giovedì, luglio 10, 2025

Luciano D. L. “ora una banda di iene ora, una banda di imbecilli poi , travolti da una morbosa passione e da una manciata di soldi”. Stella S. Giovanni 4 luglio 1976 Stella S. Giovanni è un tranquillo paesino, diviso tra cinque frazioni, noto più che altro per aver dato i natali ad un Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, in una frazione di Stella avvenne quello che fu definito “il delitto di Stella”. E’ una storia molto noir, dove sono presenti tutti gli ingredienti : odio, sesso, amore e violenza oltre ad una ingordigia patologica di denaro e anche sicari pasticcioni e incompetenti. Luciano D. L. , 35 anni, agente immobiliare viene ucciso a pistolettate in un agguato sulla porta di casa , Villa Monica, una casa isolata di Stella Località Reverdita, alle 8,15 di una mattina estiva di luglio 1976, questo delitto che si rivela essere su commissione, annovera ben due fallimenti, il primo è un tentativo di investimento, il secondo è una sparatoria che manca l’obiettivo. I Carabinieri al corrente della situazione di pericolo in cui vive Luciano, lo esortano a cambiare residenza ma questo non avviene al contrario continua ad abitare con la moglie a Villa Monica, insomma un perfetto bersaglio per degli assassini. Il terzo tentativo infatti è quello che uccide l’uomo, il sicario lo sorprende mentre sta salendo sull’auto per andare al lavoro, lui si accorge dell’agguato e tenta disperatamente di sottrarsi alla morte correndo , due colpi di cal. 7,65 feriscono la vittima ,mentre fugge, alle gambe e alle braccia , e il terzo alla tempia, quasi a bruciapelo, il killer si era portato dietro oltre alla pistola anche un bastone nel caso di un inceppamento dell’arma. Molto semplicemente, la moglie della vittima, Franca G. una bella donna di 32 anni, ha una relazione al di fuori del matrimonio con Adriano P. e progetta di liquidare l’incomodo marito magari guadagnandoci qualche soldo, a tala scopo la coppia, assolda un gruppo di sicari. Ma soprattutto contrae una polizza assicurativa che in caso di morte dell’assicurato, inconsapevole di questa assicurazione , beneficerebbe con la somma di 300 milioni la coniuge in vita. La firma in calce al contratto stipulato è falsa , i due assicuratori sono d’accordo con la moglie e con l’amante, inoltre un medico si sarebbe prestato, secondo le indagini, a produrre i certificati sanitari del contraente richiesti dalla assicurazione, il tutto all’insaputa del marito che rappresentava per la moglie un impaccio, infatti egli, nonostante tutto, non si voleva rassegnare a perdere la moglie, insomma un complotto in regola. La donna, inoltre, compariva spesso sulle pagine di riviste per annunci dove offriva alcune prestazioni in cambio di denaro, in queste situazioni lei conosce Adriano P. di Acqui Terme, tra i due nasce una relazione e i due progettano di liberarsi del marito. Si appurerà che la donna aveva organizzato un bel gruppo, pare di undici uomini, che erano invischiati in questa dinamica criminale al cui centro stava lei, tanto da essere definita la vedova nera di Stella. Abbiamo quindi due gruppi di fuoco che hanno all’attivo due fallimenti e un terzo gruppo che finalmente riesce nel suo intento omicida. Giacomo M. è il killer che materialmente spara ma è presente anche la moglie della vittima che lo guarda portare a termine l’impresa e dopo telefona ai Carabinieri. Le indagini vengono effettuate da un valente ufficiale dei Carabinieri, Il Capitano Riccio, che convinto della esistenza di un complotto criminale riuscirà a scoprirlo ed a operare gli arresti di 11 persone oltre alla moglie della vittima, che saranno rinviati a giudizio e processati nei vari gradi di giudizio. Le condanne andranno dall’ergastolo per la moglie, per il suo amante Adriano P. e per il killer Giacomo M. entrambi di Acqui Terme, le pene agli altri da 26 anni di carcere sino a 12 anni, agli altri comprimari, mentre altri imputati potranno usufruire di condoni vari e amnistie, per gli altri i due assicuratori, il medico e anche verso un investigatore provato che sarebbe stato accusato di estorsione. La vedova nera durante e dopo il processo proclamò sempre la sua innocenza, mentre tra gli altri complici fioccarono le accuse reciproche. Un avvocato della difesa definì il gruppo : “ora una banda di iene ora, una banda di imbecilli poi , travolti da una morbosa passione e da una manciata di soldi”.

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