sabato, maggio 31, 2008

UNA TRAGEDIA DA NON DIMENTICARE


Erano le 10,45 di una mattina di maggio, la tragedia nel punto in cui corso Tardy e Benech s'incrocia con corso Viglienzoni. La vittima è Federica Barbiero, 28 anni, di Cengio, da due anni in servizio nei vigili urbani di Savona. Era in pattuglia sulla moto. Con lei c'era il collega Daniele Gallino che la precedeva di poco. Stavano coadiuvando i carabinieri in un servizio di scorta della colonna di mezzi dell'esercito che dall'autostrada si dirigevano verso il porto per imbarcarsi per la Sardegna. I militari venivano da Vercelli, erano su camion e fuoristrada mimetici. Una parata che si ripete ogni tre mesi. Una parata che ieri, a pochi metri dal Letimbro, non ha fatto sorridere ma solo rabbrividire e tremare.La dinamica è stata semplice e choccante. La vigilessa procedeva con la sirena accesa in direzione Letimbro. All'altezza di via Petrarca, una traversa del corso, è stata toccata dalla Punto verde che si stava immettendo in senso opposto, verso Legino. Alla guida dell'auto c'era una savonese di 65 anni, Olga Iacoponi, residente in via Fontanassa. Procedeva piano ma la sua manovra ha dovuto fare i conti con la presenza in doppia fila di un Doblò bianco che ostruiva la visuale (di un varazzino, Lorenzo D.). L'anziana si è allargata un po' invadendo la corsia opposta. Questione di centimetri: è bastato uno spigolo del muso della Punto per sfiorare la moto in arrivo e far perdere l'equilibrio alla centaura. L'ha urtata nel bauletto sinistro. Federica Barbiero è caduta in avanti finendo proprio sotto la ruota del camion Iveco che le correva a fianco. L'autista, un casertano di 23 anni (Antonio Di Vico), non si è neppure accorto di schiacciarla. É proseguito ignaro. Ma il corpo esanime della giovane ha bloccato tutti i camion che seguivano. E ha gelato il sangue di tanti passanti e automobilisti. È morta sul colpo.Per terra c'era sangue, materia celebrale, il casco schiacciato, il blocchetto delle multe, pezzi di moto. In pochi secondi sono arrivati i soccorsi ma per la vigilessa era tardi, aveva il cranio schiacciato, forse non si è neppure accorta di morire. Il suo corpo è stato coperto da un lenzuolo verde. Vicino è rimasta una chiazza di sangue e la moto. In tasca aveva il cellulare che è continuato a suonare. Tutt'intorno il nastro biancorosso per isolare la scena. Ancora intorno tanta gente sotto choc, impressionata, anche rabbiosa: "Ci voleva il morto per capire che in questa zona il traffico è già caotico, non serve pure l'esercito..".Il collega di pattuglia ha intuito la tragedia dal rumore. Lo stesso altri vigili e carabinieri che erano in zona e sono accorsi. La guidatrice della Punto è scesa dall'auto tremante. Si è messa le mani nei capelli, non l'ha più levate. Un dolore indicibile il suo: sapere di aver interrotto una vita è una sensazione che uccide. L'età acerba della vittima l'ha uccisa un'altra volta. Non è bastato l'arrivo del marito e di un'amica. "Oddio, oddio - ripeteva in lacrime - non l'ho vista, proprio non l'ho vista, oddio...". E lo stesso il militare dell'Iveco. "Non ho sentito nulla, non mi sono accorto, non volevo...".Su corso Tardy e Benech è calato il lutto. La Polstrada ha fatto i rilievi, i dipendenti comunali si sono attrezzati per rimuovere il cadavere, decine di vigili sono arrivati sul posto con gli occhi lucidi e il desiderio di risvegliarsi da un brutto sogno. Ma era tutto vero purtroppo. In segno di lutto il vicesindaco Franco Lirosi ha interrotto la riunione di giunta che era in corso. Il comandante dei vigili Igor Aloi è tornato da fuori città e tratteneva a stento le lacrime. Per familiari e amici, soprattutto di Cengio, il giorno più brutto è iniziato con una telefonata. Il resto è stato dolore e sofferenza. Non dimentichiamola


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