sabato, febbraio 03, 2007

CALCIO GUERRIGLIA










ALCIO-GUERRIGLIA A CATANIA, UCCISO UN POLIZIOTTO
Sono complessivamente 71 le persone medicate nei tre ospedali di Catania per ferite riportare negli scontri avvenuti durante e dopo il derby di calcio con il Palermo allo stadio Angelo Massimino. Sono stati 45 al Garibaldi, 16 al Vittorio Emanuele e 10 al Cannizzaro. La maggior parte ha avuto prognosi di guarigione comprese tra i 3 e 15 giorni. Sono migliorate intanto nella notte, tanto da essere considerato fuori pericolo, le condizioni di salute dell' agente di polizia ricoverato ieri sera al Garibaldi in gravi condizioni perché travolto da un motociclista durante le concitate fasi dei disordini.ùPiangono in silenzio il loro caro i familiari di Filippo Raciti, l' ispettore capo di polizia morto negli scontri allo stadio Massimino di Catania. Sono tutti all' interno della sala mortuaria dell' ospedale Garibaldi, dove la salma è stata ricomposta. Nella stanza, fredda e disadorna, la moglie del poliziotto e altri parenti accarezzano il corpo dell' agente, che è posto su un tavolo dell' obitorio, e non si danno pace. Non vogliono parlare con i cronisti ma per il momento essere lasciati soli con il loro immenso dolore.
Doveva essere una giornata di festa, e' finita in tragedia, con un rione di Catania trasformato in un piccola Beirut da scene di guerriglia urbana da parte dei tifosi etnei. Una tragedia che ha avuto la sua vittima, Filippo Raciti, 38 anni, ispettore capo di polizia che era un esperto di ordine pubblico, visto che aveva un brevetto da istruttore.E da investigatore esperto aveva agito anche ieri sera, davanti lo stadio Massimino. Dopo ripetuti scontri aveva bloccato un tifoso del Catania e con un altro agente lo aveva fermato: il suo collega ha messo le manette all'ultras e l' ha portato via. Raciti e' rimasto sul posto, e' entrato in auto per fare un 'giro' attorno alla Curva Nord quando all'improvviso un' esplosione ha squarciato la vettura. Due le ipotesi al vaglio degli investigatori: un pezzo di marmo lanciato dai tifosi l' ha centrato al torace e dopo una bomba carta e' esplosa dentro la vettura. La miscela tra trauma polmonare e l' inalazione dei fumi del piccolo ordigno piu' quelli di altri petardi scoppiati vicino si sarebbe rivelata letale. L' altra ipotesi e' che il trauma sarebbe stato causato direttamente dalla bomba carta. Dettagli che chiarira' l' autopsia disposta dalla magistratura che ha aperto un' inchiesta, ma che non consoleranno gli anziani genitori, la moglie e i due figli (uno di 15 e l'altro di 9 anni) dell' agente morto.Soccorso da alcuni colleghi, Raciti li avrebbe tranquillizzati: ''non e' niente di grave non vi preoccupate'', avrebbe detto loro prima di perdere i sensi. La corsa verso l'ospedale e' stata veloce quanto inutile. I medici hanno tentato di rianimarlo e sembrava avesse recuperato la forza per superare le difficolta'. Ma e' stata solo un' illusione. Alle 22.10, nonostante gli sforzi dei medici, e' morto. La notizia viene tenuta 'segreta' per dare il tempo di avvertire la moglie e i parenti piu' stretti. Ma poi il caso esplode. E' la madre di Raciti a correre per prima in ospedale, scortata da agenti in lacrime, ''voglio vederlo, voglio vederlo...'' dice, preoccupandosi anche di suo marito: ''ha bisogno di assistenza, sta male pensate a lui'', aggiunge. Poi dai volti dei colleghi del poliziotto davanti l' ospedale emerge la certezza del dramma. Pochi vogliono parlare. Qualcuno, protetto dall' anonimato, esclama: ''adesso basta, questo non e' calcio, potevo morire io, e chi avrebbe pensato alla mia famiglia''. La rabbia e il dolore sono palpabili tra poliziotti e carabinieri che auspicano ''la fine di queste guerriglie con interventi durissimi da parte delle autorita' competenti''. Tutti invocano ''tolleranza zero''.Tra i colleghi si parla anche dell' accaduto. Gli agenti parlano di ''ultras del Catania in azione contro il Palermo'' ma ''il cui vero obiettivo e' sempre e solo la polizia''. Le lacrime non sono solo di rabbia ma anche di dolore perche', spiegano, ''Filippo Raciti era una persona dolce, serena, un professionista ineccepibile, che lascia una famiglia splendida''. Passa anche il suo capo, il responsabile del Reparto Mobile della polizia, Pietro Gambuzza, ha il volto solcato dalle lacrime e le labbra serrate. Non parla e invita i giornalisti a lasciarlo solo nel suo dolore. ''Era un bravo ragazzo...'' dice prima di andare via.

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