giovedì, agosto 24, 2006

ORA LE COOP FANNO I SOLDI ANCHE CON GLI IMMIGRATI CLANDESTINI

Un anno dopo lo scandalo dei «furbetti», le cooperative tornano a lavorare con tutti: banche, multinazionali e Telecom Italia.E sono pronte a lanciarsi su un nuovo fronte: i centri di accoglienza È passato solo un anno. E sono bastati solo 90 giorni. Nell'estate del 2005 la Lega delle cooperative di Bologna era per tutti un mondo da guardare con sospetto e, se possibile, dal quale stare lontano. Le Coop (11,5 miliardi di euro il fatturato 2005) erano collegate agli affari di Gianpiero Fiorani, impegnate (via Unipol) a scalare la Bnl, e i suoi vertici erano contestati da una base che aveva sempre garantito un sostegno granitico.Oggi, dopo solo 90 giorni di governo Prodi, le Coop, forti di una fiscalità vantaggiosa che non sarà intaccata dalla prossima Finanziaria e di un costo del lavoro più basso dei concorrenti, sono rinate a nuovo business e sono tornate a essere uno dei centri del potere economico in Italia.Per esempio, con la Telecom Italia hanno firmato un accordo che permetterà di vendere minuti di traffico telefonico mobile attraverso tessere prepagate marchiate Coop. Un accordo di questo tipo era possibile firmarlo già da un paio d'anni ma, ironia del business, solo adesso l'azienda telefonica si è decisa, preferendo le Coop alle tante società telefoniche che avevano provato a stringere un accordo simile.Poi ci sono le multinazionali farmaceutiche. Il giorno dopo l'approvazione del decreto Bersani sulla liberalizzazione nella distribuzione dei farmaci che non richiedono ricetta, l'organizzazione ha presentato il piano per espandersi nel settore. Prevede anche la vendita di aspirine e prodotti da banco con il marchio della catena di distribuzione. Secondo Aldo Soldi, presidente delle coop di consumo, a settembre potrebbero essere aperti i primi punti vendita, mentre in Lombardia c'è la Pharmacoop che distribuisce farmaci e gestisce decine di farmacie concentrate in Emilia-Romagna.Poi c'è la finanza, un settore dal quale ci si attendono grandi soddisfazioni. In borsa sono già presenti due aziende che fanno riferimento al mondo cooperativo, la Unipol e la Igd, e a fine anno arriverà la terza: la Servizi Italia di Parma che fattura 126 milioni di euro lavando e stirando e noleggiando biancheria agli ospedali. Quanto potrà incassare l'azienda dal collocamento non si sa, certo è che ad accompagnarla a Piazza Affari è un big del credito nazionale: la Ubm del gruppo Unicredito, banca governata dal banchiere più prodiano che ci sia, Alessandro Profumo.Chi sono i clienti più importanti della Igd? Le asl di Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna. E sarà un caso che si tratti di tre regioni a guida centrosinistra. In Lombardia, poi, sempre nel mondo della finanza, è stato avviato un esperimento che farà strada: la distribuzione di prodotti finanziari (mutui, prestiti) nei punti vendita.Infine ci sono le attività più «sociali» ma non per questo meno remunerative. Per esempio la formazione per gli ex detenuti che hanno beneficiato dell'indulto (450 euro al mese per sei mesi) e, soprattutto, la gestione dei centri di permanenza temporanea (Cpt) per gli immigrati. Un primo test è stato avviato a Gorizia, dove la cooperativa Minerva, aderente alla centrale cooperativa Agc, collegata alla Lega (dalla quale la Minerva ha intenzione di uscire), ha preso in gestione il Cpt di Gradisca ottenendo un compenso di 75,12 euro per immigrato al giorno, pari a circa 1,4 milioni di euro l'anno.Non male come business, tanto che alla gara per il Cpt di Gradisca ha partecipato anche il Consorzio nazionale dei servizi, un gigante economico, diretta emanazione della Lega. La gara l'ha persa, ma forse si trattava di una prova generale per i prossimi appalti. L'unico problema è che una parte consistente della coalizione di governo di centrosinistra vorrebbe chiudere i Cpt. Davvero priveranno le cooperative di un così ricco business?

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