Magistrato, il Dott. Firinghelli di poter effettuare i primi arresti.
Ed arriva il momento favorevole: quasi tutte le sere, il Commissario, sempre disarmato, solo e senza scorta, si reca a cena presso un ristorante, il Genova, in piazza del Popolo, si siede al solito tavolo accanto ad uno dei pilastri che sostengono la volta, scambia alcune parole con la proprietaria Rosa Restivo e la figlia Teresa Colletta, e poi cena.
Sono circa le 19,45 del 16 novembre 1946, la saletta del ristorante è stranamente deserta , pochi minuti prima un poliziotto partigiano Gio Batta Parodi ex appartenente ad una Brigata Garibaldi noto con il nome di battaglia “noce”, si è appena allontanato dalla sala da pranzo, dicendo che aveva un appuntamento con una signorina, lasciando così il commissario da solo.
Secondo alcuni, Parodi, poco prima di uscire dalla sala da pranzo, avrebbe fatto una telefonata, e altro particolare inquietante, pare che poco prima dell'attentato mortale a Salemi, ci sia stata una strana ed improvvisa interruzione della luce che fece piombare la sala da pranzo nel buio, facilitando di molto l'avvicinamento del killer alla vittima..
Seduto al suo tavolo, Amilcare Salemi ha quasi terminato di consumare la sua cena, accende un fiammifero per la pipa, ma non potrà concludere il gesto, volta le spalle al suo assassino che entra, non visto, da un ingresso secondario a cui si accede tramite un una scala che porta all'albergo posto sopra la sala da pranzo, giunto silenziosamente a pochi metri di distanza, gli punta la pistola alle spalle e spara ferendolo mortalmente proprio alla vena aorta.
La pallottola lo raggiunge e gli provoca una vasta emorragia interna. Il Commissario , capisce immediatamente di essere stato colpito da un'arma da fuoco, infatti urla : “vigliacchi, vigliacchi, e poi rivolto alla Restivo, “signora mi aiuti !”, riesce ad alzarsi dal tavolo e a compiere pochi passi in direzione della cucina poi cade a terra nella saletta antistante il locale cucina.
Il tiro ha seguito una traiettoria dal basso verso l'alto lungo circa quattro metri, colpendo la regione toracica sinistra, forse l'assassino ha mirato stando con un ginocchio a terra, in quanto Salemi era seduto e con il tronco eretto.
Il personale presente e cioè la padrona e sua figlia, il cuoco Abramo Bussolino che era in cucina e le cameriere Clelia Cerrato e Anna Peracchi, non percepirono uno sparo, ma solo un rumore soffocato, non meglio identificato, e dopo, un rumore come di una tavola che cade, quindi nessuno di loro pensò ad un attentato ma ad un malore, in quanto il commissario, pochi giorni prima aveva avuto un malore proprio all'interno della sala da pranzo e si era recato in bagno dove aveva stazionato a lungo, quindi dopo esserne uscito aveva chiesto al personale del ristorante, un bicchiere di acqua e del bicarbonato per riuscire a sanare il suo piccolo disturbo. Successivamente si era ripreso ed era tornato nella sua camera ammobiliata che occupava in Via Abba..
Vennero effettuate tre chiamate telefoniche , una al dottor Bogliolo, alla Croce Rossa e l'ultima alla Questura di Savona.
La proprietaria del ristorante Teresa Coletta interrogata risponde : “Questa sera come al solito il Dr. Salemi venne a cena nel mio locale verso le 19,15. Nel locale non vi erano altri avventori oltre il Salemi. Il Salemi si pose seduto al tavolo ove era solito prendere posto, collocato aderente ad una arcata delle due che divide il salone del ristorante, dando le spalle ad una porticina che dà accesso alle scale che portano all'albergo.
