martedì, marzo 31, 2015

strani particolari emergono dal passato

Strani particolari emergono dal passato


Passano gli anni, tanti, e molte cose riaffiorano nella memoria e riesci finalmente a darti delle spiegazioni che all’epoca non potevi darti. Più di cinquanta anni fa, forse cinquantacinque, in Corso Italia, dove ora c’è un negozio di abbigliamento trendy, sulla destra risalendo il corso, c’era un negozio di un noto fotografo, che esponeva delle bacheche appese al muro del palazzo. In quel periodo, a primavera, le bacheche erano piene di fotografie in bianco e nero, che raffiguravano le prime comunioni dei bimbi di Savona, tutti ben pettinati, con l’abito elegante, un giglio in mano e con i calzoncini corti e i calzini bianchi, le scarpette di vernice, tutti in processione accompagnati dalle suore. Una immagine rassicurante. Io transitavo lì accanto, accompagnato da mio padre, un “camallo”, che mi stringeva la mano, mentre mi “portava”letteralmente in giro, entrammo dal fotografo per visionare le foro della mia Prima Comunione ed eventualmente per acquistarle. Il fotografo era un ometto molto gentile che , sentite richieste di mio padre, squadernò una serie di album di foto già sviluppate e ci invitò a guardarle. Mentre il mio impaziente babbo e io sfogliavano gli album, il fotografo lanciò uno sguardo fuori dal negozio e scuotendo il capo, disse “è un’ora che è li fuori, se li mangia con gli occhi”. Io non compresi quella  frase e soprattutto il suo significato. Mio padre ,invece , comprese molto bene ciò che voleva dire il fotografo e uscì lentamente, seguito da me molto incuriosito, quello che intravidi , non lo intesi in quegli anni, ma ora, pensando, e soprattutto, ripassando in quel punto di Savona, dalla nebbia dei miei ricordi  emergono alcune cose, alcuni particolari che danno luce e mi fanno assimilare molte cose, nascoste dalla ingenuità pulita di noi bambini. Ecco quello che vidi : un uomo, basso e grassottello, con un basco sul capo di sbieco, indossava un completo sgualcito, principe di Galles, sotto una camicia bianca dal colletto sporco da cui pendeva una cravatta scura e una cartella di cuoio marrone fra le mani, osservava, squadrava, anzi studiava con attenzione i bimbi nelle foto, li esaminava attraverso le lenti da miope dalla pesante montatura nera. L’uomo , era talmente addossato alla bacheca che appannava con il fiato il vetro, era tanto rapito da quello che guardava, da non accorgersi che mio padre e io stesso, lo fissavamo.  Ad un certo punto, si riscosse e notò i nostri sguardi, ci rimase male, come se fosse stato sorpreso a rubare qualcosa,  ci guardò seccato, ma percepì l’aggressività  e il ghigno di mio babbo che non prometteva nulla di buono. Sorrise vacuamente, mostrando dei denti ingialliti e radi, poi si allontanò a passettini e sparì dalla nostra vista. Mio padre non commentò, era un uomo violento e ignorante, ma sapeva riconoscere le persone marce e malvagie. Io ero  un bimbo di 10 anni, non avevo capito di aver appena visto un orco, un pedofilo che si perdeva con la mente nelle sue fantasie immonde , guardando fotografie di bimbi ad una prima comunione.  Negli anni a venire, diventando adulto continuai a vedere quel soggetto , generalmente negli eventi religiosi o negli oratori oppure attorno ai campetti di calcio, dove si mimetizzava  in mezzo alla gente. Quando incontravo quel tipo mi prudevano le mani. In seguito non lo vidi più, immagino sia morto, altrimenti oggi avrebbe120 anni. Sono sicuro che nessuno abbia pianto per la sua morte.

Roberto Nicolick

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