domenica, giugno 29, 2025

6 giugno 1997 Damiano Nobile 6 anni Millesimo L'annuncio funebre è triste : E' volato in cielo Damiano Cosman, sei anni, ne danno il triste annuncio la madre Elena, i nonni materni, il padrino Carlo , i parenti. Questa è la orrenda conclusione a cui si arriva dopo anni di liti , di violenze, di minacce che il marito , Euro Claudio faceva in continuazione nei confronti della moglie Elena. L'uomo si era fatto notare appena arrivato in Val Bormida, in inverno circolava con un cappello da cowboy e con un lungo cappotto scuro, ma soprattutto era noto per il carattere collerico, inoltre affermava di poter predire il futuro e di saper leggere le carte, cosa che spesso faceva nel cortile di casa. Si faceva chiamare "il mago". Il grave era che tutti in paese, Millesimo, erano a conoscenza della terribile situazione in cui la madre e il bimbo si trovavano, entrambi portavano i segni di lividi per il comportamento indegno del marito padrone che addirittura avrebbe percosso la moglie già nella prima notte di nozze. La madre e il bimbo hanno timore del Nobile che li pedina, li segue li minaccia. La povera donna decide di iniziare la cusa di separazione, ma il comportamento dell'ex marito non si calma anzi chiede con insistenza di vedere Damiano anche se il piccolo è terrorizzato. Una richiesta della ex moglie di un TSO non viene accolta, il minore è affidato al Comune di Millesimo anche se la madre è riconosciuta come responsabile e accudente. Il sei giugno 1997, il "mago" si presenta presso l'asilo delle suore dove il piccolo Damiano era alla mensa, lo trascina a casa sua, in salita al Castello invano inseguito da una suora mentre l'asilo avverte i Carabinieri, giunto a casa con la sua preda, senza alcuna pietà lo uccide tagliandogli la gola con un coltellaccio da cucina lungo 25 centimetri, il fendente è stato inferto con tale violenza che ha quasi decapitato la piccola vittima, poi fugge dalla finestra per evitare la suora che lo aveva inseguito e che trova il corpo di Damiano in un lago di sangue, il piano dell'assassino è quello di far ricadere la colpa sulla ex moglie . La suora avviserà i carabinieri e poi disperata rientra in casa a pregare sul corpo di Damiano. Il "mago" arrestato, nega di essere l'omicida e accusa la moglie,trasferito in carcere a Marassi viene rifiutato dai detenuti e anche due legali lasciano la difesa di ufficio. Il 20 ottobre del 1999, l'assassino del suo discendente viene condannato all'ergastolo presso la Corte di Appello di Genova come sano di mente e riconoscendo i motivi abbietti che lo hanno spinto a tale omicidio.

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Margherita Catanese 27 giugno 1979 Savona Angelo Catanese, salì sul treno a Salerno in direzione di Savona, da tempo oramai non era più lui, uomo di grande intelligenza con una laurea in ingegneria, soffriva di una sindrome depressiva molto grave, a seguito di questa malattia aveva subito alcuni ricoveri in strutture psichiatriche a Nocera Inferiore, e questo lo aveva irritato molto, Angelo infatti attribuiva la responsabilità della sua malattia ai suoi parenti. Covava in lui un desiderio di vendetta, quando salì sul treno aveva nel borsello una pistola. Appena sceso a Savona, si recò al quartiere La Rusca, al civico 5 interno 4, dove lui sapeva abitasse la zia, Margherita, che riteneva corresponsabile della sua malattia oltreché dei suoi ricoveri. La zia , nubile, viveva da sola in un appartamento alla Rusca, il quartiere collinare di Savona, economicamente benestante conduceva una esistenza tranquilla e senza problemi. La donna lo accolse cordialmente e lo fece accomodare in cucina senza sospettare nulla. Quasi subito Angelo estrasse la pistola che si era procurato e sparò cinque colpi che la uccisero , poi si alzò , sollevò il corpo della vittima e dopo averla sistemata su una sdraio , uscì dall’appartamento, raggiunse la stazione e salì sul primo treno in direzione sud, voleva infatti tornare a Salerno. I vicini della zia, sentirono gli spari e videro l’uomo uscire dalla casa sporco di sangue, allarmati avvisarono la polizia che rinvenne il cadavere della donna. Dopo quattro giorni di ricerche giorni fu raggiunto dalla polizia in una pensioncina di Salerno dove si era nascosto e arrestato. Al momento dell’arresto aveva ancora gli abiti sporchi di sangue, ad una richiesta di spiegazioni sulle macchie , disse che era stato morso da un cane randagio, poi decise di collaborare e rese ampia confessione agli inquirenti. Ammise anche il suo rancore nei confronti dei parenti. Sottoposto in carcere a perizie psichiatriche venne riconosciuto non penalmente perseguibile per vizio totale di mente e quindi non venne rinviato a giudizio e si dispose il suo inserimento in una casa di cura adeguata per un periodo non inferiore a dieci anni.