Potevano essere le 19,45 circa quando io che mi trovavo in cucina vidi il Salemi alzarsi improvvisamente , nell'atto che stava per accendere la pipa, gridava “ vigliacchi, vigliacchi ! Signora mi aiuti ! “ sentendomi incerta cercai di sorreggerlo ma il corpo stava accasciandosi non riuscii nell'intento e il Salemi cadeva pesantemente al suolo. Preciso che non mi trovavo esattamente in cucina ma sulla soglia della sala attigua nell'atto nel salone ristorante. Nell'attimo in cui entravo nel salone sentì un colpo indefinito e pensai che fosse il fiammifero acceso dal Salemi. Il colpo in realtà era troppo forte per essere quello provocato dal cerino acceso poiché ha provocato il rumore come di un colpo soffocato.
A.D.R. Non ho ho notato se la porticina che da sulle scale era aperta.
A.D.R. Nel locale non ho mai sentito il Salemi che era tipo piuttosto riservato , parlare o discutere di politica con nessuno.
Rosa Restivo, madre della Coletta Teresa rilascia la seguente deposizione : “ sono solita frequentare tutti i giorni il il locale dove mi reco a consumare i pasti . Quella sera occupavo un posto quasi di fronte a quello che abitudinariamente il D. Salemi occupava. Parlavo come la solito col Dr. Salemi del più e del meno quando improvvisamente sentivo un colpo soffocato e il Salemi che era nell'atto di accendere la pipa si alzava gridando “ vigliacchi, vigliacchi” e quindi rivolto a mia figlia che entrava in quel momento “ Signora mi aiuti !” il Salemi faceva pochi passi e quindi cadeva a terra. Non ho notato se la porta che da sulle scale era aperta o chiusa “
Anna Peracchi, collaboratrice del ristorante Genova depone quanto segue : “ la sera del 16 corrente alle 19,30 circa poco più poco meno, dal bar mi portai nella cucina del ristorante , entrando però, non dal portone ma dalla vetrata che si apre sotto il portico e che immette nel ristorante in prossimità della cassa e che adduce più presto in cucina. Di questa via solitamente mi servo specialmente quando, mi trovo poco decentemente vestita , tale da non ritenere opportuno di farmi osservare dagli avventori del ristorante. In cucina spezzai un po di pane su cui rovesciai un mestolo di brodo lasciandolo sul tavolo a raffreddare , avrò perso una decina di minuti per compiere tale operazione e quindi per la medesima strada descritta ritornai in cucina. Mentre rimuovevo la zuppa con il cucchiaio percepii che in sala si faceva un parlare concitato per deposi il piatto e mi voltai pre procedere verso la sala quando sulla porticina che divide questa dalla cucina mi imbattei nel Dott. Salemi che, procedendo in senso inverso, fece, piegando il busto in avanti e barcollando , altri due o tre passi, cadendo infine e urtando con le mani e col viso contro un armadio ivi esistente. La signora Coletta , che prima di me aveva notato lo stato di malessere del Salemi, aveva fatto per sorreggerlo, ma non vi riuscì perché egli, come non si immaginava , si accasciò di peso. Con orgasmo e di corsa mi portai in sala per poi uscire e recarmi a chiamare il Dott. Bogliolo che abita in quei pressi, da me conosciuto perché è il medico di casa della padrona , ma vista la padrona del ristorante quasi piangendo si era portata sotto il portico e gridava “Aiuto ! aiuto !” io la riaccompagnai nel ristorante adagiandola su una sedia e quindi ritornai sui miei passi verso la casa del medico dopo aver tirato giù le serrande. La sera del fatto non vi erano altri avventori al di fuori del Dott. Salemi e del Comandante Parodi. Nel bar non ho mai avuto modo di ascoltare alcun apprezzamento intorno alla uccisione del Salemi se si eccettua qualche commento sulla sua persona sempre favorevole.
Il Dottor Giovanni Bogliolo riceve una chiamata, per una cosiddetta vista urgentissima presso il ristorante Genova di Piazza del Popolo, arriva sulla scena di quello che è in realtà, un delitto e annota testualmente : “ notai per terra in posizione semi supina, e con le mani incrociate all'altezza dell'inguine il corpo di un uomo che mi si disse essere quello di un Commissario di P.S. , il Dott. Salemi.
