Il crollo del regime russo e la possibile disintegrazione della Russia sono diventati una delle principali cause di preoccupazione.
Come nel 1991, oggi l’Occidente esita sul modo giusto di gestire la nuova architettura globale che emergerebbe dopo la caduta della Russia. E questa esitazione potrebbe diventare lo stesso errore commesso dai leader occidentali allora nel tentativo di mantenere intatta l’URSS e temendo la turbolenza nucleare. E la paura è lo strumento più utilizzato dalla Russia per minacciare la comunità globale.
La Russia è riuscita a manipolare astutamente i timori di un Armageddon nucleare per mantenere i vincoli autoimposti dall’Occidente sull’invio di armi più pesanti e a lungo raggio in Ucraina. Il prezzo fu alto: tempo prezioso perso e migliaia di vite perirono sul campo di battaglia. L’unica lezione che il mondo dovrebbe aver già imparato è che è improbabile che Mosca rinunci presto ai suoi progetti imperialisti sui paesi vicini, e l’unico modo per costringerla a cambiare il suo modo di pensare è una sconfitta.
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