lunedì, febbraio 02, 2009

LETTERA DEI GENITORI DEI DUE RAGAZZI AGGREDITI A GUIDONIA

Al Presidente della Repubblica
Al presidente del Consiglio
Ai Presidenti delle Camere
Al Ministro della Giustizia
A tutti

È grande il dolore che ci accompagna da quel maledetto giovedì notte in cui i nostri cuori sono stati spezzati così come la vita dei nostri figli e di chi gli sta vicino. Quella notte doveva essere una come tante, vissuta liberamente con la spensieratezza della loro età, ma questi due giovani ragazzi sono stati brutalmente ‘aggrediti, umiliati, seviziati e privati della loro dignita’‘. Hanno dovuto subire l’aggressione piu’ vile e vigliacca che esista per un uomo e per la sua donna.
Nonostante tutte le parole che sono state spese per questa triste vicenda, niente può descrivere le atrocità di cui sono stati capaci questi mostri che non possono essere definiti persone.
I nostri figli sono costretti a farsi coraggio per affrontare le loro paure in ogni momento, perché quando chiudono gli occhi è ancora vivo il ricordo di quel terribile incubo.
Lei ha ancora davanti agli occhi l’immagine di quei mostri che accanendosi sul suo corpo ne approfittavano con violenza e lui sente ancora le urla e l’impotenza di non poter fermare così vili atrocità. La loro voglia di vita li porta ad essere uniti in questo calvario per cercare di riprendersi il loro futuro.
Ogni giorno anche noi cerchiamo di esser loro vicini, cerchiamo di trovare ‘il modo giusto’ per incoraggiarli ad andare avanti in questa brutta realtà, bruscamente segnata dalla cattiveria e dalla malvagità”.
Noi non sappiamo come comportarci, perche' quello che e' successo e' talmente crudele e fa cosi' male che rende impotenti anche noi e ci fa sentire nauseati dalla societa' che ci circonda. Una societa' in cui non c'e' piu' rispetto per la dignita' umana e nella quale non avremmo mai immaginato potesse accadere quello che e' successo''

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Oggi ho fatto un raid fotografico a Moncalieri, al suggestivo Castello della Rotta, che comunque non è un castello vero e proprio ma una Casaforte costruita in epoca medioevale per presidiare il ponte sul torrente Banna, importante a livello strategico. Il nome “Rotta” deriverebbe dalla disfatta subita da Tommaso di Savoia contro i francesi nel 1639.  Negli anni ’80 la casaforte è stata restaurata e riportata all’antico splendore e resa abitabile.  Nel tempo è stato proprietà di romani, longobardi e templari. Nel 1196 il castello fu donato dal Vescovo Arduino di Valperga ai Cavalieri di Malta e lo rimase per più di tre secoli. La presenza dei Cavalieri di Malta è comprovata da alcuni documenti storici oltre che da alcuni simboli, come ad esempio le croci patenti  sui pilastri all’entrata.   Nei secoli sono nate intorno a questa costruzione tante storie e leggende, la maggior parte legate a morti violente. Secondo alcuni sarebbe uno dei luoghi più infestati d’Italia, per chi ci crede ovviamente. Le leggende più note sono tre che riporto senza entrare nel merito : Il fantasma del cavaliere templare a cavallo La casaforte della Rotta è stato teatro molti scontri armati . Diversi cavalieri sono stati sepolti tra le sue mura, degli scavi hanno riportato alla luce dei resti. Tra questi scheletri è stato ritrovato quello di un cavaliere, sepolto insieme al suo cavallo, che portava una croce di ferro al collo, i cui resti sono stati datati tra il XV ed il XVI secolo. Il ritrovamento di questo scheletro impressionò molto gli abitanti della zona perché già molto tempo prima si raccontava del fantasma di un cavaliere a cavallo con una croce al collo che girava per il castello. Leggenda narra che in passato arrivò alla casaforte una giovane marchesa francese promessa in sposa al signorotto della Rotta. La giovane però era innamorata di un baldo cavaliere, bello e coraggioso. Il signorotto, una volta scoperta la storia tra i due buttò la povera ragazza dalla torre del castello. Il cavaliere, quando apprese la terribile notizia si votò a Dio e partì per la Terra Santa per combattere gli infedeli. Secondo alcuni il fantasma col cavallo che si aggira per le sale della tenuta sia proprio questo cavaliere che volle farsi seppellire in questo luogo accanto alla sua amata. La leggenda del frate della Rotta Una altra leggenda narra di un nobile, proprietario della Rotta, innamorato di un una bella nobildonna. Nel giorno della festa del fidanzamento della coppia, il palazzo fu attaccato dai saraceni che penetrati nelle mura inseguirono la giovane promessa sposa fino alla sommità della torre dalla quale la ragazza si buttò per non cadere nelle mani del nemico. Il signore del castello combatté valorosamente tutta la notte e riuscì ad allontanare i nemici, ma all’alba vide la sua amata distesa senza vita sul ponte levatoio. Per il dolore e la rabbia il nobile cavaliere decise di partire per la Terra Santa facendosi monaco guerriero templare e per vendicarsi di tutti gli infedeli responsabili della morte della sua promessa dicono che la sua spada ed egli stesso erano assetati di sangue saraceno. La leggenda del bambino e della nutrice nel palazzo vivesse un bambino molto dispettoso che era la croce della sua povera nutrice, costretta a rincorrerlo per tutto il maniero per evitare che si cacciasse nei guai. Un giorno la nutrice non riusciva a trovarlo e, arrivata nel cortile, esausta si fermò un momento per riprendere fiato. Ad un certo punto vedendo ricomparire dall’altra parte del cortile il bambino con un sorriso malizioso e di sfida, la nutrice si lasciò sfuggire un colorito rimprovero. All’improvviso però nel cortile arrivò una carrozza trainata da cavalli imbizzarriti che travolsero il povero bambino. La nutrice sconvolta, andò in cucina e si tolse la vita. Da allora, si dice che i fantasmi del bambino e della donna vaghino per le sale del castello, il primo alla ricerca della propria madre e la seconda in cerca del bimbo. Quest’ultima, oltre ai lamenti, lascerebbe dietro di sé un profumo di rose e gigli.