Era esanime e di un pallore cadaverico con del sangue raggrumato alla bocca e sul lato sinistro della giacca. Altra macchia di sangue del diametro di circa 20 cm. stava al lato sinistro sul pavimento, all'altezza delle ginocchia. Poco avanti ai piedi c'era una pipa.
Nell'ambiente c'era un uomo che disse di essere della P.S. il quale vietò la rimozione del cadavere. Esaminai comunque il polso che non riuscii a sentire e alzai la palpebra scorgendo l'occhio vitreo. Qualcuno mi disse che poteva trattarsi di una emottisi, al chè obiettai di non poter dare nessun giudizio senza l'autorizzazione del magistrato a rimuovere il cadavere ed eventualmente a provvedere all'autopsia.
Intesi da qualcuno degli astanti che il morto era stato come preso da un malore mentre accendeva la pipa allorchè si udì un piccolo colpo soffocato come se fosse scoppiata la pipa.
Pensando che allo stato fosse necessaria la presenza di un magistrato per provvedere in conformità alle sue disposizioni, lasciai il locale per continuare le visite ai miei pazienti, e ciò feci tranquillamente persuaso che sul posto si trovassero uomini della Questura.”
Il Dott. Bogliolo non era l’unico sanitario ad essere giunto sul posto, c’era anche una ambulanza della C.R.I. con due soccorritori, ma visto che non ‘era più nulla da fare anch’essi si allontanarono.
Pochi minuti dopo il magistrato di turno, Dott. Zinitti arrivato sul posto, dava disposizione di spostare il cadavere e farlo trasportare nella camera mortuaria a disposizione della Autorità Giudiziaria
Mentre il corpo di Salemi era ancora al ristorante Genova, i suoi dossier con tutti i risultati delle sue indagini sull’eccidio dei Biamonti e su altri omicidi, vengono asportati dal suo ufficio in Questura da chi non si saprà mai, ma è intuibile, azzerando di fatto, giorni e giorni di indagini e mettendo al riparo dalla giustizia un bel gruppo di criminali.
A seguito della sparizione dei faldoni di Salemi, diversi omicidi compiuti da partigiani comunisti vennero risolti solo in parte, altri non vennero chiariti e ingenti somme di denaro e valori di proprietà degli uccisi rimasero definitivamente nelle tasche di personaggi molto noti ma protetti dallo scudo della Resistenza.
La compagnia dei Carabinieri di Savona il 17 novembre 1946, in una comunicazione urgente al Ministero dell'Interno, al Comando Generale dell'arma, al comando della divisione Pastrengo, al Comando della 1° Brigata Carabinieri, al Comando di Legione, alla prefettura di Savona , al Comando di Gruppo e alla procura della repubblica di Savona , scriveva quanto segue : Giorno 16 corrente ore 20 commissario pubblica sicurezza Salemi Amilcare anni 45 in servizio presso Questura Savona mentre intrattenevasi, dopo aver consumato cena , questo ristorante Genova veniva ucciso mediante colpo rivoltella piccolo calibro con silenziatore esploso da sconosciuto che lo colpiva regione lombare. Ignorasi causale delitto. Questura ed arma indagano attivamente . Comandi esterni avvisati telegraficamente.
F. to S. tenente Aricò Vincenzo Comandante Compagnia
Il giorno 17, alle ore 10,30, un funzionario di polizia accompagnato dal Vice Questore Prati entra nell'ufficio del Commissario Salemi composto da due salette, effettua una perquisizione nella scrivania e negli armadi schedari ma nulla viene trovato, né documentazione relativa alle indagini svolte dal commissario e neppure qualcuna delle lettere anonime ricevute da Salemi, peraltro viste e lette da un agente ausiliario in servizio presso la Prefettura di Savona, Olivero Emanuele, che ne farà anche cenno in una sua deposizione.
Analogo perquisizione viene compiuta dallo stesso funzionario alle ore 16, presso la camera ammobiliata che Salemi occupava in Via Cesare Abba al 1/5, il risultato è lo stesso: nulla di rilevante sarà trovato.
Qualcuno si è premurato di fare una attenta pulizia dei documenti.
