mercoledì, luglio 09, 2008

LUISA FERIDA, UN ALTRO CRIMINE DEI GLORIOSI PARTIGIANI


Luisa Ferida , pseudonimo di Luigia Manfrini Farné (Castel San Pietro Terme, 18 marzo 1914Milano, 30 aprile 1945) è stata un'attrice italiana. Fu una delle più rappresentative attrici del cinema italiano nel decennio 1935-1945.

Dotata di un non comune temperamento drammatico, dopo alcune esperienze teatrali con le compagnie di Ruggero Ruggeri e Paola Borboni, esordì sul grande schermo con il film Freccia d'oro (1935) di Corrado D'Errico. Dopo numerosi film di registi minori, che le consentirono di mettersi in luce, esplose letteralmente con il film di Alessandro Blasetti Un'avventura di Salvator Rosa (1939), nel quale interpretò con bravura il ruolo della contadina Lucrezia, meritandosi elogi dalla critica e successo di pubblico.

Il film di Blasetti la proiettò rapidamente verso un orizzonte divistico di rilievo, permettendole di mettere in evidenza il suo temperamento grintoso e la sua recitazione asciutta, nervosa, priva di quell'enfasi che caratterizzava altre sue colleghe dell'epoca.


L'incontro con Osvaldo Valenti sul set di questo film, cui si legò sentimentalmente, coincise con il periodo di maggior successo della sua breve carriera. I registi più quotati dell'epoca iniziarono a offrirle ruoli di sempre maggiore spessore. Negli ultimi anni della sua carriera, la Ferida si rivelò attrice di grande sensibilità interpretativa e di notevole maturità espressiva, come notò l'attrice Elsa De Giorgi durante la lavorazione del film "La locandiera" (1944) di Luigi Chiarini. Vanno ricordate le sue interpretazioni nei film La corona di ferro (1941) di Blasetti, Fedora (1942) di Camillo Mastrocinque, in cui la Ferida fornisce una eccellente prova drammatica, "Fari nella nebbia" (1942) di Gianni Franciolini, per il quale fu premiata come miglior attrice italiana del 1942, Gelosia (1942) di Ferdinando Maria Poggioli e La bella addormentata (1942) di Luigi Chiarini.
Nel 1944 si recò a Venezia con Osvaldo Valenti per lavorare al Cinevillaggio, centro cinematografico della Repubblica Sociale Italiana. Ferida e Valenti furono fra i pochi divi del cinema dei telefoni bianchi, come viene abitualmente chiamato il fiorire della cinematografia fascista, ad accettare di lasciare Roma (e Cinecittà) per Venezia quando crollo' il regime. Eppure, erano molti i loro colleghi e registi ad aver beneficiato della protezione delle alte cariche del fascismo; la maggior parte, pero', a causa del precipitare degli eventi, e temendo per la propria incolumita', rimase a Roma.

A soli 31 anni ed incinta di un bambino, la Ferida fu uccisa dai partigiani all'Ippodromo di San Siro a Milano assieme a Valenti il 30 aprile 1945, con l'accusa di collaborazionismo e in particolare per aver torturato alcuni partigiani imprigionati a Villa Triste, a Milano, sede della banda Koch. L'accusa si dimostrò infondata al vaglio di prove e testimonianze, e lo stesso Vero Marozin, capo della Brigata partigiana responsabile della sua morte, ebbe a dichiarare, nel corso del procedimento penale a suo carico per quell'episodio: «La Ferida non aveva fatto niente, veramente niente». I due attori, infatti, pagarono ingiustamente con la vita la loro notorietà associata al regime fascista, ma non avevano alcuna responsabilità penale che potesse giustificarne la fucilazione per collaborazionismo. Sembra ormai accertato, sulla base delle dichiarazioni rese da Vero Marozin in sede processuale ("Quel giorno - 30 aprile 1945 - Pertini mi telefonò tre volte dicendomi: "Fucilali, e non perdere tempo!") che il futuro Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini abbia avuto pesanti responsabilità morali nell'uccisione della Ferida e di Valenti (v."Odissea Partigiana" di Vero Marozin - 1966 - "Luisa Ferida, Osvaldo Valenti - ascesa e caduta di due stelle del cinema" di Odoardo Reggiani - Spirali 2001). Pertini, oltretutto, si rifiutò di leggere il memoriale difensivo che Valenti aveva elaborato durante i giorni di prigionia, nel quale erano contenuti i nomi dei testimoni che avrebbero potuto scagionare i due attori da ogni accusa. La casa milanese di Valenti e della Ferida venne svaligiata pochi giorni dopo la loro uccisione. Fu rubato un autentico tesoro, di cui si perse ogni traccia.
( da Wikipedia)

1 commento:

  1. non furono fucilati a san siro bensì in via poliziano.
    figura vigliacca la fece il pertini, mandante dei due omicidii.
    forse anche complice di quei farabutti e ladri della pasubio.
    leggere il libro su osvaldo valenti e luisa ferida per capirne
    un pò di più.

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