venerdì, luglio 04, 2025
Giacomo Testa Savona 15 dicembre 1914 Giacomo Testa, nato ad Albisola, è il guardiano del Mattatoio Comunale di Savona, ha 66 anni e oltre a dover lavorare per mantenersi è anche disabile, a quell’epoca si usava un altro termine : deforme e in genere queste persone non godevano delle garanzie di oggi giorno. Giacomo viveva con la sorella, anch’essa con gravi disabilità fisiche, campavano entrambi con il suo salario. Oltre a fare il custode del civico macello, era anche il custode del canile annesso al mattatoio. La sera del 15 dicembre del 1915, veniva trovato in un angolo buio del suo luogo di lavoro, morto in un lago di sangue, con moltissime ferite da arma da taglio e altre contusioni sul capo. Chi ha trovato il suo corpo , orribilmente sfigurato, è stato un vetturino , il Sig. Oxilia,che abita proprio di fronte al macello, sentendo delle urla terribili provenire dal mattatoio, questo signore, scendeva di corsa dalla sua abitazione e rinveniva nel buio della notte il cadavere della vittima. Oltre a scoprire il cadavere, Oxilia scorgeva un giovane garzone di macelleria, tale Angelo Damonte da egli riconosciuto, che si allontanava dalla scena del crimine dicendo di andare a cercare aiuto. Dopo breve tempo arrivava sul posto il Procuratore del regno e il Commissario con degli agenti che iniziavano subito le indagini, ascoltando le testimonianze e cercando le armi del delitto, che venivano trovate dagli agenti sul greto del torrente Letimbro e cioè un coltellaccio da macellaio e un nerbo di bue, entrambi sporchi di sangue . Da subito l’attenzione della Polizia era rivolta al garzone del macellaio, Angelo Damonte, che messo sotto pressione nel corso di un duro interrogatorio, alla fine confessava lì omicidio che era avvenuto per futili motivi, il giovane ventenne voleva vendicarsi del “gobbo” come lo chiamava lui con evidente disprezzo lo tormentava con continui rimproveri. Alla fine Damonte stufo, decideva di aggredire ed uccidere Giacomo Testa, adducendo come scusa che due uomini gli volevano dare un cane in custodia lo invitava ad uscire di casa e appena soli e lontani da casa e dalla sorella del testa, lo aggrediva colpendolo con inaudita violenza alla testa, appena la vittima si accasciava a terra, lo colpiva con una trentina di coltellate finendolo e poi si allontanava per gettare le armi nel torrente e tornare a casa a lavarsi del sangue del morto.
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