La tragedia del camion di
Bergeggi
13 luglio 1967
Era uno caldo pomeriggio
di luglio del 1967, alle 14,30 circa, il camion dei Vigili del fuoco
del 77° comando di Savona, era in direzione di Noli, sul cassone
scoperto trasportava 33 militari di leva del 4° battaglione , 89°
reggimento Fanteria di stanza alla Caserma Bligny presso Legino in
cui stavano partecipando all'addestramento reclute.
I giovani, tutti di leva,
classe 1947, si erano offerti volontari per partecipare alle
operazioni di spegnimento di un vasto incendio boschivo che ardeva
sulle alture di Noli.
I ragazzi in tuta
mimetica e con dei badili , stavano seduti su due file nel cassone,
mentre l'automezzo viaggiava e guardavano la spiaggia nella speranza
di vedere qualche bella ragazza in bikini. Nella cabina un vigile del
fuoco al volante e accanto il comandante del plotone sottotenente di
fanteria di Spezia.
Il mezzo, un FIAT 639 ad
alimentazione diesel di colore rosso, targato VF 5616, iniziò il
breve rettilineo prima della curva in salita. Iniziò un sorpasso di
una auto con targa tedesca, nel frattempo arriva dalla direzione
opposta una fiat 1100 che occupa la corsia centrale, il camion non
riesce ad evitarla e ci striscia contro iniziando a sbandare
contromano. Percorre una sessantina di metri sulla sinistra e finisce
contro un'altra 1100 con due donne a bordo. Sbanda, questa volta, in
direzione del mare, striscia contro i tubi della ringhiera, li
abbatte e precipita come un bolide sulla spiaggia sottostante , in un
tratto deserta.
Compie un volo di 5
metri, impatta con il muso sulla spiaggia e si capovolge in avanti
ribaltandosi e fermandosi infine sul fianco destro, il vigile e
l'ufficiale sono sbalzati, fuori mentre i 33 militari sul cassone
sono particolarmente sfortunati, alcuni sono lanciati contro dei
grossi scogli altri vengono colpiti, e schiacciati dal mezzo che
ricade sopra di loro.
Dal faro di Capo Vado, un
sottufficiale della Capitaneria di porto assiste al fatto e attiva
immediatamente i soccorsi, mentre un automobilista testimone della
tragedia, corre verso Noli, si imbatte in una auto dei Carabinieri,
li ferma e li avvisa dell'incidente, saranno i primi ad arrivare
sulla spiaggia e a rendersi conto di tutta la gravità dell'accaduto.
Io stavo transitando in
bicicletta, andavo a spiaggia a Bergeggi, dove avevo appuntamento
con alcuni compagni di scuola, arrivato al promontorio di Capo Vado
sento lo schianto del pesante mezzo che è fortissimo, faccio forza
sui pedali per arrivare sul luogo di quello che penso sia un normale
incidente.
Quando arrivo sul posto,
vedo due colonne di auto ferme, decine di persone ammutolite,
affacciate sulla ringhiera che da sul mare guardano in basso. Alcuni
autisti dei bis della SITA scendono sulla spiaggia nel tentativo di
portare un qualche aiuto, trafelato arrivo anche io a portata di
vista e uno spettacolo terribile mi si presenta, un camion con la
cabina e il cassone deformati, giace sulla spiaggia su di in fianco,
come una balena spiaggiata, in diagonale rispetto all'arenile, corpi
in mimetica sono sparsi ovunque in un raggio di una trentina di metri
dal rottame, sembrano marionette disarticolate gettate in aria da un
gigante e ricadute a terra. In alcuni punti la sabbia è chiazzata di
sangue. Molti sembrano morti, altri urlano dal dolore e c'è chi
chiama la mamma.
Si sentono le sirene
delle ambulanze che arrivano da Spotorno e da Savona. Ai soccorritori
con le barelle si presenta la classica maxi emergenza, ma questa
volta non è una simulazione, è la nuda e crudele realtà.
Alla fine della giornata
si conteranno 13 morti e 22 feriti di cui 4 in gravissime condizioni.
Il primo trasferimento
dei feriti e anche dei corpi è all'Ospedale San Paolo di Savona,
dove verranno convocati i famigliari delle vittime per il
riconoscimento.
Il compito di avvisare i
parenti delle vittime tocca ai carabinieri delle caserme di
residenza, i quali si recano presso i domicili delle famiglie di
Signa, Macerata, Palermo, Perugia, comunicando che il loro figlio è
ferito e che devono recarsi subito presso l'Ospedale San Paolo a
Savona.
Quando i genitori dei
giovani arrivano nell'obitorio si assistono a scene strazianti di
disperazione. Appena le vittime vengono riconosciute e ricomposte, su
alcuni furgoni militari sono trasportate nell'atrio del Comune di
Savona, dove è stata allestita una camera ardente ufficiale, le bare
sono disposte in semicerchio , coperte dal tricolore, sulle pareti vi
sono dei tendoni neri con dei disegni in oro con un picchetto armato
a vegliare sui loro commilitoni.
Moltissimi cittadini
hanno voluto portare l'estremo saluto ai poveri morti, oltre alle
autorità civili e militari, il Comandante in capo dello Stato
Maggiore Generale Vedovato, il Ministro della difesa Tremelloni e
quello dell'interno Taviani. I funerali si svolgono in forma solenne
alla presenza di trentamila cittadini che con la loro muta presenza
hanno voluto essere accanto ai parenti e agli stessi ragazzi caduti.
Nel corso della cerimonia un trombettiere suona il silenzio fuori
ordinanza tra la commozione generale. Anche il Papa Paolo VI ha
voluto attraverso il Cappellano Militare di Torino essere accanto ai
famigliari con un messaggio personale di cordoglio.
Quindi al termine della
santa Messa e con l'assoluzione generale impartita dal Vescovo di
Savona, le bare saranno caricate su sette automezzi militari
affiancati da una coppia di Carabinieri in alta uniforme, al seguito
ci saranno tutte le più alte cariche civili e militari e
successivamente con i congiunti partiranno alla volta dei paesi di
origine.
Ci sarà in seguito una
inchiesta con un processo, per stabilire le responsabilità
dell'incidente, a carico del conducente del camion e
dell'automobilista che per primo scontrò l'automezzo, con l'accusa
di omicidio colposo e concorso nello stesso reato. Il processo si
concluse con la condanna a due anni, condonati, del vigile del fuoco
ed alla sospensione della patente per un anno mentre l'automobilista
verrà assolto per insufficienza di prove.
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