lunedì, maggio 30, 2016
martedì, maggio 17, 2016
Ulderigo Nassi, il generale che non si piegò alla ferocia dei partigiani comunisti
Il Generale Ulderigo Nassi
Il generale coraggioso che
non ebbe paura dei partigiani comunisti
Ulderigo Nassi era un
Generale di Brigata a riposo, pluridecorato e con grande esperienza
di comando, abitava a Sassello in una splendida villa, in località
San Giovanni , assieme alla moglie Luigina Bregante, era un
ufficiale di grande esperienza, coraggioso e aveva espresso la sua
lealtà verso la Repubblica Sociale Italiana, pur non essendo più un
combattente vista l'età.
Nassi oltre ad essere un
ufficiale superiore competente e capace, era anche un uomo di cultura
, anche se settoriale, scrisse e pubblicò uno studio sulla
colonizzazione in Libia e il ruolo che ebbe il Regio esercito,
pubblicato a Savona nel 1912 dalla tipografia Ricci.
Partecipò inoltre con il
grado di capitano del 35° fanteria, alla battaglia di Derna, nella
guerra Itala Turca nel maggio del 1913, rimanendo ferito e per il suo
comportamento sulla linea del fuoco venne anche decorato con medaglia
d'argento al V.M..
Suo figlio Vincenzo,
militare della R.S.I. poco più che ventenne, era stato fatto
prigioniero dai partigiani nel 1945 e costretto, assieme ad altri
prigionieri, a effettuare lo sminamento dei terreni attorno Albisola,
infatti le truppe Germaniche avevano celato molti dispositivi
esplosivi nella fase di ritirata. Era un lavoro ingrato e molto
pericoloso, oltre a correre il rischio di saltare per aria, chi
svolgeva questa funzione era anche esposto alle esalazioni tossiche
dell'esplosivo che era contenuto all'interno delle bombe.
Per poter stare accanto
al figlio e sostenerlo, il Generale Nassi si era trasferito dalla sua
comoda villa di Sassello a Varazze , in un appartamento a Varazze.
Era una occasione per chi in quei giorni con metodo e odio, voleva
eliminare tutti quelli che potevano opporsi ad un nuovo sistema
politico: il Generale Nassi era uno di quelli, preparato, competente
e soprattutto coraggioso, era certo un obiettivo da colpire. Una
notte fu prelevato assieme alla moglie Luigina, e portato a Villa
Astoria, la famigerata sede del comando dove era operativa una banda
di quattro “patrioti”. Qui come accadeva ai prigionieri, non solo
fu privato della libertà, ma venne percosso, nonostante l'età, con
inaudita violenza. Qualcuno afferma che nonostante le botte ricevute
e da cui non poteva difendersi, il Generale non perse la sua abituale
dignità e fermezza, anzi, rimproverò aspramente i vili che in
gruppo sfogavano i loro istinti bestiali su di lui, sulla moglie e su
altri inermi prigionieri.
Sicuramente questi
soggetti conoscevano bene l'alto ufficiale, forse qualcuno di essi
aveva già indossato in passato una uniforme ed era della zona. Un
altro obiettivo era nelle menti di questi soggetti, la villa della
famiglia Nassi, in cui c'erano degli arredi e dei mobili di pregio.
In particolare c'era un mobile laminato in oro che faceva bella
mostra di sé nel soggiorno della casa.
Il primo di maggio del
1945, il Generale Ulderigo Nassi , la moglie Luigina e altri
prigionieri, in tutto una decina di persone, vennero fatti uscire da
Villa Astoria e portati poco distante, in una via laterale, messi al
muro e fucilati. Anche in quel frangente Nassi continuò a essere un
uomo retto e valoroso, facendo anche coraggio agli altri prigionieri.
Mentre il Generale veniva
assassinato assieme alla moglie, Luigina Bregante, qualcuno raggiunse
la villa di proprietà dei Nassi e provvide al saccheggio, che
avvenne in diverse fasi.
Molti arredi, ma non
tutti, furono asportati dalla casa tra il 15 e il 20 di settembre
1945, . In seguito vennero svenduti a diversi ricettatori nel
Genovese, quasi tutti, tranne il famoso mobile laminato in oro. Fu
proposto a molti ma, forse a causa della sua unicità non trovò
nessun ricettatore disposto ad acquistarlo.
Vincenzo, il figlio del
Generale, saputa della morte dei genitori, fu assalito da un
terribile dolore e aumentò la sua attività di sminamento con il
fermo obiettivo di morire a causa dei gas delle bombe rese
inefficienti.
Un sacerdote resosi conto
delle intenzioni del giovane prigioniero, fece opera di intercessione
presso coloro che detenevano Vincenzo e lo fece trasferire ad altro
incarico, salvandogli la vita, questo prete sarebbe divenuto in
seguito Arcivescovo di Genova. Vincenzo Nassi fu liberato ed ebbe
modo di ricostruire la sua vita, conservando nell'animo il tormento
per le ingiuste uccisioni dei suoi due genitori, non giustificate da
nessun atto legale. Gli assassini della coppia non furono mai
indagati per quello che fecero e continuarono a vivere la loro vita.
Attualmente le spoglie
del Generale riposano nel Cimitero Militare delle Croci Bianche di
Altare accanto alla tomba della moglie.
Roberto Nicolick
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