giovedì, febbraio 09, 2012

la sparizione di Luciano Ugusto Murri


La scomparsa di Luciano Murri, giornalista

Augusto Luciano Murri, nato a Loano classe 1920, era uno studente universitario e svolgeva anche l’attività di giornalista, per l’esattezza ricoprì  l’incarico di corrispondente di guerra dalla Germania , all’epoca dei fatti, parliamo del 1945, aveva venticinque anni e tutta una vita davanti piena di progetti. Giovane brillante di bell’aspetto, viaggiava molto da Loano, per poter svolgere la sua attività giornalistica. Luciano non era un militare e neppure era armato, era solo un giornalista.
Il giovane apparteneva ad una famiglia benestante di Loano, i suoi genitori erano Vittorio Murri e Maddalena Stefania Isnardi la quale vantava come padre un garibaldino. Il Murri infervorato ed appassionato, come tutti i giovani, aveva un orientamento politico ed una militanza molto precisa, infatti fu uno dei fondatori del Partito Fascista Repubblicano presso la sua città: Loano.
Questa sua scelta politica, lo portò ad essere inserito immediatamente nelle liste di proscrizione dei cosiddetti “collaborazionisti”, stilate dai commissari politici comunisti che dirigevano le brigate partigiane nel ponente del Savonese. A causa della sua scelta politica, il giovane Murri sarà processato dalla Corte Di Assise Speciale e condannato ad una pena molto mite che comunque non dovrà neppure scontare : sei mesi. Ma i partigiani comunisti non si dichiarano soddisfatti e si interessò a Luciano la G.A.P. ( Gruppo di Azione patriottica ) di Vado Ligure , Compagnia Corradini, che iniziò a ricercarlo nella solita crudele  ottica della liquidazione di tutti coloro che in qualche maniera, fossero stati coinvolti con il Regime repubblicano e Luciano Murri , per sua disgrazia, era ai loro occhi compromesso e quindi da eliminare.
Nel maggio del 1945, in pieno periodo post insurrezionale, i suoi genitori vengono arbitrariamente fermati dai partigiani e trasferiti a Savona, presso Palazzo Santa Chiara in Questura, sede della famigerata Polizia Ausiliaria Partigiana, dopo alcuni accertamenti per loro fortuna finiti bene, la coppia viene rilasciata perché nulla emerge a loro carico.
Il Luciano Murri, saputo del fermo dei genitori si mette in apprensione e ovviamente, da subito, corre a Savona , chiede notizie del padre e della madre senza esito e riparte per tornare, probabilmente, a Loano. Su quel tratto di strada che collega Savona con Loano , al ragazzo accade qualcosa.
Da quel momento, e siamo al 12 maggio 1945, si perdono le tracce del giovane giornalista, come se fosse finito in un buco nero.
Il tormento della famiglia Murri non finisce con la sparizione del figlio: il 20 maggio dello stesso anno, un gruppo di partigiani della medesima brigata partigiana, posizionata a Vado Ligure, si reca con un camion a Loano presso la casa dei Murri, al momento assenti e la svuota completamente, poi raggiunge una abitazione signorile sulle colline di Loano, villa Von Mutach, dove la famiglia aveva accantonato tutti i propri beni di valore  per salvarli dalla guerra , ceramiche, porcellane, biancheria, argenteria e libri antichi ( tutto cifrato ). Gli oggetti sono “sequestrati” dai partigiani che rilasciano una ricevuta al custode della villa che assiste impotente alla razzia e che in seguito non avrà alcuna memoria dell’identità dei razziatori.
I genitori di Luciano, nel frattempo rilasciati dalla Questura di Savona, dopo qualche giorno dalla sparizione del figlio, fanno delle ricerche. Apprendono che è sparito sulla tratta ferroviaria Savona – Loano, accertano da alcune indiscrezioni che Luciano era stato “prelevato” da elementi partigiani della Compagnia Corradini, gli stessi della “requisizione”, per trasferirlo in altro luogo, forse Segno, dove sorgeva un Gulag gestito dalla polizia ausiliaria partigiana.
