giovedì, luglio 31, 2008

IL FORTILIZIO DEI ROM A GENOVA

Via Ballaydier: un fortino Rom.

Ieri pomeriggio, risalivo da Lungomare Canepa, lungo la rampa di accesso alla Sopraelevata, quando il mio sguardo e’ stato attratto da un’area verde, boscosa, immediatamente sottostante la rampa in salita. Ho fermato lo scooter, per meglio osservare: decine di baracche di fortuna, coperte da teli impermeabili fissati da coprtoni di camion, qualche tetto in in lamiera, legno di recupero, tavolini e sedie di plastica bianche, panni stesi ad asciugare, cani, famigliole rom con bimbi e donne, frigoriferi, insomma una cittadella di Rom, il tutto in mezzo ad una vegetazione folta, con alberi di medio e grande fusto, che con le loro chiome coprono alla vista dei passanti distratti il village rom.
Si vedeno chiaramente diversi gruppi: i bimbi che giocano e che corronbo in mezzo ai cespugli, senza vestitini, le donne raggrupate che accucciate lavano i piatti dentro a delle tinozze di plastica, gli uomini che in cerchio fanno un “briefing” operativo per procurarsi risorse economiche a spese dei cittadini genovesi.
Stupito ed incuriosito, sono sceso dalla rampa per vedere meglio e da vicino, e mi sono inserito in Via Balladyer, cosi’ dice la targa, una vecchia via piena di ex magazzini portuali.
A livello della strada la baraccopoli e’ assolutamente invisibile da chi transita in auto o su altri veicoli, cintata da un perimetro di mura dietro cui si intravedono le chiome degli alberi, il muraglione e’ alto circa 3 metri, forse era un tempo un grande magazzino portuale di merci , ora privo del tetto, dove all’interno e’ cresciuta la vegetazione e dove ora e’ cresciuta questa baraccopoli.
I pochi ingressi, sono coperti da tavolati messi verticalmente per impedire gli sguardi indiscreti dei passanti, e accanto sono parcheggiati i classici furgoni bianco sporco, con cui i Rom, spesso, effettuano i traslochi dei mobili dalla case, in assenza dei proprietari.
Sui furgoni, vedo dei rom immagino di sentinella, che sorseggiano delle bottiglie di birra e che mi osservano insospettiti. Tento di assomigliare ad un tossico in cerca della dose quotidiana..passo inosservato..evito di scattare fotografie per non essere attaccato dai numerosi rom che stazionano dentro e fuori il muro del fortino..
La Via che costeggia le mura e’ deserta, alcune donne con la lunga gonna a fiori e bimbi in braccio, escono dalle mura per recarsi verso Via Di Francia, dove vi sono le fermate dei bus. Andranno sicuramente ad effettuare la questua e altre cosette in mezzo ai turisti che affollano il centro.
Un omaccione, olivastro di carnagione dai baffoni neri, con calzoni corti, e’ in un bugigattolo, a lato delle mura, la porta e’ stata forzata e appoggiata a lato. E’ il capo, lo si vede dai modi ossequiosi con cui gli altri Rom gli parlano e dal modo imperioso e minaccioso con cui egli si rivolge a loro. Seduta sullo scalino dell’”ufficio” del caporione, una bellissima e giovane Rom, prosperosa, e con due splendide gambe, fa bella mostra di se’: ha un atteggiamento sottomesso con lo sguardo basso , penso sia la sua donna. Per un attimo invidio il capo del villaggio, poi penso a quello che la ragazza deve subire…e mi viene il magone.
Nelle strade adiacenti, alcune donne anch’esse olivastre, quasi nude, “lavorano” passeggiando in cerca di clienti: mi viene il sospetto che Ii Rom le gestiscano per aumentare gli introiti per le classiche spese correnti.

A pochi passi da una grande caserma della Guardia di Finanza, dal comando provinciale dei Vigili del Fuoco, con la Lanterna in vista, vicino al deposito della Costa Crociere ecco sorgere una favelas in piena regola, completamente autonoma, indipendente, gestita e popolata da un centinaio di Rom. Una base operativa, incastonata in una vecchia e fatiscente struttura , trampolino di lancio per lucrose imprese a cui preferisco non pensare.

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