L’autopsia del corpo di Salemi è affidata al Dott. Reforzo e al Dottor Adami :
L'Autopsia del Commissario Salemi
Il giorno 18 novembre alle ore 14,30 presso la camera mortuaria dell'Ospedale San Paolo si svolgono le operazioni formali di descrizione, ricognizione e sezione di cadavere sul cadavere del Commissario Amilcare Salemi.
Sono presenti il Giudice Istruttore Paolo Ziniti, assistito da un cancelliere e il Procuratore della Repubblica Teofilo Romby, assistono alle operazioni autoptiche anche due funzionari di P.S. Il Dott. Farina e l'Ispettore Generale Rosselli, giunto appositamente da Roma per svolgere le indagini relative all'omicidio del Commissario. I due sanitari che procedono alle operazioni sono il Dott. Antonio Reforzo e il Dott. Silvio Adami.
Il cadavere giace in decubito supino sul tavolo anatomico della sala mortuaria dell'ospedale San Paolo di Savona. E' rivestito dei seguenti indumenti: giubba e pantaloni grigi chiari, camicia con colletto staccato e cravatta rossa di fondo a pallini, maglia color marrone, mutande lunghe di lana bianche, cinta erniaria , calze e scarpe color marroni.
Sulla giacca posteriormente a sinistra all'incirca all'unione del 3° superiore con 3° medio dell'altezza della giacca stessa esiste un piccolo foro circolare del diametro di 6-8 mm. circa. Uguale foro si osserva sulla fodera della giacca ; i margini di questo foro sono introflessi, rivolti cioè verso l'interno, sulla maglia è pure evidente un foro delle stesse dimensioni dei primi due. Interno al foro della giacca non sono riscontrati segni di bruciacchiamento.
Ispezione esterna del cadavere
Si tratta di un cadavere di sesso maschile della apparente età di anni 40 circa, in buone condizioni generali di nutrizione. Presente e completa ed uniformemente distribuita a tutti i gruppi muscolari è la rigidità cadaverica. Assenti i primi segni di decomposizione.
Cospicue le macchie di ipostasi nelle zone nelle zone più declivi specialmente evidenti sulla superficie posteriore del torace. Sulla regione frontale si osserva una ecchimosi lunga 4 cm. circa con forma lievemente arquata avente la concavità rivolta verso l'alto.
Un'altra ecchimosi è presente sul dorso del naso. Questi segni di contusione sono stati verosimilmente prodotti dalla caduta a terra, bocconi, del Salemi colpito a morte. Si scorgono tracce di rinorragia e di emorragia dalla bocca, sulla superficie posteriore dell'emitorace sinistra sulla linea angolare della scapola ( dieci cm. circa cioè dalla linea emisfondiloidea ) trasverso al di sotto dell'angolo della scapola stessa essiste una ferita d'arma da fuoco portatile di piccolo calibro che ha le caratteristiche del foro di entrata.
Sulla regione sternale all'unione del manubrio col corpo dello sterno è evidente una piccola ferita lineare della lunghezza di mezzo centimetro circa ; sulla sinistra , a circa un centimetro di distanza si scorge un'altra piccola ferita simile alle ferite da punta. Poichè queste due lesioni sono apparse sfiullazione superficiale e poichè hanno la caratteristica di quelle che si riscontrano nei casi in cui la superficie cutanea sovrastante una superficie ossea scabra viene ad essere contusa si è pensato che al di sotto delle ferite stesse fosse presente il proiettile e che questo avesse determinato quelle due ferite con la caduta a terra del Salemi. Si è allora proceduto ad esaminare il torace del cadavere sotto lo schermo radioscopico e nella zona dianzi descritta si è riscontrato il proiettile.
Fatta allora con il bisturi una piccola incisione congiungente le due ferite dianzi descritte è subito apparso ( situata nel sottocutaneo piuttosto abbondante del cadavere ) il proiettile di calibro 7,65, che tolto con apposita pinza, viene refertato.