Elementi della stessa banda si  sono recano armati, a Savona in una casa di Via Guidobono, da una signora che aveva affittato una camera ammobiliata al ragazzo e consegnano all’affittuaria un biglietto manoscritto firmato da Luciano, in cui egli avvisa la signora di essere in custodia presso la loro brigata. Inoltre sempre gli stessi, impongono alla donna di consegnare loro gli effetti personali del prigioniero.
La povera donna, preoccupata, chiede cosa ne faranno del Murri e quelli gli rispondono con il solito  esemplare cinismo “ per il momento corregge le rime delle loro canzoni, e poi lo avrebbero ucciso”.
La ricerca degli sventurati genitori prosegue angosciosamente e senza sosta sino al 1949, con tutti i mezzi possibili : ricerche private, denunce alla  Questura di Savona e alla Magistratura, inserzioni sui giornali, il tutto senza raggiungere alcun risultato degno di nota , il povero Luciano sembra sparito nel nulla. Commovente è la parte finale di un loro esposto alla Magistratura : ”se la loro creatura fu soppressa in quei giorni di indiscriminata follia omicida,  sia concessa , almeno, la possibilità di ricuperare le povere ossa per comporle in Cristiana sepoltura”. Dopo tante ricerche i due poveri genitori, stanchi ed addolorati, lasciano la Liguria, e si trasferiscono a Porto Civitanova nelle Marche.
Ci sono da segnalare alcuni fatti : il custode della villa Von Mutach, riconobbe i partigiani che effettuarono la razzia, perché questi soggetti fecero alcuni sopraluoghi nella villa prima di depredarla, ma minacciato, si rifiutò di comunicare i nomi ai Murri, i quali denunciarono il furto ad opera di ignoti, furto che tuttavia fu  archiviato  su richiesta del P.M. perché rubricato come normale azione di guerra, la beffa dopo il danno.
Per quanto riguarda la fine del povero Luciano Murri, un rapporto della Tenenza dei Carabinieri di Savona dice testualmente :”le informazioni attinte per sapere quale fine abbia fatto, o per rintracciare il suo cadavere hanno dato esito negativo”, “risulta che sulle alture di Savona e Vado ligure, vennero fucilate numerose persone per motivi di carattere politico e consta che finora poche salme sono state rintracciate, ricerche e indagini che si ripetono da anni, ma i pochi casi positivi sono stai quelli in cui coloro stessi che procedettero alle fucilazioni e conseguente sepoltura, hanno fornito prudentemente e senza farsi conoscere, precise indicazioni anche sul posto, atte alla identificazioni delle tombe, senza questo procedimento è pressoché inutile insistere nelle ricerche” .
Dopo anni di ricerche , nel 1958, Vittorio Murri, il padre , decide di fare istanza di morte presunta di Luciano, e in base a questa richiesta, il Tribunale di Savona, formalizza la morte presunta del ragazzo e la pone  alle ore 24 del 31 luglio 1945, decreta inoltre la pubblicazione della sentenza di morte sulla Gazzetta Ufficiale.
Nessuno di quelli che parteciparono al sequestro ed all’omicidio di Luciano Murri, fecero mai pervenire alla famiglia ,neppure per via anonima, notizie sul  luogo dove giace il suo corpo. Molto probabilmente i suoi resti, come quelli di tanti altri sono stati nascosti in qualche fossa sulle alture di Vado Ligure, alle Tagliate, luogo preferenziale dove avvenivano le esecuzioni sommarie degli squadroni rossi della morte.
Luciano, in tutti questi anni, non ha mai avuto una mano che posasse un fiore sulla sua tomba, non ha mai avuto una persona che si fermasse a piangere e a pregare su di lui, per la crudeltà e l’odio che taluni uomini riescono ad esprimere molto bene. Forse il bosco, molto più pietoso dei suoi assassini ha permesso che qualche fiore sbocciasse sulla terra che lo ricopre , come un muto omaggio ad un ragazzo assassinato solo perché aveva una idea diversa dai suoi spietati boia.
Un omicidio di un giovane e la sparizione del corpo, una serie di furti, impuniti come al solito: la triste e tragica normalità a quei tempi

Roberto Nicolick

Nessun commento:

Posta un commento