lunedì, settembre 05, 2011

LE BOMBE DI TOSSE...



Il terribile bombardamento di Tosse

11,15 del 12 agosto 1944 l’apocalisse

Dal giugno del 1940 al marzo del 1945, migliaia di incursioni aeree alleate furono effettuate sull’Italia allo scopo di piegare la volontà della popolazione, già abbastanza colpita dalle restrizioni economiche dovute alla guerra. L’onere maggiore dei raid viene assunto dalla R.A.F. ( Royal Air Force ) l’aviazione militare britannica che usando i bombardieri Stirling, Wellington e Halifax e in seguito anche le fortezze volanti di fabbricazione americana, martella giornalmente il territorio nemico.

Era una calda e tranquilla mattinata estiva, circa le ore 11 e 15 minuti primi, quando uno stormo di bombardieri alleati, molto probabilmente B - 17 stava tornando da una incursione, una delle tante sulle industrie pesanti di Torino, sulla strada del ritorno si trova Tosse un piccolo centro della provincia di Savona, immediatamente a monte di Spotorno da cui dipende a livello amministrativo. Non è dato di sapere se Tosse fosse considerato un obiettivo da colpire o se , come spesso accadeva, i bombardieri per viaggiare più veloci, lasciarono cadere il carico residuo di bombe alla cieca. Fatto sta che in quel giorno , diverse bombe caddero su questo pugno di case, dove abitava meno di un migliaio di abitanti.

A Tosse, nel frattempo , alcune decine di abitanti si erano riuniti per consumare un frugale pasto attorno al desco famigliare in un casolare posto in località “Cà di Badin”, una piccola contrada agricola posta proprio sotto la Chiesa Parrocchiale . Non tutti erano nativi di Tosse, anzi solo cinque vi erano nati e cresciuti, gli altri erano sfollati da Spotorno, Finale e Cairo Montenotte, nella illusione che i bombardamenti alleati risparmiassero le campagne e i piccoli paesi dell’entroterra perchè privi di attività e di insediamenti militari ed industriali.

In realtà, ovunque ci fossero dei concentramenti e dei movimenti di persone, essi venivano immediatamente segnalati da osservatori sul territorio oppure da velivoli ricognitori e registrati come possibili obiettivi da bombardare appena possibile. Gli aerei arrivarono veloci ed inattesi ad alta quota, nessuno li vide arrivare, le bombe, non tante, caddero nei terreni attorno al paesino senza fare grossi danni, molto probabilmente una bomba di 600 kg. scese centrando il casolare a un piano dove erano riunite le famiglie e non lasciò loro alcuna possibilità di scampo. L’esplosione fu terribile e devastante ,la casa sparì letteralmente e il terreno dove sorgeva lo stabile e i campi praticamente arati da un vomere gigantesco la geografia fu radicalmente modificata tanto da apparire sfigurata , la costruzione in muratura venne spazzata via, decine di tonnellate di terreno rivoltate dalla forza spaventosa dell’esplosione.

Le persone presenti nell’edificio di Tosse al momento del bombardamento appartenevano a diversi nuclei famigliari, i cognomi sono indicativi della provenienza locale : Basadonne, Somà, Peluffo, Delponte, Mamelo, Ottonelli, Cireddu.

Le vittime dell’inutile incursione avevano un’età che andava dai due anni ai sessantatre, quindi alcuni dei presenti erano adulti ma molti altri erano anche giovanissimi. Tutti , sicuramente, erano estranei a qualsiasi attività belliche o militari oppure industriali. Fu quindi un gesto incredibilmente crudele e produsse una strage di civili completamente inutile che non poteva portare giovamento alla lotta contro il nazifascismo. Le vittime sul momento a Tosse furono 27, mentre un’altra persona decedette in seguito presso l’Ospedale San Paolo di Savona in seguito alle ferite riportate e una ventinovesima morì due giorni, anch’essa per le lesioni riportate. Alcuni abitanti al momento dell’attacco erano riusciti a raggiungere l’unico rifugio antiaereo, situato nei pressi della Chiesa di Tosse, compreso il Parroco, che in questo terribile avvenimento, avvisato della strage, accorrerà subito a Cà di Badin , cercando di portare soccorso, generoso quanto inutile.

La figura di questo giovane prete è emblematica e di grande insegnamento morale, Don Flavio Quaglia parroco di Tosse dal 1939 al 1949, il quale in questo tragico frangente fu tutto per il martoriato paese : soccorso, conforto e organizzazione mentre tutti perdevano la testa e precipitavano nello sconforto, tenne come un pilastro di questa piccola comunità senza lasciarsi travolgere dal terrore e dall‘angoscia.

Egli, tuttavia, rimarrà dolorosamente segnato da quel tragico evento e negli anni sessanta su esortazione del Vescovo di Savona e Noli, attingendo alla sua memoria e anche ai suoi appunti, compilerà un diario particolareggiato di quel funesto giorno. Il diario di quel fatto fu completato da Don Quaglia, nativo di Cadibona, poco prima di morire.

