domenica, giugno 06, 2021

Maresciallo AA CC Antonio Santoro

 

Antonio Santoro

Maresciallo Polizia Penitenziaria

Udine 6 giugno 1978



Antonio Santoro è il sottufficiale che comanda gli agenti di custodia della casa circondariale di Udine, 52 anni sposato con tre figli, originario di Avigliano ( Potenza ), quella mattina esce da casa per recarsi in istituto, nei pressi della sua abitazione c'è una coppia di giovani intenti a delle effusioni, in realtà sono due terroristi in attesa della loro vittima, infatti appena il sottufficiale li supera e volta loro le spalle, il maschio dai capelli rossicci, con baffi e di corporatura robusta, lo segue e si affianca, estraendo un revolver che da tempo non si vedeva più in Italia, una Glisenti calibro 10,4, una vecchia arma di ordinanza dei carabinieri, inizia a sparare rabbiosamente, il primo colpo va a vuoto e tange il cordolo del marciapiede, il secondo attinge Santoro al capo nella regione temporale mentre il terzo lo raggiunge al torace. La vittima cade a terra e subito arriva una auto su cui salgono in fretta i due terroristi , pare una simca 1300 che si allontana sgommando. Alcuni messaggi di rivendicazione, in netta contrapposizione tra di loro, raggiungono la sede ANSA di Mestre e il quotidiano IL GAZZETTINO, uno è dei PAC, proletari armati per il comunismo e l'altro delle BR.

I Pac nei loro deliranti comunicati accusano il Maresciallo di violenze sui detenuti e abusi di potere in realtà Santoro era conosciuto e stimato per il rigore con cui applicava le regole all’interno dell’istituto dove erano ristretti elementi delle Brigate Rosse e dove, alcuni mesi prima, aveva scoperto e denunciato un traffico di droga e valuta falsa.

Gli autori materiali dell’omicidio , secondo la sentenza in via definitiva, sono Cesare Battisti, che ha personalmente sparato i tre colpi con la Glisenti, la sua finta fidanzata Enrica Migliorati, nonché Claudio Lavazza e Pietro Mutti (quest’ultimo in seguito pentito) che erano di supporto sull’auto pronta per la fuga.
Come concorrenti nell’omicidio Santoro la sentenza definitiva, condanna anche Arrigo Cavallina, Sebastiano Masala e Luigi Bergamin. I primi due sono dissociati , il terzo latitante in Francia.

Negli anni successivi al Maresciallo Santoro fu concessa la Medaglia D'oro alla memoria e la Casa Circondariale di Potenza ebbe il suo nome.

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