sabato, maggio 24, 2008

NON DIMENTICHIAMO JACOPO


La tragica morte di Jacopo Armellino, uno dei misteri piu’ crudi e tristi di Savona

Maggio 1997

Ricorre il giorno 27 maggio un terribile anniversario.

Maggio 1997, suona la campanella dell’intervallo in una classe del biennio di un prestigioso e antico Liceo di Savona. L’estate sta maturando, piena di promesse per i giovani studenti che sciamano dalle aule verso i corridoi per consumare la merenda.

Jacopo, un giovanissimo e sensibile studente, inizia anche lui l’intervallo …che non terminera’ mai: infatti , precipita dalla finestra del liceo e muore sfracellato sull’asfalto di una delle vie centrali di Savona. L’insegnante e i compagni diranno di non aver visto nulla, perche’ tutti assiepati attorno alla cattedra e quindi impossibilitati a guardare verso la finestra. Un tonfo orribile fa correre gente in strada.

La prima ad accorrere sul posto, e’ una donna, agente in servizio della polizia municipale che tenta invano di prestare i primi soccorsi. Il povero Jacopo e’ caduto da una dozzina di metri. Il suo giovane corpo e’ posizionato in modo scomposto e stretto tra due autovetture parcheggiate. E’ deceduto quasi immediatamente.
Il padre del ragazzo e’ un politico serio ed onesto, che ha ricoperto anche l’incarico di assessore e vice sindaco del Comune di Savona. Avvisato, accorre, affranto dal dolore.

Dal momento della morte, inizia una lunghissima inchiesta, stretta tra due e diversissime ipotesi investigative : il ragazzo si e’ buttato di sua spontanea volonta’ e l’atra ipotesi molto piu’ grave e pesante: e’ stato spinto da uno o piu’ compagni di classe con cui stava litigando.

La famiglia di Jacopo esclude immediatamente l’ipotesi del suicidio e chiede con determinazione di proseguire le indagini per fare piena luce sulla tragica morte del figlio, appena quindicenne.

Qualcuno afferma che le testimonianze vengono pilotate, non si sa da chi, e l’inchiesta si orienta in modo pregiudiziale verso l’ipotesi della caduta accidentale oppure un’altra cosa molto piu’ triste come il suicidio.
Una giovanissima vita e’ andata perduta. E a tutt’oggi, nonostante l’archiviazione del caso da parte della magistratura, dopo anni, i dubbi e le perplessita’ su questa morte, inspiegabile, pesano come macigni sulla vicenda.

Il ragazzo indossava un presidio ortopedico che lo imbustava strettamente limitandolo nei movimenti. Davanti alla fatidica finestra, era posizionato un banchetto scolastico, quindi era materialmente impossibile per il povero Jacopo, avvicinarsi al davanzale, sporgersi, scavalcarlo e cadere nel vuoto senza intervento di qualcuno. Inoltre il ragazzo non aveva mai manifestato propositi di morte o di autolesionismo. Jacopo era un ragazzo normale, come tanti, pieno di speranze e con tanta voglia di crescere e imparare.

L’ipotesi della caduta accidentale o volontaria, venne favorita dagli inquirenti, qualcuno, politicamente, avallo’ e spinse questa tesi, in pieno spregio della famiglia e del povero ragazzo, che venne bollato come troppo timido, troppo fragile e quindi a rischio di compiere gesti incoscienti.

Ci fu una guerra di perizie sulla traiettoria dei corpi sottoposti alla legge della gravita’…..

E’ molto probabile che qualcuno con cui il giovane spesso litigava, aiuto’, al di la’ delle proprie intenzioni, il ragazzo a precipitare, ma il caso fu archiviato e nel frattempo : la classe di Jacopo termino’ il ciclo senza di lui, molti andarono all’universita’, altri entrarono nel mondo del lavoro, qualcuno dell’ambiente scolastico fece carriera politica a sinistra.

Mentre Jacopo moriva una seconda volta e poi una terza e poi una quarta…..mentre la sua famiglia vedeva la Verita’ calpestata, vivendo con grande dignita’ questo immenso dolore.
Qualcuno tento’ anche di spillare dei soldi ai genitori, illudendoli che avrebbe trovato delle testimonianze sul fatto: ma erano solo squallidi personaggi in cerca di spiccioli…

Sono trascorsi dodici anni, da quella mattina di maggio, molte testimonianze sono andate perse, sfocate nel calderone del tempo.

Il giorno 27 p.v. presso la Chiesa di San Pietro a Savona, i genitori del ragazzo, che non si sono mai arresi, faranno officiare una messa in ricordo del figlio. Io ci saro’, per testimoniare che credo in loro e soprattutto credo in un ragazzo che amava la vita e non l’avrebbe mai lasciata di propria volonta’.
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