giovedì, marzo 11, 2021

Maresciallo Rosario Berardi

 

Maresciallo di Polizia Rosario Berardi

10 marzo 1978

Torino


Come tutte le mattine il Maresciallo di P.S. Rosario Berardi si sarebbe recato al lavoro presso il piccolo commissariato di Porta Palazzo, Torino, intorno alle 7,30 Berardi dopo aver preso il caffe con la moglie e aver salutato i suoi cinque figli, scese in strada , Via Manin e fece a piedi il breve percorso in direzione di Corso Belgio dove c'era la fermata del tram che lo avrebbe portato al suo commissariato, aveva la pistola , Beretta cal. 92, nel borsello, le strade erano trafficate e piene di gente che andava al lavoro e di studenti. La zona sembrava tranquilla , Berardi giunto alla fermata accese laq sua pipa e iniziò a fumare, a poca distanza da una 128 FIAT di colore blu, scesero tre uomini che si separarono e da direzioni diverse si avvicinarono al commissario, due ai fianchi armati di pistole mentre il terzo che imbracciava un mitra era di copertura. I due più vicini iniziarono a sparare al Maresciallo colpendolo con tre pallottole alal schiena, cadendo a terra Berardi tentò di proteggere il viso con le braccia, sempre i due terroristi continuarono nella loro opera colpendolo con altri quattro colpi alle braccia e al capo finendolo con una ferocia incredibile, il tutto avveniva mentre il terzo killer teneva a bada i passanti con i mitra. Compiuto lo scempio del maresciallo gli prendevano il borsello con arma di ordinanza e documenti, salivano sull'auto che li aspettava a motore acceso e scappavano.

Una mezzora dopo , in una telefonata anonima all'agenzia ANSA le Brigate rosse comunicarono di aver "colpito Berardi Rosario", l'ignoto telefonista comunicò che sarebbe seguito un "comunicato" più completo ed articolato.

Berardi era un ottimo investigatore e con le sue indagini aveva contribuito a disarticolare numerose colonne delle BR, aveva collaborato con il Commissario Antonio Esposito e con il Giudice Caselli all'arresto di pericolosi brigatisti rossi, per la sua attività era chiaramente nel mirino dei brigatisti che vedevano in lui un pericoloso avversario da eliminare, cosa che fecero puntualmente. Le indagini successiva identificarono nel terrorista armato di mitra Patrizio Peci, nei due esecutori materiali dell'assassinio Cristoforo Piancone armato di una Nagant M 185 e Vincenzo Acella che impugnava una Beretta 7,65 , alla guida della 128 blu c'era Nadia Ponti.

In seguito Dalla Chiesa arrestò Peci che in carcere, decise di collaborare chiarendo i particolari dell'omicidio di Berardi, di cui era responsabile la colonna Torinese delle BR "Margherita Cagol-Mara" , tutti i responsabili furono arrestati e condannati all'ergastolo che scontarono sino al primo decennio del XXI secolo in cui ottennero i primi benefici di legge.

Al Maresciallo Berardi fu concessa la medaglia d'oro al merito civile.

A differenza di Peci che si pentì e si dissociò , collaborando, gli altri tre non si sono mai pentiti ne dissociati e sono considerati irriducibili.




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