Ovviamente a Tosse, essendo un piccolissimo centro,non c’era un medico, né un posto di medicazione pertanto i pochissimi feriti che erano sopravissuti all’esplosione morirono in serata a causa della assenza di un primo soccorso medico che potesse almeno stabilizzarli, le stesse ambulanze, presenti nelle città, viaggiavano pochissimo per la penuria di carburante e per non divenire a loro volta dei bersagli.

A pochi secondi dalle esplosioni, una gigantesca nube di polvere si era sollevata dalla casa distrutta, oscurando il cielo e rendendo difficile la visibilità e anche la respirazione dei superstiti. La nube, altissima e scura, era visibile dalla costa e dai centri dell’entroterra. Giunto sul luogo , fra le macerie, Don Quaglia non potè fare altro che impartire l’estrema unzione ai morenti che erano al di fuori delle macerie. Scavando tra le macerie e i crateri creati dalle esplosioni, trovò una bimba di anni quattro , che sembrava ancora in vita, a nome Carmen, che nonostante alcune gravi fratture , sopravvisse al bombardamento. Dalle macerie vennero estratti altri due corpicini di bimbi, ancora in vita nonostante le gravissime amputazioni delle gambe dai cui moncherini spuntano le piccole ossa lorde di sangue, Maria Rosa e Vittorio, che sono fratellini, distesi accanto, sotto schock lamentano il loro grande dolore. Il parroco, trattenendo a stento le lacrime, cerca disperatamente di ripulire le ferite dalla polvere con l’unica cosa a sua disposizione : vino, non avendo neppure una fiala di morfina. Poi cerca di distrarre i bimbi con l’altra e unica cosa a sua disposizione in grande quantità : la preghiera. La bimba Maria Rosa, dopo una violenta emorragia dalla bocca muore mentre il fratellino sopravvive e viene successivamente caricato su una auto di passaggio che lo porta a Savona, presso l’Ospedale san Paolo. Nel frattempo i parrocchiani di Tosse continuano a sgomberare le macerie ed a estrarre i corpi delle vittime che vengono trasportati nella Chiesa e composti sulla piazza antistante oppure all’interno dell’edicio. Le vittime erano praticamente mutilate in più parti e la ricomposizione delle salme non fu certo facile.

Nel corso degli scavi fatti per lo più a mani nude, fu trovata una madre, morta, con stretti al petto le sue due povere creature, rispettivamente Maria Caterina di tre anni e Rosa di appena due anni, mentre a pochissima distanza venne rinvenuto il terzo figlio , Cristoforo di quattro anni. A causa di questo ritrovamento, la madre , Francesca di trentuno anni, fu sepolta in una stessa bara con Caterina e Rosa, che avevano condiviso con lei il momento della morte .

Il casolare distrutto che era ad un piano, aveva un superficie di circa 100 metri quadri, fu completamente annientato, era di proprietà di Vincenzo Basadonne, anch’egli perito nella esplosione. In mezzo a tanta carneficina , il parroco, registra un strano epiosodio che ha del miracoloso: a una decina di metri dalla casa in muratura completamente distrutta, c’era una baracca di legno e canne intrecciate, al momento dell’attacco all’interno di essa si trovava una giovane madre con il proprio bimbo, stretto in braccio. La precaria costruzione non fu sventrata dall’esplosione e madre e figlio si salvarono, senza subire neppure un graffio.

Fu una tragedia epocale che tuttavia unì fortemente gli abitanti del paese di Tosse, i quali spronati dall’esempio e dalle parole del loro Parroco, Don Flavio Quaglia, scavarono tra le macerie, estrassero i corpi e tentarono di salvare i feriti, con i pochi mezzi a loro disposizione in una gara in cui l’amore per il tuo prossimo era il maggiore protagonista.

Sono andato a visitare il luogo di questa tragedia, si scende dal piazzale della Chiesa, lungo una creuza contornata da alberi di fichi in un gran silenzio con un panorama stupendo che spazia sino al mare, passando in mezzo a delle vecchie case in pietra dopo un sottopasso, si scorge a destra attaccata ad un muro sottostante ad un vignento una lapide che ricorda il fatto “ i cittadini di Tosse ricordano il bombardamento del 12 agosto 1944 , i giovani posero, 2 maggio 1976”, davanti a questa lapide si nota come una interruzione della continuità del paesaggio e guardando in basso si nota un cumulo di vecchie pietre e mattoni, ricoperte di bassa vegetazione, quello che è rimasto della casa rurale e di ben 27 persone. Mentre sono sulla stradina ,una vecchia signora appare improvvisamente, si avvicina alla lapide con passo malfermo, aiutandosi con un bastone, getta un fiore sulle macerie, e sosta in silenzio tenendo in mano un rosario , poi lentamente risale lungo la creuza e sparisce alla mia vista.



Roberto Nicolick









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