Si prende allora un adatto sistema a misurare la differenza di altezza fra il foro di entrata ( situato in basso ) ed il punto in cui viene ritrovato il proiettile ( situato più cranialmente ) differenza che risulta di 4 cm. circa ; il proiettile ha quindi percorso un tragitto diretto dal dietro all'avanti e dal basso verso l'alto, cosa che fa supporre che l'omicida abbia usato l'arma essendo in ginocchio e piuttosto piegato verso terra se il Salemi fu colpito essendo seduto ma con il tronco eretto; l'omicida poteva invece sparare di in piedi se il Salemi fosse stato seduto piegato verso l'avanti come persona che stia pranzando ad una tavola.
Conclusione perizia medica morte Salemi
A questo punto il perito interrogato sulla causa di morte di morte dell'individuo, sui mezzi che l'hanno prodotta, sul tempo in cui è avvenuta, così risponde :
La morte è dovuta alla anemia secondaria gravissima prodotta dalla emorragia imponente avvenuta per rottura dei grossi vasi che si dipartono dal cuore, rottura determinata dal proiettile nel suo tragitto dianzi descritto.
La morte è stata pressoché istantanea.
I mezzi che hanno determinato la morte consistono in un'arma da fuoco portatile del calibro di 7,65 usata da 3 metri circa di distanza e producente una ferita con un foro di entrata all'emitorace sinistro della regione posteriore e permanenza del proiettile nel corpo dell'ucciso.
La morte risale a circa 40 ore circa.
Letto sottoscritto , seguono le firme del medico del Procuratore del Giudice Istruttore e del Cancelliere.
Solo un sospetto, Pietro Del Vento, peraltro ammalato e già detenuto per altre cause, fu rinviato a giudizio e infine condannato per questo omicidio, ma non era sicuramente il solo responsabile; c’erano sicuramente dei complici che la scamparono allegramente.
Sul Corriere del Popolo del 19 novembre 1946, appare un necrologio in cui “ il Questore, i colleghi ed il personale tutto della Questura di Savona partecipano con vivo dolore la morte del Dott. Amilcare Salemi, Commissario di Pubblica Sicurezza, caduto vittima del dovere il 16 novembre corrente. I funerali avranno luogo in forma solenne Mercoledì 20 alle 9,30, partendo dall’Ospedale per la Chiesa di S. Francesco da Paola”.
Sul Letimbro, il quotidiano della Curia Savonese : “ Lascia nella più profonda costernazione tre bimbi e la moglie malata di cuore, che ieri è giunta da Como ed alla quale hanno presentato le proprie sentite condoglianze il Vice Questore Dott. Mollo, anche a nome del prefetto assente pere servizio, il Vice Prefetto , il Ten. Colonnello dei Carabinieri Cacopardo, il Vice Questore Dott. Prato, anche a nome del Capo della Polizia e del Questore in malattia, colleghi, amici della vittima e un gran numero di cittadini commossi dall'efferato delitto. Tutti si augurano che l'assassino venga al più presto assicurato alla giustizia e sia punito”.
La vedova, Concetta Pasquino e i suoi tre figli furono anche minacciati durante il processo in Co0rte di Assise a Savona, in cui la donna si costituì parte civile, e qualcuno la perseguitò sino a Como, dove la notte qualcuno cercò di penetrare in casa sua, tentando di forzare la porta, per fortuna non vi riuscì, forse disturbato dai vicini svegliati da rumori sospetti.
In seguito la Signora Concetta espresse il desiderio di riavere gli indumenti che suo marito che indossava al momento della sua morte. Gli vennero spediti dalla Cancelleria del Tribunale di Savona a Como, al suo indirizzo Piazza Roma 22: una giacca e un paio di pantaloni grigio chiaro, una camicia e una cravatta rossa a pallini bianchi.
Dopo l'omicidio di Salemi giunge a Savona, inviato da Roma, un Ispettore Generale di Polizia, tale Rosselli, il quale dopo aver svolto una serie di indagini descritte in una relazione inviata direttamente al Ministero dell'Interno, chiude l'inchiesta sulla morte del Commissario, in quanto “ignoti gli autori dell'omicidio”, senza neppure aver sentito la vedova.
Brano tratto dal mio prossimo libro

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