lunedì, aprile 28, 2008

UNA STORIA COME TANTE

UN’AMICA IN DIFFICOLTA’
E' un periodo incasinatissimo, non va bene niente e non so più cosa fare!
Ho avuto una ricaduta con la depressione e l'autolesionismo e ora oltre alla xxxx prendo anche il xxxxche mi rincoglionisce. Con mio marito non va bene niente. In 18 anni di matrimonio non abbiamo condiviso niente, l'intimità per me era un orrore ma nascondevo e fingevo. Ora non posso più ne fingere ne nascondere. Mio marito è sempre stato possessivo nei miei confronti, mi trattava come una quarta figlia, non ero libera nemmeno di avere un'amica. Lavorando insieme poi i problemi sono sempre doppi. Anche il lavoro ora non va bene e ho tanta paura di non riuscire a far fronte ai debiti che sono tanti. Abbiamo deciso di vivere da separati in casa, giusto per i figli, ma non so se andrà bene. E così mi ritrovo sola, sempre sola, come lo sono sempre stata, ed è un peso enorme. Ho avuto pensieri di morte per me e per i miei figli, e ancora ci penso. Non sarebbe una tragedia, addormentarci insieme per sempre.
Non capisco cosa voglia ancora la vita da me, dopo che mi ha preso tutto.
Mi ha rubato l'infanzia, scaraventandomi in una cantina buia e fredda, costretta a subire le carezze morbose, i baci sulla bocca, il pena tra le mani o tra le labbra, che mi faceva soffocare. Da mio padre. E poi il ritorno in casa, scaraventata tra le mani di mia madre che mi accusava, mi odiava, mi maltrattava. Una bambina impaurita, confusa, sofferente, vergognosa, che si sentiva sporca e cattiva, che non meritava niente. Terrorizzata da tutto ciò che la circondava, che non poteva chiedere conforto a nessuno. Poi un'adolescente ancora più impaurita, che si sentiva sbagliata, rifiutata. Che sfogava la sua rabbia tagliandosi le braccia, che si rinchiudeva nella sua camera, morbosamente accompagnata dai ritagli di giornale di cronaca nera, che leggeva fino allo sfinimento. Sola, sempre e soltanto sola. Che ogni sera si rifugiava nella sua stanza, con le coperte fino al mento e una luce accesa perchè il buio portava solo incubi. Piangeva e aspettava e quando sentiva la porta aprirsi fingeva di dormire sperando che lui se ne andasse anzichè scostare il lenzuolo e frugare il mio corpo con le sue mani. Il cuore che batteva veloce, quasi avesse voluto scoppiarmi nel petto. E tenersi tutto dentro. Il pensiero costante di meritare tutto questo e la paura, tanta, tantissima paura che mi paralizzava in qualunque momento.
E infine una donna incompleta, incapace di amare come tale.
Io sono ancora quella bambina che reclama ciò che gli è stato rubato e che mai più potrà avere. E non esiste nulla che può colmare il vuoto e la fame di affetto sano che porto dentro. E allora mi chiedo quale sia lo scopo della mia vita.

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