martedì, maggio 17, 2016

Ulderigo Nassi, il generale che non si piegò alla ferocia dei partigiani comunisti



Il Generale Ulderigo Nassi
Il generale coraggioso che non ebbe paura dei partigiani comunisti


Ulderigo Nassi era un Generale di Brigata a riposo, pluridecorato e con grande esperienza di comando, abitava a Sassello in una splendida villa, in località San Giovanni , assieme alla moglie Luigina Bregante, era un ufficiale di grande esperienza, coraggioso e aveva espresso la sua lealtà verso la Repubblica Sociale Italiana, pur non essendo più un combattente vista l'età.
Nassi oltre ad essere un ufficiale superiore competente e capace, era anche un uomo di cultura , anche se settoriale, scrisse e pubblicò uno studio sulla colonizzazione in Libia e il ruolo che ebbe il Regio esercito, pubblicato a Savona nel 1912 dalla tipografia Ricci.
Partecipò inoltre con il grado di capitano del 35° fanteria, alla battaglia di Derna, nella guerra Itala Turca nel maggio del 1913, rimanendo ferito e per il suo comportamento sulla linea del fuoco venne anche decorato con medaglia d'argento al V.M..
Suo figlio Vincenzo, militare della R.S.I. poco più che ventenne, era stato fatto prigioniero dai partigiani nel 1945 e costretto, assieme ad altri prigionieri, a effettuare lo sminamento dei terreni attorno Albisola, infatti le truppe Germaniche avevano celato molti dispositivi esplosivi nella fase di ritirata. Era un lavoro ingrato e molto pericoloso, oltre a correre il rischio di saltare per aria, chi svolgeva questa funzione era anche esposto alle esalazioni tossiche dell'esplosivo che era contenuto all'interno delle bombe.
Per poter stare accanto al figlio e sostenerlo, il Generale Nassi si era trasferito dalla sua comoda villa di Sassello a Varazze , in un appartamento a Varazze. Era una occasione per chi in quei giorni con metodo e odio, voleva eliminare tutti quelli che potevano opporsi ad un nuovo sistema politico: il Generale Nassi era uno di quelli, preparato, competente e soprattutto coraggioso, era certo un obiettivo da colpire. Una notte fu prelevato assieme alla moglie Luigina, e portato a Villa Astoria, la famigerata sede del comando dove era operativa una banda di quattro “patrioti”. Qui come accadeva ai prigionieri, non solo fu privato della libertà, ma venne percosso, nonostante l'età, con inaudita violenza. Qualcuno afferma che nonostante le botte ricevute e da cui non poteva difendersi, il Generale non perse la sua abituale dignità e fermezza, anzi, rimproverò aspramente i vili che in gruppo sfogavano i loro istinti bestiali su di lui, sulla moglie e su altri inermi prigionieri.
Sicuramente questi soggetti conoscevano bene l'alto ufficiale, forse qualcuno di essi aveva già indossato in passato una uniforme ed era della zona. Un altro obiettivo era nelle menti di questi soggetti, la villa della famiglia Nassi, in cui c'erano degli arredi e dei mobili di pregio. In particolare c'era un mobile laminato in oro che faceva bella mostra di sé nel soggiorno della casa.
Il primo di maggio del 1945, il Generale Ulderigo Nassi , la moglie Luigina e altri prigionieri, in tutto una decina di persone, vennero fatti uscire da Villa Astoria e portati poco distante, in una via laterale, messi al muro e fucilati. Anche in quel frangente Nassi continuò a essere un uomo retto e valoroso, facendo anche coraggio agli altri prigionieri.
Mentre il Generale veniva assassinato assieme alla moglie, Luigina Bregante, qualcuno raggiunse la villa di proprietà dei Nassi e provvide al saccheggio, che avvenne in diverse fasi.
Molti arredi, ma non tutti, furono asportati dalla casa tra il 15 e il 20 di settembre 1945, . In seguito vennero svenduti a diversi ricettatori nel Genovese, quasi tutti, tranne il famoso mobile laminato in oro. Fu proposto a molti ma, forse a causa della sua unicità non trovò nessun ricettatore disposto ad acquistarlo.
Vincenzo, il figlio del Generale, saputa della morte dei genitori, fu assalito da un terribile dolore e aumentò la sua attività di sminamento con il fermo obiettivo di morire a causa dei gas delle bombe rese inefficienti.
Un sacerdote resosi conto delle intenzioni del giovane prigioniero, fece opera di intercessione presso coloro che detenevano Vincenzo e lo fece trasferire ad altro incarico, salvandogli la vita, questo prete sarebbe divenuto in seguito Arcivescovo di Genova. Vincenzo Nassi fu liberato ed ebbe modo di ricostruire la sua vita, conservando nell'animo il tormento per le ingiuste uccisioni dei suoi due genitori, non giustificate da nessun atto legale. Gli assassini della coppia non furono mai indagati per quello che fecero e continuarono a vivere la loro vita.
Attualmente le spoglie del Generale riposano nel Cimitero Militare delle Croci Bianche di Altare accanto alla tomba della moglie.

Roberto Nicolick

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