lunedì, luglio 20, 2009

LA STRAGE DELLA CARTIERA DI MIGNAGOLA. ALTRA INFORMAZIONE


Strage della cartiera di Mignagola


La Strage della cartiera Burgo di Mignagola, situata nel comune di Carbonera, provincia di Treviso è un episodio di vendetta sommaria che avvenne negli ultimi giorni della II guerra mondiale, da parte di un autonominato tribunale partigiano. Essa consistette nel concentramento e nella successiva uccisione di un centinaio di persone (in buona parte accusate di essere criminali fascisti, simpatizzanti fascisti o delatori) ivi raccolte negli ultimi giorni della II guerra mondiale da partigiani attivi nelle file delle Brigate Garibaldi. In particolare la struttura gerarchico-militare garibaldina nella zona era la seguente : Divisione Sabatucci, con sede a Treviso, da cui dipendevano le brigate : Brigata U. Bottacin e Brigata Wladimiro Paoli. Dalla Brigata "Wladimiro Paoli" dipendevano il battaglione “G. Fabris”, il battaglione autonomo “Falco” e la squadra “Balilla”.

I partigiani comunisti negli ultimi giorni di guerra instauravano alla "Cartiera Burgo" di Mignagola di Carbonera (Treviso) un campo di concentramento dove furono internate alcune centinaia di persone, molte delle quali costituite da fascisti, simpatizzanti fascisti, delatori o collaborazionisti con i tedeschi occupanti; alcune di esse furono torturate in modo efferato, e un centinaio furono uccise. I corpi furono occultati, sotterrati in luoghi nascosti, gettati nei fiumi, in particolare nel SileI reparti operativi interessati furono due brigate partigiane Garibaldi. Il comando fu inizialmente posto il 26 aprile 1945 a villa Dal Vesco, i cui tre proprietari erano stati assassinati in febbraio. Vennero creati dei posti di blocco nella strade. I fascisti, le persone sospette, militari sbandati, civili della zona più o meno compromessi con il regime, possidenti locali compromessi con il passato regime, venivano inizialmente interrogati, talvolta torturati. Successivamente venivano spostati nella cartiera Burgo di Mignagola, dove era arrivata il 26 la seconda brigata.
Il giorno 29 aprile, domenica, un sacerdote si recò alla cartiera offrendosi di confessare i prigionieri. Vide una scena che definì "una bolgia infernale
Il giorno 30, lunedì apprese che vari dei prigionieri visitati il giorno prima erano stati fucilati. Il prete andò lo stesso giorno 30 dal vescovo di Treviso, informandolo di quel che aveva visto e chiedendogli di intervenire.

L'intervento dell'esercito americano
Lo stesso giorno 30 una jeep americana con tre militari arrivò alla cartiera ordinando la cessazione delle attività. In seguito all'intimazione degli americani, la situazione si modificò alquanto, e il giorno 1 maggio il comando della prima brigata fu spostato all'asilo parrocchiale di Carbonera. Tuttavia gli arresti le torture e le uccisioni sarebbero continuate.

L'intervento del CLN
I 6 partiti impegnati nella liberazione erano uniti nel CLN. Tuttavia il CLN aveva una funzione politica, non militare. Sul piano militare svolgeva una funzione di indirizzo, i 6 partiti (più il Partito Repubblicano che non faceva parte del CLN) avevano proprie strutture militari con una propria gerarchia, ma i rapporti con le formazioni partigiane combattenti non erano sempre facili e lineari. In particolare il partito comunista aveva le Divisioni, brigate, ecc., con il simbolo "Garibaldi". I reparti impiegati appartenevano ad una divisione Garibaldina. Il CLN ordinò un'inchiesta, estesa anche ai fatti della "Strage di Oderzo". A seguito dell'inchiesta il CLN ordinò l'espulsione dalle sue file di Gino Simionato, detto "Falco", considerato responsabile dell'eccidio, e poi spiccò nei suoi confronti un mandato di arresto.

Il Processo
Contro gli autori della strage fu istruito un processo, che si concluse nel 1951 con l'assoluzione in istruttoria degli imputati, poiché fu ritenuto che le uccisioni fossero avvenute nell'ambito della guerra di liberazione e rientrassero quindi nell'amnistia.

Le testimonianze dei reduci al processo
Non tutti gli internati del campo di concentramento furono uccisi. I sopravvissuti furono interrogati al processo.

Il numero delle vittime
I metodi usati per eliminare i cadaveri non permisero un accertamento del numero delle vittime. Vi sono fonti contrastanti sul numero di persone coinvolte in questo sanguniso episodio di vendetta sommaria avvenuta a Carbonera. Un sopravvissuto, maresciallo della Guardia Nazionale Repubblicana, parlò di 2000 fascisti internati di cui 900 fucilati. Il parroco di Carbonera parlò invece di 92 vittime uccise nel giro di 10-12 giorni. La stessa cifra è riportata nelle relazioni della polizia allegate agli atti del processo

Personaggi
Gino Simionato detto «Falco», un partigiano comunista classe 1920, protagonista controverso della guerriglia partigiana nel trevigiano, era il comandante del Battaglione autonomo "Falchi delle Grave" ed ebbe un ruolo di primo piano nella resa dei conti che avvenne alla Cartiera Burgo. Prosciolto nel processo relativo ai "fatti della Burgo", fu invece condannato per l'uccisione del fascista Antonio Chinellato e per furto. Rimase in carcere dal 1946 al 1954, poi emigrò in Francia.

La banda Collotti
Il 27 aprile era stato sequestrato ad un posto di blocco a Olmi di San Biagio di Callalta (TV) un autocarro e una automobile con un carico d'oro, e sette persone, ovvero la cosiddetta "banda Collotti" che faceva capo a Gaetano Collotti, protagonista a Trieste della repressione antipartigiana, che parve stesse trafugando oro, denaro e altra refurtiva; tra loro c'era anche l'amante di Collotti, in attesa di un figlio. Tutti furono portati alla Cartiera di Mignagola. I partigiani li eliminarono tutti, compresa la donna, e l'oro scomparve, diviso tra i partigiani[.

1 commento:

  1. Se leggi il libro LA CARTIERA DELLA MORTE, di Antonio Serena, Mursia, Milano 2009 o I GIORNI DI CAINO, dello stesso autore (1990, Panda)vedi che l'eccidio fu molto più grave anche in numero di uccisi.Questo testo mi pare"partigiano", teso a sminuire le responsabilità dei resistenti.Occorrono citazioni e dati precisi. La storia scritta da Pansa è romanzo privo di dati. Grazie per l'ospitalità.
    Antonio Serafin

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