lunedì, gennaio 08, 2007

SCUOLA DELL'INFANZIA E LIQUAME ( ALBISOLA SUPERIORE )


Scuola per l’infanzia invasa dal liquame

Sono fatti terribili che non dovrebbero accadere, invece succedono: Albisola Superiore ( Savona ), plesso scolastico di Albisola Sup. . I genitori infuriati mi hanno telefonato, minacciano di andare alla procura della repubblica se il comune non interviene con celerita’. Nella Scuola dell’Infanzia frequentata da circa un centinaio di bimbi, sta accadendo una cosa pazzesca: da settimane, senza che nessuno intervenga, il liquame , le acque nere prodotte dai servizi sanitari, stanno traboccando, affiorano dalle pareti interne e dal pavimento dei piani terra e dei seminiterrati, escono dai tombini esterni, invadono la sala mensa dove i piccoli consumano i pasti, la sala giochi, il ripostiglio, stanno facendo marcire i tramezzi di cartongesso che dividono gli ambienti. Tutti i locali, dove tra pochissime ore arriveranno i bimbi, sono invasi da liquame e altro che non e’ meglio nominare. All’interno dell’ascensore del plesso che collega i vari piani , la puzza e’ inconfondibile e pesante ed aleggia in tutto il plesso e anche all’esterno , dove esiste un campo di atletica in localita’ la massa. Questo gravissimo inconveniente accade, perche’ i servizi, della scuola dell’infanzia, non sono stati mai, collegati al collettore fognario comunale. Ora la domanda che mi pongo, se non vi e’ stato l’allacciamento fognario, perche’ la scuola e’ in funzione ? Chi o che cosa ha dato l’agibilita’ alla scuola dell’infanzia ?? Si rendono conto le autorita’ scolastiche e quelle comunali che i bimbi della scuola dell’infanzia, sono esposti a gravi pericoli sanitari se vanno a contatto del liquame ? Mi auguro che vengano prese delle misure urgenti per tenere i bimbi lontano dal liquame e per rendere la scuola agibile e fruibile in modo civile.

Roberto NICOLICK
Consigliere Provinciale Lega Nord



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Claudio Benvenuti Varazze 17 novembre 1981 Claudio è un giovane di 24 anni, appartiene a quella schiera di ragazzi che vivono e fanno vivere anche agli altri, i problemi della tossicodipendenza. La madre , vedova da circa due anni, e il fratello minore lo trovano morto alle sette del mattino, con il petto squarciato da un colpo di doppietta caricata a pallettoni, riverso a terra nel cucinino del piccolo appartamento di Varazze dove si trovava da solo. L’arma è una calibro 12, regolarmente denunciata e già di proprietà del padre della vittima deceduto due anni prima. L’arma si trovava in casa ma ad una attenta ricerca non si trova più, qualcuno dopo averla usata l’ha portata via. Non era un rapporto facile quello della madre e del fratello minore, le liti con Claudio erano frequenti e proprio quella notte, i due, dopo l’ennesima lite, erano andati a dormire da una zia della vittima. Il foro di ingresso è esteso con i bordi anneriti dalla combustione dello sparo, quindi lo sparo è avvenuto da distanza ravvicinata. La morte risalirebbe all’alba, intorno alle 5 del mattino. Qualcuno tende ad avvalorare la tesi del suicidio. Tuttavia alcuni particolari creano delle perplessità agli inquirenti: Claudio era in procinto di testimoniare ad un processo in cui un suo conoscente era alla sbarra con l’accusa di spaccio di stupefacenti, poco prima di morire in queste strane circostanze, avrebbe scritto un biglietto, trovato accanto al cadavere, in cui scagionava l’imputato dalle accuse. Claudio non fu l’unico tossicodipendente a perdere la vita in quel periodo e in circostanze tragiche. Su Savona aleggiava l’ombra sempre più tangibile dell’ala più dura e violenta dell’ndrangheta che non esitava a togliere di mezzo chiunque potesse nuocerle.